Quella cara relazione tra genitori e figli nei paesi avanzati
OPINIONI |

Quella cara relazione tra genitori e figli nei paesi avanzati

I COSTI DIRETTI E INDIRETTI DI DIVENTARE PADRE E MADRE INFLUISCONO SULLA PROPENSIONE AD AVERE FIGLI. DIVERSE LE EVIDENZE EMPIRICHE CHE COINVOLGONO REDDITO, BENESSERE E LIVELLO DI ISTRUZIONE

di Letizia Mencarini, associato presso il Dipartimento di management e tecnologia

Nei paesi sviluppati avere un figlio corrisponde nella maggior parte dei casi a una scelta consapevole dei due futuri genitori. Mentre in passato, soprattutto nelle società agricole meno avanzate, avere un figlio poteva portare dei benefici economici netti, per il basso costo di cura e di allevamento e il contributo precoce del figlio come lavoratore, oggi invece costa molto e rimane a carico dei genitori molto a lungo.
I trasferimenti economici sono decisamente a favore dei figli, mentre i benefici per i genitori si limitano a quelli affettivi.
Allora chi ha più risorse economiche fa più figli? La relazione non è così chiara. Accanto ai costi diretti di un figlio vi sono anche i costi indiretti, cioè i costi opportunità di mancato guadagno e carriera per i genitori, soprattutto per le madri. L’effetto complessivo del reddito (la ricchezza complessiva è più difficile da misurare) sulla propensione ad avere un figlio è positivo, se a prevalere sono i costi diretti, o invece negativo, se più alti sono i costi indiretti dell’essere genitore. Il dibattito è sia teorico che empirico.
Secondo il paradigma di quella che viene chiamata la teoria della seconda transizione demografica (Lesthaeghe and Van de Kaa, 1986) nei paesi sviluppati la tendenza progressiva è stata quella di considerare la famiglia meno centrale nella propria vita e di focalizzarsi sulla realizzazione personale, portando gli individui – e in particolare le donne ¬– con istruzione e redditi più alti a una fecondità più bassa. Nell’approccio teorico Beckeriano invece della new-home economics (Becker, 1981) l’aumento dei redditi – soprattutto femminili – può essere ambiguo: accresce il reddito disponibile ma anche i costi opportunità dei figli. Anche l’evidenza empirica non è netta. A livello macro, dato che tutti i paesi sviluppati sono caratterizzati da una fecondità bassa sotto il livello di sostituzione, in molti paesi anche molto bassa (sotto gli 1,5 figli in media per donna), sembrerebbe prevalere l’effetto di sostituzione. Tuttavia questo sembra non essere il caso dei paesi più avanzati fra quelli avanzati (per esempio paesi anglosassoni e nordici), dove invece l’effetto positivo del reddito predomina. In questi paesi la relazione positiva regge anche a livello individuale, cioè sono le donne con redditi più alti quelle ad avere una fecondità maggiore. Ma in altri paesi non è (ancora?) così: in Germania, per esempio, la relazione sembra rimanere negativa. In un recente studio abbiamo analizzato le traiettorie del benessere individuale proprio dei genitori tedeschi prima e dopo la nascita di un figlio, utilizzando il reddito come fattore di moderazione. Sebbene su livelli diversi (più significativi per i padri che per le madri) dopo la nascita del primo figlio il livello di benessere è ben più basso di quello pre-concepimento, ma questo effetto negativo è significativo solo per i redditi più alti. L’effetto è rafforzato dall’interazione tra reddito e istruzione, e quindi è ancora più alto per i genitori ricchi e istruiti. Per i genitori meno istruiti gli effetti negativi di un figlio non solo sono minori, ma sono anche invarianti al livello di reddito.

La nascita di un figlio è certamente un evento rivoluzionario nel corso di vita degli individui che comporta cambiamenti materiali ed emotivi, che può essere molto appagante per l’innato senso di altruismo e di continuazione della specie umana, ma molto spesso causa costi anche psicologici, come per esempio insoddisfazione rispetto alla vita di coppia. Tutto ciò dovrebbe riflettersi nel livello di benessere individuale in modo uniforme tra diversi livelli di reddito e di istruzione. E comunque i costi finanziari dovrebbero pesare di più per i genitori meno ricchi. Il risultato contrario ottenuto può essere spiegato con il fatto che i genitori più istruiti e ricchi hanno fonti di soddisfazioni individuali legate a più domini di vita, per esempio alla carriera, tanto che un figlio è in media meno importante per la loro realizzazione personale. Inoltre, almeno nei primi anni, se la conciliazione tra vita lavorativa e familiare, in un paese con un welfare state fino a poco tempo fa non così generoso come quello tedesco, è particolarmente difficile, soprattutto per le madri aumentano proprio i costi-opportunità del figlio.

Ultimi articoli Opinioni

Vai all'archivio
  • La fuga degli onesti

    I migranti tendono a essere piu' onesti di chi rimane nei luoghi di origine. Luoghi che, di conseguenza, sono privati di capitale sociale, con effetti negativi sulla produttivita', sulla crescita e sulla qualita' delle istituzioni

  • Il limite della tossicita'

    Per un verso le piattaforme e i loro algoritmi sembrano assecondare la presenza di contenuti basati sull'odio o dannosi nei feed degli utenti; dall'altro, le piattaforme li hanno moderati fin dall'inizio, prima ancora delle multe. Forse la strategia redditizia per loro sta nel mezzo

  • Una difesa contro la dittatura della maggioranza

    Molte delle costituzioni del dopoguerra hanno stabilito sistemi indipendenti, come la Corte Costituzionale in Italia, che si ergono a tutela delle liberta' e dei diritti. Perche' la legge e' espressione della volonta' di molti, ma non di tutti e chi detiene il potere puo' rischiare di abusarne

Sfoglia la nostra rivista in formato digitale.

Sfoglia tutti i numeri di via Sarfatti 25

SFOGLIA LA RIVISTA

Eventi

Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30