Il double degree con Fudan ha spinto Giulia oltre ogni confine
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Il double degree con Fudan ha spinto Giulia oltre ogni confine

GIULIA ZANZI HA RAPPRESENTATO LA VOCE DEI MILLENNIALS NELL'AMBITO DELL'INNOVAZIONE TECNOLOGICA APPLICATA ALLA SALUTE DELLE DONNE DURANTE IL SUMMER DAVOS ORGANIZZATO DAL WORLD ECONOMIC FORUM

Ha lanciato Clearblue nei mercati emergenti, Russia, Messico, Brasile e Cina, facendolo diventare il test di gravidanza e ovulazione più diffuso di sempre. Poi, grazie a una joint venture di Procter & Gamble con Abbott Group, ha iniziato a lavorare per Swiss Precision Diagnostic a Ginevra, coordinando progetti come Clearblue Connected Ovulation Test System, un sistema di rilevazione ormonale che applica l’innovazione tecnologica alla ricerca scientifica e consente attraverso un app di monitorare la fertilità femminile. Così Giulia Zanzi, laureata in Bocconi con un double degree alla Fudan University, si destreggia fra management, innovazione e intelligenza artificiale: un mix di conoscenze, riflessioni e domande su cui ha costruito il suo intervento all’ultimo Annual Meeting of the New Champions, il Summer Davos organizzato dal World Economic Forum.

Come è arrivata all’Annual Meeting of the New Champions?
Attraverso i Global Shapers, la community del World Economic Forum che raccoglie giovani talenti in tutto il mondo, impegnati su progetti che hanno un impatto locale. Io faccio parte dell’hub di Ginevra e sono stata invitata per rappresentare la voce dei Millennials nell’ambito dell’innovazione tecnologica applicata alla salute delle donne.

Di che cosa si è parlato in quell’occasione?
L’evento è stato decisamente stimolante, sono emersi moltissimi spunti e si è cercato di dare risposte riguardo al futuro. Per esempio, ci si è interrogati sull’interazione fra l’uomo e l’intelligenza artificiale: le macchine svolgeranno sempre più spesso i compiti che oggi spettano all’uomo, ma non potranno sostituirne le soft skills e la capacità di analizzare i big data. Il mio contributo ha riguardato soprattutto le tematiche di gender e non sono mancate le domande scomode, quelle che instillano il dubbio a chi guida paesi e aziende.

La sua prima volta in Cina è stata esattamente dieci anni fa con il Double Degree in International Management organizzato dalla Bocconi in collaborazione con la Fudan University. Che cosa ha rappresentato quell’esperienza?
La Bocconi mi ha dato un’opportunità straordinaria, quella di ottenere due lauree in un colpo solo, di cui una in Cina: io non avevo mai pensato di andarci. All’epoca questo programma era in fase di sperimentazione e noi eravamo i primi a intraprenderlo, con tutte le incognite del caso.

Che cosa l’ha spinta a candidarsi?
La voglia di scoprire il futuro: si diceva che Shanghai sarebbe stata la New York di domani.

Che cosa le ha dato in termini di vantaggi?
Una rete molto solida di conoscenze che supera le differenze culturali o i settori in cui si opera, consentendo ancora oggi un confronto molto valido. E poi, una serie di vantaggi competitivi nell’ambito del lavoro: questa esperienza ha rappresentato una spinta propulsiva alla mia carriera, consentendomi di diventare manager molto prima di tanti altri colleghi. Un esempio è il lancio di Clearblue in Cina, che in brevissimo tempo è diventato market leader: io conoscevo tutte le regole non scritte su cui si fonda la cultura cinese, che si sono rivelate fondamentali per approcciare il mercato con successo.

Oltre a saper interpretare i comportamenti e le dinamiche della società cinese, che cosa le ha dato l’esperienza in Bocconi e quella del Double Degree?
Flessibilità, resilienza e apertura mentale: queste sono le capacità che oggi vengono ricercate dalle aziende.

Ci sono delle golden rule che vorrebbe condividere con gli studenti?
Per prima cosa, uscire dalla comfort zone e confrontarsi con esperienze che siano al di fuori della propria portata, come quella di andare all’estero. Poi, allenarsi a imparare senza focalizzarsi su una skill specifica perché le competenze richieste cambiano molto rapidamente e bisogna sapersi aggiornare altrettanto velocemente. La terza regola è la passione: scegliere il corso di laurea più entusiasmante, e non quello più in voga, così da farlo diventare parte della propria vita. E ancora, creare rapporti di qualità con cui avere uno scambio d’eccellenza; sperimentare nuovi ambiti senza aver paura di fallire: un buon allenamento sono gli hackathon, le maratone digitali.
 

di Ilaria De Bartolomeis

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