La vita di Cristiano oggi e' Fake
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La vita di Cristiano oggi e' Fake

MUSICISTA, FOTOGRAFO, SCRITTORE, IMPRENDITORE DELL'ARTE, CON UN PASSATO NELLA GESTIONE DI RISTORANTI A LITTLE ITALY E DI UNA LAVANDERIA MOLTO SPECIALE A MILANO: L'ALUMNUS CRISTIANO FELEPPA SI RACCONTA SULLO SFONDO DI UNA GRANDE MELA OGGI SVUOTATA DAL COVID E NELLA QUALE E' NATO IL SUO ULTIMO PROGETTO

“A New York pian piano il commercio riprende la propria attività, ma la crisi è palpabile: gli affitti rimangono altissimi e rispetto all’Italia ci sono molti meno ammortizzatori sociali; chi non ce la fa, finisce per strada. Vivo nell’East Village e non ho mai visto così tanta gente per strada come in questo periodo”. Così, con sullo sfondo questo quadro di una città svuotata e in difficoltà, Cristiano Feleppa (Cristiano Grim), alumnus Bocconi a New York da otto anni, sta dando vita al suo ultimo progetto, che muove i propri passi proprio dal concetto di assenza.

“Ho sempre desiderato lavorare a un progetto editoriale che avesse un approccio originale, che ponesse attenzione anche alla creatività dell’oggetto fisico prodotto”, spiega Cristiano. Così, è nata Fake, una casa editrice il cui focus è la fusione di musica, fotografia, poesia e design (distribuita in USA da Printed Matter, il più importante distributore indipendente di libri in Nord America) e che oggi rappresenta l’attività principale dell’alumnus. In realtà, l’assenza che racconta il primo volume/disco realizzato da Feleppa è quella che la città stava sperimentando alcuni mesi prima del Covid: “Interi quartieri si stavano svuotando per via dei fenomeni di gentrificazione, per gli effetti della soppressione dei diritti delle minoranze, perché la città diventa sempre più cara e spinge le fasce più deboli sempre più lontano. Ma l'assenza di cui parlo è soprattutto metafisica: in una società caratterizzata da sovraesposizione, febbre tecnologica e auto-ossessione, è un'uscita di emergenza da attraversare, superando i limiti del significato ed evolvendosi in nuove forme. Un’ispirazione che mi arriva dall'immenso ‘presente-assente’ Carmelo Bene”.

Un’assenza, quindi, che Cristiano ha visto nascere a NYC ben prima della Pandemia, ma che proprio attraverso di essa ha assunto un significato ancor più importante. “In primavera sarebbe dovuto partire un tour mondiale di presentazione del progetto, che avrebbe dovuto toccare anche Milano e il Giappone, ma abbiamo fatto in tempo ha realizzare solo il primo evento ad Amsterdam”, racconta Feleppa.
 
Fake non è che l’ultimo dei progetti artistici di Cristiano, il quale, già dai tempi dell’università, coltivava una carriera artistica parallela come musicista, dj e creatore di eventi culturali. Laureato in economia aziendale nel 2008 e con alle spalle un master in comunicazione e marketing virato in particolare sugli aspetti più innovativi della pubblicità, è uno di quelli a cui la vita da ufficio sta troppo stretta. Il suo estro è poliedrico: tra le altre iniziative, apre a Milano Laundry, una galleria d’arte dentro una lavanderia a gettone (funzionante): “Uno spazio aperto quasi ventiquattr’ore al giorno che promuoveva artisti locali e che aveva al suo interno anche un mercatino musicale e uno spazio vintage”, spiega. Parallelamente, comincia in quegli anni una carriera nelle agenzie pubblicitarie, ma sente che non è la sua strada: “Per quanto avessi a che fare con clienti importanti, trovavo che fosse un lavoro noioso. Io ho sempre cercato un approccio creativo, innovativo (sul piano pubblicitario ero un seguace della creatività della scuola inglese, che faceva milioni di views su Youtube quando ancora in Italia il social network era semisconosciuto tra le aziende)”.
 
Così, la decisione della partenza alla volta di NYC, a fine 2012. “Lì, però, ho finito i soldi in fretta e non avevo il visto”. Il sostentamento economico lo rimedia lavorando prima come lavapiatti e poi in cucina in alcuni ristoranti di Little Italy (“Quartiere che è uno dei luoghi in assoluto più accoglienti di New York”). E qui, tra l’altro, torna utile la formazione di economia aziendale: “Mi sono reso conto che questi ristoranti avevano numeri da piccola azienda – fatturavano anche 3, 4 milioni di dollari l’anno – ma avevano un’organizzazione aziendale ridicola. Così mi sono proposto di ammodernarli e innovarne la gestione e mi sono guadagnato la fiducia di un imprenditore che ne possedeva sei. L’ho fatto per quattro anni e adesso quei ristoranti sono cresciuti del 50%”. Questa mossa, oltre a portargli quello che oggi è un carissimo amico, gli ha procurato un mecenate: “Così, grazie al suo aiuto economico, grazie alla pubblicità che avevo avuto in Italia con Laundry e grazie ai dischi che avevo pubblicato, sono riuscito a ottenere un visto di due anni per meriti artistici”.
 
In quel periodo, quando ancora lavora nella ristorazione, Cristiano comincia a collaborare anche con le webradio locali, con un suo programma su The Lot Radio, e intraprende sempre di più la strada artistica. Le cose si complicano quando scade il visto e non riesce a ottenerne un altro per via della stretta di Trump sulle norme circa l’immigrazione. Cristiano però non cede alla disperazione e anzi reagisce fondando, proprio nello scantinato di uno di quei ristoranti che gli hanno dato da vivere (e dei quali oggi alcune share che gli permettono di arrotondare), il progetto Immigrant Radio, dove, appoggiandosi a un’associazione di avvocati esperti di immigrazione, dà voce alle tante etnie e culture che si trovano nella sua condizione.

Alla fine, la situazione si appiana con l’arrivo della Green Card, perché nel frattempo Cristiano sposa la sua compagna Erin Parsons, oggi Global Make-up artist di Maybelline New York e star del web nel settore: “Neanche ottenere quel documento è stato facile”, spiega però l’alumnus, “proprio per via di questa stretta nelle normative”.
 
Quello di Cristiano Feleppa è un cammino artistico e creativo in pieno corso. Tuttavia, se oggi è quello che è, sente che in parte è anche merito della Bocconi: “La Bocconi mi ha insegnato l’impegno. L’ho imparato nel corso di matematica finanziaria tenuto da Lorenzo Peccati. Se non avessi dovuto impegnarmi a imparare una materia che era così distante dalle mie attitudini, non avrei imparato una lezione importante: coltivare la costanza. Mi ha insegnato molto su di me”.

di Andrea Celauro

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