La scomparsa di una persona speciale
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La scomparsa di una persona speciale

UNA VITA SEGNATA DALLA FUGA DA VIENNA, A 9 ANNI, PER SCAPPARE DAL NAZISMO. LA SEPARAZIONE DAI GENITORI, L'ARRIVO IN INGHILTERRA E POI IN ITALIA, DOVE SETTE ANNI DOPO SI RICONGIUNGE CON LA FAMIGLIA. NELLE PAROLE DI UN ALTRO ALUMNUS BOCCONI, IL RICORDO DI TRAUTE MORGENSTERN, SCOMPARSA A MAGGIO

Sabato 16 maggio, a 91 anni compiuti, è scomparsa la nostra Alumna Traute Morgenstern. Laureata in Lingue e Letterature Straniere nell’immediato dopoguerra, la signora Morgenstern ha sempre lavorato a Milano, in uno studio professionale specializzato in traduzioni di documenti tecnici e brevetti.

Nata a Vienna, nel gennaio del 1929, da una famiglia ebraica borghese, la signora Morgenstern è stata testimone diretta di eventi che non tutti conoscono. Negli anni dell’avvio delle persecuzioni ebraiche era una bambina e viveva con il padre, la madre e il fratellino Peter, più piccolo di 2 anni.

Immediatamente dopo i drammatici eventi del 10 novembre del 1938, noti come Kristallnacht, i genitori di Traute compresero, a differenza di molti altri, che il nazismo non li avrebbe risparmiati. Con grande lucidità, disperazione e un atto di coraggio immenso, ai primi di dicembre 1938 i due fratellini, Traute e Peter, di 9 e 7 anni, furono messi dai genitori su un treno che abbandonava Vienna alla volta del porto di Rotterdam, dove una nave della Croce Rossa li avrebbe portati, assieme ad altri 600 bambini e bambine della stessa età, in Inghilterra. Era il primo di una serie di trasporti, denominati Kindertransport, inizialmente autorizzati dal Governo Nazista, grazie ad una legge votata nel novembre 1938 dal Parlamento Inglese che consentiva l’immigrazione dei bambini ebrei fino all’età di 17 anni, senza limiti di numero. Ciò permise a circa diecimila bambini di abbandonare l’Austria, Germania e Cecoslovacchia, e salvarsi dall’Olocausto che sarebbe drammaticamente seguito.

Traute e Peter partirono avendo solo un cartellino al collo con il loro nome e un numero di riconoscimento e, come immortalato da una foto (poi utilizzata per la copertina di un libro su questa poco conosciuta pagina della drammatica storia dell’antisemitismo) in cui uno di loro è tenuto per mano da un Bobby inglese al loro arrivo a Londra, una microscopica valigia con i loro pochi averi.

I genitori furono obbligati a salutarli alla stazione di Vienna, senza sapere se sarebbero sopravvissuti e se avrebbero mai più avuto notizie dei propri figli.
Traute e Peter furono collocati, assieme ad un loro compagno di scuola e agli altri 600 bambini in un dormitorio dove stettero per sei mesi e dove i membri di alcune generose famiglie ebraiche benestanti, chiamati “Guardians”, o tutori, li portarono nelle loro case per ospitarli. Nessuno di loro parlava inglese e non erano a conoscenza di quanto accadesse nel loro Paese, per cui è facile immaginare il loro drammatico senso di abbandono e di solitudine, che rafforzò il legame tra i due fratellini. Tuttavia accadde che Traute e Peter furono separati, ospitati da due famiglie diverse, per cui durante i primi anni della loro permanenza in Inghilterra poterono vedersi solo durante qualche vacanza.

Traute e Peter vennero accolti da famiglie facoltose, anche se non tutti i bambini furono così fortunati. Traute e altri 20 bambini vennero accolti da alcune ricche e generose famiglie ebree che vivevano a Kentish Town a Londra, non a caso chiamata “The Even”. I loro nomi furono inglesizzati: da Traute e Peter Morgenstern in Truda e Peter Morgan. Peter, che lasciò la sua famiglia a 7 anni e dopo 8 anni dalla sua partenza ricordava a malapena i suoi genitori naturali, dopo la guerra decise di rimanere a Londra presso la famiglia adottiva e mantenne il nome di Peter Morgan, ebbe molti figli e nipoti, legatissimi alla loro aunt italianizzata.

