Un nuovo indice per misurare  lo sviluppo umano
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Un nuovo indice per misurare lo sviluppo umano

LO HUMAN LIFE INDICATOR PRENDE IN CONSIDERAZIONE L'ASPETTATIVA DI VITA MA TIENE CONTO DELLA DISUGUAGLIANZA NELLA LONGEVITA'. E COSI' L'ITALIA BALZA DAL 28 AL 6 POSTO DEL RANKING

di Simone Ghislandi, associato presso il Dipartimento di scienze sociali e politiche

Per la maggior parte del XX secolo, le misure statistiche del benessere umano ne hanno sottolineato la dimensione economica. Nel 1990, l’Onu ha escogitato un modo più completo di misurare il progresso umano, l’indice di sviluppo umano (Hdi, dall’acronimo inglese). L’Hdi è un compromesso tra completezza e misurabilità e in esso il livello di sviluppo umano ha tre dimensioni: salute, istruzione e condizioni economiche.
Nonostante il suo successo, l’Hdi è stato criticato. La sua prima limitazione è l’alto livello di errore di misurazione implicito nelle sue dimensioni (specialmente il reddito nazionale lordo). Una seconda critica tecnica riguarda i compromessi impliciti di queste dimensioni. Per esempio, mantenendo costante il valore dell’Hdi, quanto reddito aggiuntivo è necessario per compensare un anno in meno di aspettativa di vita? Purtroppo, se i governi utilizzassero l’Hdi per misurare le loro prestazioni, potrebbero raggiungere un buon risultato aumentando il reddito e abbassando l’aspettativa di vita ( per esempio aumentando l’inquinamento). La terza preoccupazione riguarda la ridondanza delle dimensioni dell’Hdi: il reddito e l’istruzione sono fortemente correlati all’aspettativa di vita. Infine, data la sua relativa novità e i suoi continui cambiamenti negli ultimi 30 anni, l’Hdi fornisce una visione dello sviluppo umano de-storicizzata e limitata nel tempo.  
In uno studio recente, argomentiamo che al reddito e alle merci non dovrebbe essere assegnato un valore intrinseco, ma che dovrebbero essere considerati mezzi per un fine più alto, una vita lunga e piena. Per questo motivo, proponiamo un nuovo indice: l’Hli, Human life indicator. L’Hli esamina l’aspettativa di vita alla nascita, ma la adegua per tener conto della disuguaglianza nella longevità. Se due paesi avessero la stessa aspettativa di vita, il paese con il più alto tasso di mortalità infantile avrebbe un Hli più basso.
Questo risolve il problema dei compromessi controversi: la dimensione economica conta solo nella misura in cui è in grado di influenzare le condizioni di vita e la mortalità. Risolve il problema dell’imprecisione dei dati, perché l’aspettativa di vita è la componente più affidabile dell’Hdi. Poiché il pil pro capite, il livello di istruzione e la speranza di vita sono strettamente correlati tra loro, si perdono poche informazioni utilizzando un indicatore di sviluppo umano basato solo sulla speranza di vita. Infine, con l’Hli siamo in grado di fornire serie storiche coerenti che risalgono al secondo dopoguerra per la maggior parte dei paesi e fino all’inizio del XIX secolo per un gruppo di paesi europei.

Il nostro indice traccia un quadro diverso da quello dell’Hdi. Sulla base dei dati dal 2010 al 2015, la Norvegia non sarebbe in cima alla lista in termini di sviluppo umano misurato secondo il nostro indice. Questo onore andrebbe a Hong Kong. Il motivo è che la Norvegia si colloca in cima all’Hdi in parte a causa delle entrate dal petrolio e dal gas del Mare del Nord, cosa che di per sé non influisce sull’Hli. L’Onu colloca il Canada e gli Usa al 12° e 13° posto, ma il Canada è al 17° posto nel mondo utilizzando il nostro sistema, mentre gli Usa fanno male, classificandosi al 32°. Questa posizione più alta del Canada riflette la maggiore longevità dei suoi abitanti e la minore disuguaglianza nella loro età di morte rispetto agli Stati Uniti. In Italia (come in Spagna), il maggiore peso associato all’aspettativa di vita e alla bassa mortalità infantile più che compensano un pil pro capite inferiore rispetto ad altri paesi, portando il nostro paese dal 28° posto del ranking basato sullo Hdi al 6° posto (5° nel caso della Spagna).
 

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