Nella rete dell'open banking
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Nella rete dell'open banking

DALL'APPLICAZIONE DELLA DIRETTIVA PSD2 ALLE SFIDE PER LA GOVERNANCE: COME DEVONO CAMBIARE I MODELLI DI BUSINESS. EVITANDO LA LOGICA DELLE COMMODITY

di Anna Omarini, docente presso il Dipartimento di finanza

Dal 14 settembre la Psd2 (Payment services directive 2), emanata  a gennaio 2018, obbligherà le banche europee a condividere taluni dati dei clienti. Tali regole, in particolare, sono state create per garantire una migliore protezione ai clienti online, promuovere l’innovazione su Internet e i pagamenti in mobilità attraverso l’online banking oltre a migliorare i pagamenti cross-border all’interno della Ue.
Cosa succederà? Alcune aree tradizionali del banking potranno non rimanere più di esclusivo appannaggio delle banche ma si apriranno, come già accade, ad altri operatori che sviluppano soluzioni sempre più user friendly, che a oggi interessano soprattutto l’ultimo miglio dell’interazione.
Tutto ciò ridisegnerà lo scenario e il mercato europeo dei pagamenti, ma non solo. Introdurrà anche una rottura col passato, favorendo lo sviluppo di un nuovo modo di fare banca cosiddetto aperto (da qui il termine open banking) che sarà accessibile, facile e fondato inizialmente sulla centralità della user experience per individui e imprese, dal quale deriverà un panorama competitivo caratterizzato da regole del gioco nuove.
I principali drivers saranno l’apertura e il valore che dovranno essere letti e interpretati al di là di un mero obbligo regolamentare (Psd2 compliant). Ci si attende infatti che in una prima fase l’open banking troverà, in prevalenza, banche che traguarderanno l’obbligo per poi cogliere progressivamente le opportunità di business e fronteggiare le eventuali minacce che da ciò potranno derivare. Queste ultime, in particolare, derivanti dalla possibile marginalizzazione della banca nella gestione di alcune attività monetarie e finanziarie legate alle necessità dei propri clienti.
È, allora, fondamentale che ogni banca abbia consapevolezza di ciò e in particolare qui mi riferisco alla governance che sarà chiamata a traghettarla nel futuro, oltre a consapevolmente comprendere le traiettorie del cambiamento che il mercato bancario traguarderà.

Oggi, non sono completamente dispiegati tutti gli scenari possibili e i ruoli da giocare nei nuovi contesti di mercato che si svilupperanno. Certamente la tecnologia sarà l’abilitatore del cambiamento strategico e organizzativo della banca, in quanto tra gli elementi fondamentali ci sono la standardizzazione, la sicurezza e l’introduzione di più efficaci meccanismi di scambio e trasferimento di informazioni, ma sarà un errore ritenere tutto ciò come prevalente, perché l’open banking è un progetto che evolverà e coinvolgerà tutte le funzioni aziendali dove la visione strategica, l’organizzazione, il risk management, il marketing, la compliance, dovranno congiuntamente guidare il cambiamento perché la vera sfida sarà quella strategica e all’interno di questa particolare attenzione dovrà essere posta alla gestione dei rischi.
Operatori e nuovi competitors dunque caratterizzeranno il futuro del banking e la singola banca dovrà sempre più consapevolmente scegliere il ruolo che intenderà giocare nei differenti orizzonti di breve-medio e lungo termine in un contesto dove l’assetto produttivo non sarà più lineare bensì circolare e dove il focus sarà rappresentato dall’essere o meno presenti e dal come esserlo in una o più piattaforme di scambio e di integrazione. Di fatto, l’open banking introduce logiche di rete, dove la banca è intesa come parte di un ecosistema più ampio, dinamico e interconnesso.
Ritengo che nuovi modelli di business nasceranno e una crescente integrazione tra operatori e settori di business differenti saranno i tratti caratterizzanti i nuovi scenari per il mercato bancario dove l’ibridazione delle culture non dovrà però lasciare adito al pensare che ci troveremo innanzi un contesto completamente nuovo. Ritengo, infatti, che taluni principi propri del business bancario continueranno a ricoprire un ruolo importante anche laddove si potrà assistere a un’evoluzione di taluni modelli di offerta e di economicità.
L’errore, da evitare, sarà quello di ricondurre il banking a talune logiche di commodity; il cambiamento dovrà avvenire nel rispetto delle radici di quello, con riguardo alla funzione di intermediazione finanziaria e alla gestione dei pagamenti. Molto dipenderà da chi assumerà la leadership nel mercato, dal ruolo del regolatore nel monitorare l’evoluzione del mercato e laddove si rendesse necessario intervenire nella continuità della protezione della moneta, della tutela del risparmio e del risparmiatore.

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