Nel 1942, prevenendo l’imminente avvio dei bombardamenti di Londra, il Governo inglese chiese alle famiglie di evacuare bambini. Per la seconda volta, Traute dovette abbandonare la nuova famiglia, portando con sé poche cose, la maschera antigas e un kit di emergenza. Fu trasferita in una famiglia di St Albans, che tuttavia non poteva o non voleva occuparsi di lei. Così, pur in questo triste frangente, ebbe la fortuna di potersi riunire a suo fratello Peter ed assieme furono “sfollati” presso l’Isola di Wight, almeno fino a che i bombardamenti non arrivarono anche li. Ancora una volta furono separati, ma dopo un altro anno trascorso nel Cornwall, Traute fu accolta da una famiglia di Marlow che viveva vicinissima a quella del fratellino Peter. Frequentarono la stessa scuola locale, la Whycombe School, che l’ha ricordata nel Holocaust Memorial Day (27 gennaio), tra gli alumni donor.

Nel frattempo i genitori di Traute furono obbligati, nel giro di due ore, ad abbandonare la propria casa e tutti i loro averi e a trasferirsi nel Ghetto di Vienna. A differenza di altri (i parenti e conoscenti di Traute furono in gran parte deportati nei campi nazisti e quasi tutti vi perirono), decisero di tentare di mettersi in salvo. L’unica frontiera aperta in Austria era con l’Italia, nazione alleata, per cui i signori Morgenstern vennero a Milano. Il primo anno fu durissimo, con pochi soldi e senza conoscere la lingua. In seguito all’intensificarsi delle leggi razziali, il padre venne internato in un campo di lavoro fascista a Teramo, mentre la madre, creduta cattolica, rimase a Milano. Dopo l’8 settembre 1943, quando i Tedeschi assunsero il controllo in Italia, 4 internati ebrei, tra cui il padre di Traute, escogitarono con successo la fuga dal Campo. Ancora una volta egli aveva intuito quanto poi accadde: i prigionieri, rastrellati, sarebbero stati inviati nei campi di sterminio in Germania e Polonia. Il padre di Traute, con mezzi di fortuna raggiunse invece la moglie a Milano e lì, grazie alla generosità e il coraggio di un prete che aveva già protetto la madre, i due coniugi furono tenuti nascosti fino alla Liberazione.

Nel 1945, il Comune di Milano, diede alla famiglia, che mai più avrebbe voluto tornare a Vienna e che fu sempre grata per l’accoglienza e la generosità degli Italiani, un piccolo appartamento di due stanze, dove i signori Morgenstern avviarono la ricostruzione delle loro vite.

Nel 1945, alla fine della Guerra, Traute avrebbe potuto tornare in Italia e riunirsi alla sua famiglia. Ma ancora, il desiderio di costruirsi un futuro basato su un titolo di studio e sulle conoscenze acquisite la indussero, con una razionalità non comune in ragazzi della sua età, a rimanere a in Inghilterra fino al 1947. A 18 anni, con un diploma e la conoscenza perfetta di Tedesco e Inglese, decise di tornare dai suoi genitori che seppe sopravvissuti e vivevano a Milano. Pur senza sapere neppure una parola di Italiano, decise di iscriversi all’Università: prima alla Facoltà di Matematica, dove la non conoscenza della lingua si dimostrò un ostacolo insormontabile, e poi alla Facoltà di Lingue (conoscendo bene tedesco e inglese) della Bocconi, stringendo una amicizia ineguagliabile per durata e profondità con mia madre, che frequentava la stessa Facoltà. Da allora Traute è sempre vissuta a Milano, dove ha lavorato e si è incessantemente prodigata per gli altri, con una generosità e riservatezza impareggiabili. Nel giugno del 1998, la signora Traute Morgenstern si è ritrovata a Londra con altri 1.000 “ex-bambini” sopravvissuti, in un evento dedicato al ricordo di una storia unica che li ha visti protagonisti. Tra di loro professori, ingegneri, medici, un premio Nobel e gente qualunque, provenienti da tutto il mondo e accomunate dalla loro incredibile storia. In quell’occasione, i mille hanno fatto richiesta formale all’Oxford English Dictionary di inserire
la parola Kindertransport nella sua successiva edizione.

Con queste brevi e forse inesatte righe, tratte dai rari racconti della signora Morgenstern, voglio ricordare una persona speciale, alumna della nostra Università, certamente meno nota di molti altri, ma che con la sua storia trasmette a tutti, ed in particolare ai giovani, un messaggio che non deve andare perduto: perché non si dimentichi mai!

di Un alumnus riconoscente

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