Ma quanto e' lento l'orologio del welfare
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Ma quanto e' lento l'orologio del welfare

DI FRONTE ALL'INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE, LE POLITICHE PUBBLICHE NON SANNO EVOLVERE E PER UN ANZIANO SU TRE LE FAMIGLIE RICORRONO AL SISTEMA, SEMPRE IN CRESCITA, DELLE BADANTI

di Elisabetta Notarnicola, SDA associate professor of practice

Tra il 2013 e il 2016 il numero degli anziani (over65) non autosufficienti (ovvero con una o più limitazioni funzionali) è aumentato inesorabilmente registrando un +7% e passando da 2,7 milioni a 2,9 milioni di cittadini. Questo sta accadendo alla luce di un generale trend di invecchiamento della popolazione, del miglioramento della speranza di vita, oltre che da una maggiore diffusione di alcune patologie cronico-degenerative. Come si sta sviluppando il settore della cura e assistenza (Long term care, Ltc)? Il 2° Rapporto dell’Osservatorio long term care del Cergas SDA Bocconi fornisce un quadro aggiornato del settore in Italia, indagando il livello di risposta ai bisogni delle famiglie e i trend in atto
Partiamo dal welfare pubblico. Facendo una ricognizione dei servizi dedicati al target anziani (le classiche residenze per anziani di varia tipologia e i centri diurni) si conferma che anche nel 2016 questi riuscivano a dare risposta solo al 10,2% dei cittadini over65 non autosufficienti (nel 2013 il dato era del 10,4%). Diversa è la diffusione dell’assistenza domiciliare promossa da Asl e Comuni (Adi) che nel 2016 arriva a toccare il 26,8% della popolazione target (era il 19,8% nel 2013). Questa crescita non tiene conto di un elemento sconfortante: anche nel 2016 la media di ore di assistenza erogate per ogni anziano è di sole 16 l’anno, a fronte di un servizio che dovrebbe garantire quotidianamente la buona permanenza in casa. I servizi di welfare pubblico per la Ltc sono quindi ancora deboli, tanto che si manifestano spesso meccanismi di sconfinamento verso altri servizi più generalisti (ad esempio le strutture di riabilitazione, alcuni reparti ospedalieri, etc.) che fungono da cuscinetto quando le famiglie non riescono a trovare risposta nei servizi teoricamente dedicati agli anziani. Interviene allora il welfare privato sotto diverse forme: il lavoro dei caregiver famigliari, ovvero coloro che si dedicano alla cura del proprio famigliare anziano, il ricorso a servizi a pagamento ancora scarsamente diffusi sul territorio nazionale, il ricorso a una o più “badanti”.

L’Osservatorio Long Term Care del Cergas stima che nel 2018 queste siano oltre un milione tra regolari e irregolari, con un aumento del 10% circa dal 2013. Si conferma essere la soluzione di cura più diffusa e capillare nel paese, coinvolgendo un anziano non autosufficiente ogni tre. Si conferma la capacità solo parziale del welfare pubblico di dare risposte strutturate e la prevalenza di tecniche di auto-organizzazione
delle famiglie.
Se si considera il trend di invecchiamento è evidente come le politiche pubbliche siano di fronte ad una sfida di innovazione. I segnali sono però ancora deboli. Le aziende del settore riconoscono la necessità di nuovi servizi, ma anche tra le più grandi gli investimenti sono limitati. Solo il 50% delle aziende prevede unità organizzative di ricerca e sviluppo. Dedicano poi budget molto limitati (1% del fatturato) all’innovazione e solo nel 30% dei casi investono nella partecipazione a bandi per finanziamenti ad hoc.  Sul fronte politiche pubbliche si è registrato nel recente passato (tra il 2015 e il 2019) un grande sforzo normativo dedicato allo sviluppo del settore sebbene permanga ancora da fare: di circa 400 atti normativi prodotti dalle regioni italiane, infatti, solo il 10% è stato dedicato all’innovazione, mentre il 90% era orientato alla regolazione dell’esistente. A livello di settore insomma, si registrano tanti segnali di movimento ma non ancora di cambiamento. Il futuro del settore Ltc è ancora da scrivere.

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