La mHealth piace piu' ai dottori che ai pazienti
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La mHealth piace piu' ai dottori che ai pazienti

LE APP MEDICHE FINALIZZATE A MONITORARE IL PROCESSO DI CURA NON DECOLLANO, ANCHE PERCHE' NON SONO PROGETTATE INSIEME AGLI UTILIZZATORI E SE NE FA UN USO DI TIPO AMMINISTRATIVO

di Rosanna Tarricone, associato presso il Dipartimento di scienze sociali e politiche

Siamo tutti connessi. Oltre 4.5 miliardi di persone nel mondo utilizzano la telefonia mobile e si stima che nel 2025 lo sarà la totalità. Nel 2017, si contavano 325mila app dedicate alla salute, con una crescita del 30% rispetto al 2016. Battiti cardiaci, numero di passi, peso, calorie consumate, consumo di farmaci, eventi avversi, stati d’animo e di salute rappresentano un’infinitesima parte dei dati raccolti ogni giorno nel mondo e che possono servire a migliorare la nostra salute, riprogettare i processi di erogazione dei servizi sanitari con recupero di ampi margini di efficienza e ridurre le diseguaglianze. Per mobile health (mHealth) s’intende l’erogazione di servizi e programmi sanitari attraverso l’ausilio di dispositivi mobili e rappresenta una tra le più straordinarie innovazioni tecnologiche in ambito sanitario.
Qualità delle evidenze cliniche e quantità di dati raccolti nel mondo contribuiscono in maniera straordinaria allo sviluppo di nuove tecnologie sanitarie, al miglioramento dei protocolli di cura, all’aumento dell’aderenza terapeutica, alla gestione efficace delle malattie croniche, all’empowerment dei pazienti. Uno studio clinico randomizzato su pazienti affetti da tumori solidi metastatici ha dimostrato che l’utilizzo di una app per il monitoraggio dei sintomi della chemioterapia in aggiunta al trattamento standard aumenta la sopravvivenza di 5 mesi.
L’ubiquità della connettività riduce notevolmente la necessità per il paziente di recarsi dal medico con un risparmio di risorse sanitarie che possono essere ri-allocate massimizzandone la produttività.
L’accesso ai servizi sanitari in zone remote, disagiate o deprivate diventa più semplice con la tecnologia mobile. Si pensi ai benefici che si otterrebbero erogando servizi sanitari con tecnologia mobile nell’Africa Sub-Sahariana, dove l’accesso ai servizi sanitari di base è limitato, l’aspettativa di vita è tra le più basse al mondo ma il numero di telefoni connessi ad internet è quadruplicato nel corso dell’ultimo decennio e dove vive il 10% della popolazione mondiale connessa.
Tuttavia le grandi promesse della mHealth rimangono a volte solo tali, soprattutto per le app mediche che hanno l’obiettivo di monitorare, controllare, e se necessario intervenire, nel processo di cura. La maggioranza degli utenti interrompe l’utilizzo delle app dopo poche settimane. Cosa non funziona?
I risultati di una survey condotta dall’Università Bocconi su oltre 1000 pazienti e 1.000 medici in 5 paesi europei e negli USA ha indagato quali sono i fattori che favoriscono o ostacolano l’utilizzo di mHealth. L’analisi ha rilevato che esiste un digital divide importante tra medici e pazienti: quasi il 77% dei medici utilizza mHealth contro il 28% dei pazienti e, dei medici, solo un terzo utilizza le app per il monitoraggio del paziente. Le attività prevalenti sono di tipo amministrativo e comunque non coinvolgono il paziente. Questo perché le app non sono sviluppate con gli utilizzatori, col risultato che la maggioranza di esse sono considerate di bassa qualità, non raccomandate dai medici ai pazienti.

La maggior parte delle app non sono supportate da evidenze e non vengono sottoposte ad alcun processo di valutazione. Una regolamentazione efficiente delle app è necessaria per aumentarne la qualità e l’efficacia e il grado di fiducia nel loro utilizzo. Nel 2017 sono stati avviati 860 studi clinici rispetto a 126 mila app lanciate nello stesso anno per la gestione di malattie croniche. Il 99,3% delle app mediche sono entrate sul mercato senza alcuna evidenza.
mHealth è un’innovazione tecnologica dirompente, modificherà sempre più i processi di produzione ed erogazione dei servizi sanitari, aumenterà esponenzialmente l’efficacia dei programmi sanitari impegnando quantità ridotte di risorse economiche (perlopiù scarse), contribuirà a formare una generazione di “pazienti esperti” e sostituirà (almeno parzialmente) studi clinici lunghi e costosi con quantità di evidenze enormemente maggiori e disponibili in tempi estremamente più brevi. Ma come tutte le innovazioni tecnologiche in sanità, anche questa deve essere governata attraverso processi di valutazione appropriati, modelli di processi di sviluppo coerenti con i bisogni e le aspettative della popolazione di pazienti che non sempre coincidono con la popolazione che usa le fitness app, e strumenti di remunerazione che ne incentivino l’uso e la diffusione a fronte di enormi risparmi.
 

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