Prove di convivenza tra religione e distanziamento sociale
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Prove di convivenza tra religione e distanziamento sociale

LE MISURE PER IL CONTENIMENTO DEL CORONAVIRUS INCIDONO SULLA LIBERTA' DI MOVIMENTO E DI ASSEMBRAMENTO. COMPRESA LA LIBERTA' DI PROFESSARE IL PROPRIO CREDO IN FORMA ASSOCIATA

di Giorgio Sacerdoti, Professore emerito

Era inevitabile che davanti ad una pandemia mondiale come quella del coronavirus, che ha investito l’Italia con particolare virulenza, le misure straordinarie di contrasto andassero a limitare vari diritti fondamentali dei cittadini, primo di tutti la libertà personale e di movimento.

I divieti di assembramento, cioè di riunioni pubbliche e private anche in pochissime persone, e di libera circolazione nel territorio nazionale, addirittura ristretta ai confini del proprio comune, se non per ragioni particolari (lavoro, acquisti essenziali, sanitarie, necessità, estrema urgenza) severamente verificate, in deroga agli art.16 e 17 della Costituzione, non potevano non toccare anche i diritti di libertà religiosa.

Non quello essenziale di professare (o non professare) la propria fede religiosa – che è un aspetto del più ampio diritto alla libertà di opinione ed espressione - ma perché questa libertà implica anche la professione della religione “in forma associata” e quella di esercitarne “in privato e in pubblico il culto”. 

Nell’attuale “situazione pubblica che minaccia la vita della nazione” (come recita la norma di eccezione dell’art.15 della Convenzione europea dei diritti umani) per combattere la diffusione della pandemia invece, i decreti emanati a getto continuo (inizialmente al confine della legittimità costituzionale  a causa dell’assenza di un immediato intervento del Parlamento e i non chiari limiti di scadenza), non solo hanno impedito di fatto le funzioni religiose aperte al pubblico dei fedeli di qualsiasi religione, ma hanno disposto specificamente la chiusura delle chiese e il divieto di manifestazioni religiose collettive. 

Le istituzioni religiose si sono adeguate mal gré bon gré, a questa situazione senza precedenti, non senza qualche esitazione e resistenza da parte di qualche gruppo di fedeli. Così il Vaticano e la Chiesa cattolica italiana, così le organizzazioni dei musulmani in Italia. Quale desolazione vedere piazza San Pietro vuota e San Pietro chiuso, come neppure durante l’occupazione militare tedesca nel 1943-44, e il Papa pregare da solo! 

Quanto all’ebraismo, dal punto di vista religioso il dovere di attenersi alle restrizioni, pubblicamente condiviso dalle istituzioni civili e religiose delle Comunità ebraiche, si giustifica per due ragioni: la prevalenza delle misure volte a preservare la vita umana rispetto a qualsiasi prescrizione rituale e l’obbligo di rispettare le norme legittime dello Stato. La gravosità delle restrizioni, per continuare col caso dell’ebraismo, è evidente per la essenzialità della dimensione collettiva della fede, del culto e dei riti. Valga l’esempio della preghiera pubblica di sabato nelle sinagoghe che non può aver luogo se non sono presenti almeno dieci fedeli (minian).

La compressione dei diritti fondamentali imposta dall’emergenza sanitaria andrà valutata, quanto alla sua legittimità, alla luce delle norme costituzionali e della CEDU che consentono, anche in situazioni non eccezionali, limitazioni, contenute nel tempo e nella loro incidenza in base ad un criterio di proporzionalità, per assicurare, tra l’altro, il rispetto dei diritti degli altri e “per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell’ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica” (art.29 CEDU).

In tema di libertà religiosa qualche contrasto c’è già stato, inizialmente non in Italia. Il governo inglese, tra le tardive misure emanate dopo aver proclamato incautamente che la diffusione del contagio avrebbe rafforzato gli anticorpi tra la popolazione, ha introdotto l’obbligo della cremazione, misura forse praticamente opportuna davanti a tanti decessi (così purtroppo è stato giocoforza in certe parti d’Italia), ma non certo indispensabile per frenare la diffusione del morbo. Davanti alla decisa opposizione delle comunità musulmane ed ebraiche il governo Johnson ha prontamente fatto marcia indietro. 

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