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La salute torni ad essere circolare

NEL SUO ULTIMO VOLUME, LA VIROLOGA ILARIA CAPUA RACCONTA LA NECESSITA' DI TORNARE A UNA CONCEZIONE DELLA MEDICINA IN CUI L'UOMO SIA PARTE DI UN EQUILIBRIO. UN VOLUME BRIOSO, RICCO DI ANEDDOTI E CON UN MESSAGGIO: OGGI I BIG DATA POSSONO DARCI UNA MANO

L’obiettivo dell’ultimo lavoro di Ilaria Capua è chiaro fin dal titolo, Salute circolare. Una rivoluzione necessaria (Egea 2019; 128 pagg.; 15 euro): dobbiamo smetterla di concepire la salute dell’homo sapiens come nostro unico obiettivo prioritario, né come individui, né come specie. Al contrario, spiega la nota virologa - direttore dell’One Health Center of Excellence dell’Università della Florida - dovremmo riconsiderare quella che era la visione della salute agli albori della medicina, prima della sua iperspecializzazione verticale. Una visione circolare, di sistema, nel quale la vita dell’uomo deve essere in equilibrio con quella del resto del pianeta.

Nessun riflesso di teorie new age nell’argomentazione della Capua, solo dati di fatto: stiamo distruggendo la biodiversità e, “se tutti gli elementi di un sistema di vita sono geneticamente uguali, nessuno di essi sopravvivrà a una catastrofe che colpisca quella specie”. Nella diversità è contenuto il seme della vita e per sottolinearne l’importanza, Ilaria Capua ripercorre la storia della medicina con un volume che non è solo un saggio, ma prende la forma più leggera, quasi romanzata, del dialogo con un ipotetico intervistatore. Un viaggio ricchissimo di aneddoti e di volti che raccontano tutti una potente verità: i passi compiuti dalla medicina sono il frutto del genio di persone che hanno avuto il coraggio di uscire dal seminato, di vedere le cose da un punto di vista differente, anche sfidando i dogmi dell’epoca. Lo hanno fatto Ippocrate e Fracastoro, lo ha fatto il padre dell’anatomia Andrea Vesalio, Lady Mary Wortley Montagu, van Leeuwenhoek, Jenner, Koch e molti altri. Scienziati visionari che, a fronte di una enorme scarsità di mezzi e conoscenze, hanno saputo inventarsi l’inimmaginabile.

Oggi, spiega Ilaria Capua, se accettiamo che progredire nella nostra conoscenza scientifica sia sempre di più affidarsi a saperi multidisciplinari e internazionali (nella storia sono stati questi elementi, oltre al genio, a far fare il salto di qualità), abbiamo anche una freccia in più al nostro arco: possediamo una mole di dati enorme, smisurata, alla quale attingere. “Siamo nuvole di dati” ambulanti, che, secondo la scienziata, in forma anonima dovrebbero essere condivisi per il bene dell’umanità. Per studiare e studiarci come parte di un tutto che è il nostro pianeta.

Big data e intelligenza artificiale oggi ci possono dare una mano per immaginare le nuove frontiere della medicina. A sparigliare le carte e a vedere cosa ne viene fuori. “Ho cercato di tratteggiare come nei secoli lo ‘sparigliamento delle carte’ abbia in molti casi portato a trasformazioni rivoluzionarie”, conclude Capua. “Lo sparigliamento è quindi un elemento necessario alla crescita e alla curiosità. È possibile costruire percorsi guidati che mirino ad abbracciare ciò che oggi prende il nome di disruptive innovation. Il momento è favorevole a questa trasformazione, i big data sono lì che aspettano. Noi dobbiamo solo credere nell’interdisciplinarietà e spingerla in ogni ambito”.

Ilaria Capua è direttore dell’One Health Center of Excellence e Pre-eminent Full professor all’Università della Florida. E’una virologa di fama internazionale e ha diretto laboratori di ricerca in Italia e all’estero. E’ stata parlamentare della XVII Legislatura ed è autrice di opere di divulgazione e saggistica.

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di Andrea Celauro

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