L'effetto sulla concorrenza delle fusioni
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L'effetto sulla concorrenza delle fusioni

LE OPERAZIONI CHE TRA IL 2004 E IL 2008 SI SONO SUSSEGUITE IN ITALIA E FRANCIA HANNO PORTATO EFFETTI CONTRAPPOSTI. PERCHE' DIVERSE ERANO LE CONDIZIONI DI PARTENZA

di Barbara Chizzolini, ricercatore presso il Dipartimento di economia

Dall’ultimo decennio del ‘900, sull’impeto della Seconda direttiva europea 1989/n.646, che liberalizzava un settore fortemente regolamentato, ondate successive di fusioni e acquisizioni fra banche hanno provocato una concentrazione nei settori bancari, inizialmente all’interno dei confini nazionali dei paesi della Comunità Europea, poi con la creazione di gruppi bancari transnazionali.
Lo scopo dichiarato di operazioni di fusioni bancarie non è mai stato quello di conquistare maggiore potere di mercato, quanto piuttosto quello di entrare in nuovi mercati e diversificare le proprie operazioni, oltre a quello di trasferire o sfruttare più efficientemente capacità manageriali fra acquirente e target. Da parte loro, le autorità di concorrenza sono combattute fra il contrastare il processo di concentrazione, che in genere riduce la concorrenza, e il favorirlo per rafforzare la stabilità finanziaria in un mercato europeo integrato.
Ma in che modo e in che misura maggiore concentrazione implica minore concorrenza fra gruppi bancari? Se il risultato di una fusione è una nuova banca di maggiori dimensioni in un mercato precedentemente caratterizzato dalla presenza di un solo gruppo di rilievo, l’entrata della nuova entità favorisce maggiore concorrenza in quel mercato. L’opposto si verifica se la nuova banca risulta dalla fusione fra due o più banche già concorrenti, lasciando solo banche minori al di fuori dell’accordo, così da creare un quasi monopolio in quel mercato.
Una nostra analisi delle fusioni bancarie avvenute in Italia e in Francia tra il 2004 e il 2008 verifica queste intuizioni. Sfruttando informazioni pubbliche su depositi bancari e dimensioni delle reti di sportelli per gruppo bancario nelle province in Italia e nei dipartimenti in Francia, deriviamo la profittabilità delle banche italiane e francesi pre fusioni, identificando separatamente la componente di costo, specifica ai singoli gruppi bancari, e l’intensità della concorrenza nei mercati locali, che incide invece sulla redditività delle banche che operano in quei mercati. Le stime dei costi per gruppo e dell’intensità di concorrenza nei mercati locali variano quando, post fusioni, cambia il numero di banche e di sportelli per banca e per mercato.
I nostri risultati mostrano che in Francia dopo la serie di fusioni fra Crédit Agricole e Crédit Lyonnais, fra Caisses d’Epargne e Banques Populaires, e fra Crédit Mutuel e Crédit Industriel Commercial, l’intensità della concorrenza è aumentata, grazie alla creazione di gruppi in grado di competere più efficacemente fra di loro e con La Poste su tutti i mercati locali.
Al contrario, in Italia, le due fusioni del 2007-2008 tra Intesa e Sanpaolo e tra Unicredito e Capitalia hanno provocato una sensibile riduzione nella concorrenza in molti mercati locali. Intesa Sanpaolo o Unicredit sono diventate gruppo dominante in più province, malgrado la concorrenza delle banche locali.

Bisogna aggiungere che mentre in Francia tutte le banche avevano anche prima delle fusioni reti di sportelli più o meno grandi in tutti i dipartimenti, in Italia sono poche le banche che operano su tutto il territorio nazionale e le fusioni ne hanno ulteriormente ridotto il numero. L’asimmetria nel numero e dimensione delle Banche fra province favorisce situazioni di scarsa concorrenzialità in vari mercati locali.
L’avvento di innovazioni tecnologiche e l’entrata nel settore di BancoPosta (e in minor misura di Cassa Depositi e Prestiti nel mercato degli Impieghi) hanno da allora modificato sostanzialmente la struttura del settore bancario in Italia. Il numero di sportelli delle banche private si è ridotto del 25%, mentre non è del tutto chiaro in che modo l’interazione fra banche private e banche pubbliche influirà sui meccanismi che regolano la concorrenza nel settore. Queste considerazioni dovranno, però, essere argomento di ricerca futura, più approfondita.
 

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