La sostenibilita' del 21 secolo parla la lingua delle scienze naturali
OPINIONI |

La sostenibilita' del 21 secolo parla la lingua delle scienze naturali

OCCORRE RIFONDARE IL PARADIGMA SU CUI SI BASANO LE IMPRESE ESTENDENDONE LA RESPONSABILITA' OLTRE I CONFINI TRADIZIONALI, PUNTANDO ALLA RESILIENZA E CON MODELLI DI BUSINESS IN EQUILIBRIO CON I CICLI ECOLOGICI

di Stefano Pogutz, docente di Green management and corporate sustainability

Cosa significa per un’impresa affrontare le sfide della sostenibilità oggi? Dalla conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e lo Sviluppo di Rio, era il lontano 1992, il mondo delle imprese è stato chiamato a svolgere un ruolo attivo nel riorientare i modelli di produzione e consumo al fine di ridurne le esternalità ambientali e sociali. La questione della sostenibilità è - di fatto - diventata un tema strategico, che occupa il vertice dell’agenda di top manager e business leader.
Nonostante questo sforzo il bicchiere è mezzo vuoto. Il cambio climatico, la perdita di biodiversità, l’acidificazione degli oceani, ma anche lo sfruttamento dei lavoratori, la sperequazione della ricchezza, il mancato rispetto delle convenzioni sui diritti umani persistono, peggiorano. Si tratta di sfide che non stiamo vincendo.
Dobbiamo prendere atto che gli sforzi fatti fino ad oggi non hanno modificato il dna delle imprese: l’orientamento al breve periodo, la logica competitiva a somma zero, la ricerca spasmodica della profittabilità rimangono la regola. La sostenibilità, cioè, nonostante le buone intenzioni, non ha condotto a una trasformazione del ruolo e del modo con cui le imprese organizzano, gestiscono. Similmente, non sono stati modificati i meccanismi con cui il mercato regola e disciplina l’impiego delle risorse naturali. Nei fatti il sistema economico opera ancora come se fosse isolato dalla materialità della natura, ignorando la finitezza delle risorse e i limiti del pianeta. Se, pertanto, nella pratica le imprese e le discipline che le studiano non sono state in grado di fornire adeguate risposte, dove possiamo cercarle?
Bisogna guardare oltre le nostre radici. La moderna ecologia e la scienza della sostenibilità offrono nuove e interessanti teorie per reinterpretare la relazione tra individui, organizzazioni, società e natura. L’idea che uomini, imprese e istituzioni siano interdipendenti e co-evolvano all’interno di più ampi sistemi socio-ecologici è oggi un punto fermo nelle scienze ambientali. Accogliere questa impostazione anche nelle teorie economico-manageriali significa prendere atto del fatto che le imprese sono parte di sistemi a più dimensioni: generano impatti fisici attraverso la trasformazione di risorse, ma soprattutto dipendono dalla disponibilità dei servizi che gli ecosistemi producono (dalla disponibilità di stock di pesce negli oceani, alla regolazione del clima; dall’impollinazione, alla fertilità dei terreni). Al contempo, accettare queste condizioni deve portarci a studiare i sistemi socio-ecologici per sviluppare nuove modalità di produzione e consumo nel rispetto delle proprietà e delle dinamiche che li caratterizzano. Per esempio, i fenomeni ecologici si sviluppano lungo scale spazio-temporali molto diverse dai tempi organizzativo-manageriali e dallo short-termism finanziario.
Il mantenimento della diversità e l’attenzione alla connettività tra le parti del sistema sono elementi che contrastano rispetto al criterio di massimizzazione della produttività, e rispetto ai principi sottostanti la globalizzazione dei mercati. Si pensi al caso degli oceani e delle plastiche. L’accumulazione e l’inquinamento da micro-plastiche è il risultato delle dinamiche evolutive dei sistemi complessi, che emergono dall’interazione tra processi locali-globali e nell’ambito di scale temporali brevi-lunghe. Il nostro paradigma economico-manageriale ha spinto lo sviluppo di questo disastro socio-ecologico, senza permetterci di capirne i rischi, di mapparne l’evoluzione, di identificare le soluzioni.

Una delle proprietà distintive e più importanti dei sistemi socio-ecologici è la resilienza. Fondare la sostenibilità aziendale sul concetto di resilienza significa ripensare alle strategie e alle attività operative in modo molto più radicale rispetto a quanto fino ad oggi realizzato. Si tratta di estendere la responsabilità dell’impresa oltre i confini tradizionali, abbracciando l’intera value chain; di cooperare con chi opera a monte e a valle delle filiere di produzione, perché è qui che si generano i problemi più rilevanti a livello ambientale e sociale; di sviluppare modelli di business innovativi in reale equilibrio con i cicli ecologici. La sostenibilità nel 21° secolo richiede, dunque, una trasformazione profonda del paradigma economico-manageriale che oggi guida i nostri comportamenti e le nostre decisioni, incorporando la visione sistemica proposta dalle scienze naturali.

Ultimi articoli Opinioni

Vai all'archivio
  • Il giusto equilibrio contro gli shock

    Assicurazione contro la disoccupazione o lavoro a tempo ridotto? Meglio tutelare i lavoratori o i posti di lavoro? La risposta puo' essere la complementarita' dei sistemi

  • La fuga degli onesti

    I migranti tendono a essere piu' onesti di chi rimane nei luoghi di origine. Luoghi che, di conseguenza, sono privati di capitale sociale, con effetti negativi sulla produttivita', sulla crescita e sulla qualita' delle istituzioni

  • Il limite della tossicita'

    Per un verso le piattaforme e i loro algoritmi sembrano assecondare la presenza di contenuti basati sull'odio o dannosi nei feed degli utenti; dall'altro, le piattaforme li hanno moderati fin dall'inizio, prima ancora delle multe. Forse la strategia redditizia per loro sta nel mezzo

Sfoglia la nostra rivista in formato digitale.

Sfoglia tutti i numeri di via Sarfatti 25

SFOGLIA LA RIVISTA

Eventi

Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30