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La variabile africana

UN VERO E PROPRIO VIAGGIO NEL CONTINENTE AFRICANO TRA MEGALOPOLI E REGIONI PROFONDAMENTE RURALI, TOCCANDO L'EPICENTRO DI MOLTI CONFLITTI DEL NOSTRO SECOLO. QUESTO NEL NUOVO LIBRO DI RAFFAELE MASTO

Colpi di Stato, crisi alimentari, guerre e assenza di reale indipendenza hanno fatto dell’Africa, agli occhi degli occidentali, un continente irrecuperabile, perduto, da salvare. Più di recente, a questa immagine drammatica se ne è affiancata un’altra, completamente opposta, mossa da euforia e ottimismo, secondo la quale l’Africa è il futuro del mondo, il nostro futuro. Ma allora quale di queste visioni rispecchia la realtà odierna? A che punto è oggi il continente africano? L’Africa è decisamente più complessa.
 
Raffaele Masto, giornalista con oltre vent’anni di carriera alle spalle come inviato in Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa, nelle pagine del suo libro “La variabile africana” (Egea 2019; 192 pagg.; 18,50 euro) offre storie, reportage e analisi condotte direttamente in alcuni Paesi simbolo (Mozambico, Costa d’Avorio, Sud Sudan, Sierra Leone, Nigeria), racconti di viaggio e incontri dai quali emergono la complessità e la ricchezza culturale del continente.
 
Tra i temi trattati c’è anche quello del rinnovato interesse per l’Africa da parte di imprese pubbliche e private, di multinazionali, di governi stranieri e grandi investitori. Come si spiega? L’Africa è un enorme serbatoio di risorse, che non può che fare gola a Stati che di risorse ne hanno poche o per nulla, come la Cina o l’Arabia Saudita. Così che l’Africa, all’alba di questo terzo millennio, è tornata a essere territorio di conquista, ma ancora una volta senza alcun vantaggio per sé di crescita economica e sociale.
 
Le classi politiche di buona parte degli Stati africani, infatti, sono corrotte, incapaci, inadeguate, spesso al governo ininterrottamente da decenni e con l’obiettivo primario di continuare a occupare, senza rivali, le stanze del potere. Sono questi i personaggi che concedono i permessi di utilizzo delle terre agricole o di prospezione, alla ricerca di siti minerari per l’estrazione di materie prime e per la loro commercializzazione. Questo Paese, conclude l’autore, avrebbe bisogno di valorizzarsi, di essere consapevole delle proprie possibilità.
 
La società civile è molto vitale in quasi tutti i Paesi del continente, ma quattro secoli di schiavismo e due di colonialismo non si cancellano con soli cinquant’anni di indipendenza.
 
 “Gli africani devono superare questo devastante complesso di inferiorità”, sostiene Masto , “hanno bisogno di valorizzare se stessi, di conoscere il valore dei loro territori e delle risorse che vi sono contenute o che possono produrre, ma soprattutto hanno bisogno di avere una prospettiva. Più che progetti faraonici, fiumi di denaro, mega infrastrutture, all’Africa servono investimenti veri nelle sue potenzialità, non elargiti per cooperazione o buonismo. Più che di beneficenza o cooperazione, l’Africa ha bisogno di giustizia”.

Raffaele Masto è scrittore, giornalista e conduttore radiofonico presso Radio Popolare. Ha lavorato come inviato soprattutto in Africa, dove da oltre vent’anni segue guerre e crisi umanitarie. L’Africa, e la sua realtà sociale, politica e antropologica, sono lo scenario nel quale sono ambientati tutti i suoi saggi e i suoi reportage. Tra i suoi libri più recenti: Califfato nero (2016), La rabbia e la speranza (2012), Buongiorno Africa (2011). Collabora stabilmente con la rivista Africa. Il suo blog è www.buongiornoafrica.it.

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di Gabriella Grillo

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