Maria Sole e le sue missioni nel mondo
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Maria Sole e le sue missioni nel mondo

LAUREATA IN DIRITTO INTERNAZIONALE, MANAGER DI MEDICI SENZA FRONTIERE, NELL'ULTIMA MISSIONE IN IRAQ HA GESTITO ANCHE L'EMERGENZA COVID. ORA SI TRASFERISCE NELLA SEDE DI BRUXELLES CON L'OBIETTIVO DI TROVARE E FORMARE NUOVI MANAGER. PER POI TORNARE SUL CAMPO

Non solo camici bianchi, stetoscopi e mascherine. L’immagine consolidata di organizzazioni come Medici senza frontiere è quella del personale sanitario che opera sul campo in contesti difficili e disagiati. Alle spalle di tutto questo, però, esiste un’organizzazione complessa che ha il compito di rendere possibili i miracoli che tutti i giorni medici e infermieri compiono in ogni parte del mondo. Basti pensare che per Medici senza frontiere lavorano 43 mila persone in 72 paesi e che, nel solo 2018 (ultimo dato disponibile), i medici dell’organizzazione hanno provveduto a effettuare oltre 11 milioni di visite. Tra le persone che operano nelle retrovie, con un fondamentale ruolo di formazione e di supporto, c’è anche Maria Sole Zattoni, laureata in Bocconi in Giurisprudenza nel 2012 e diplomata al Master in Management delle Imprese Sociali, Non Profit e Cooperative della SDA.

Maria Sole fra poche settimane si trasferirà a Bruxelles, in uno dei centri di coordinamento dell’Organizzazione, dopo molti anni passati sul campo, ma con un ruolo molto delicato: “Si tratterà di trasferire ad altri le competenze acquisite in questi anni”, spiega Maria Sole, che dal 2017, quando è entrata in Medici senza frontiere, ha partecipato a missioni in Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Yemen, India (Kashmir, Manipur, Chhattisghar), Iraq, “e creare percorsi di formazione e di sviluppo per lo staff”. Un ruolo delicato se si pensa all’enorme difficoltà di lavorare in zone del mondo “in cui le emergenze sono così radicate e antiche che, quando si verificano altre emergenze contingenti, come nel caso del Covid, la situazione precipita molto velocemente”. Il pensiero di Maria Sole va subito all’Iraq, la sua più recente missione, terminata solo alla fine di maggio, “dove le autorità hanno chiuso il paese quasi subito, prima della fine di febbraio, riuscendo in questo modo a contenere le perdite. Purtroppo però, e questo è il rovescio della medaglia, questa chiusura ha molto rallentato la nostra attività, che si basa in gran parte sulla velocità d’intervento, e, soprattutto, ha determinato una ripresa delle attività dell’Isis a causa delle limitate possibilità di movimento delle forze internazionali. Ora, poi”, continua Maria Sole, “dopo il Ramadan anche i casi di Covid hanno ripreso ad aumentare”.

In Iraq Maria Sole Zattoni era responsabile delle risorse umane per la missione irachena del centro operativo olandese di Msf, ma anche della gestione finanziaria di alcuni importanti progetti: “In realtà le mie responsabilità erano piuttosto ampie, si trattava di seguire il team che gestisce le pratiche amministrative, dalle buste paga al reclutamento, alla valutazione e all’individuazione di piani di sviluppo per il personale. Ci sono persone del luogo con enorme potenziale, è importante individuarle e predisporre dei piani per loro”. Ma non è tutto. Perché c’è anche la parte legale, che Maria Sole ha le competenze per seguire “supportata da un legale del posto”, sottolinea, “perché i vari contratti devono essere scritti secondo le normative locali”. Un lavoro e un modo di vivere che dopo un po’ logorano e fanno desiderare una pausa, se così si può chiamare: “Torno volentieri in Europa per un po’ in una posizione più calma”, continua Maria Sole, “ne sentivo il bisogno. Inoltre i nostri uffici in Europa vogliono avere persone con tanta esperienza sul campo da trasferire ai manager più giovani. Ci si deve dimenticare dell’immagine un po’ distorta che a volte affiora sul ruolo del comparto umanitario”, dice Maria Sole, “servono manager preparati e che, come mi ha insegnato la Bocconi, abbiano un metodo che aiuta a risolvere i problemi e a prendere decisioni in contesti difficili. Che abbiano quelle famose soft skills di cui si parla spesso e che qui sono fondamentali per dirimere i

conflitti che ogni giorno si presentano, in poche parole che abbiano leadership. Quando li avrò trovati tornerò sul campo perché, alla lunga, è là che mi piace stare”.



di Davide Ripamonti

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