Cosa manca per creare il mercato unico dei capitali
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Cosa manca per creare il mercato unico dei capitali

PROSSIMO TASSELLO DELL'UNIFICAZIONE FINANZIARIA EUROPEA, SOLO DI RECENTE LA COMMISSIONE EUROPEA HA INTEGRATO L'ACTION PLAN CHE REALIZZERA' IL CMU CON INIZIATIVE PER FRONTEGGIARE IL PROBLEMA DEI CREDITI DETERIORATI

di Brunella Bruno e Elena Carletti, rispettivamente ricercatrice e ordinario presso il Dipartimento di finanza

Dopo quella bancaria, l’unione dei mercati dei capitali è un ulteriore tassello del progetto di unificazione finanziaria europea. Nel 2016 la Commissione europea (Ce) ha presentato un piano d’azione per creare, entro il 2019, un vero mercato unico dei capitali (o Capital market union, Cmu) attraverso un processo di integrazione dei mercati finanziari degli stati membri dell’Ue. L’idea portante è che un grande e unico mercato dei capitali dovrebbe tradursi in maggiori finanziamenti, investimenti e conseguente crescita economica nell’Unione. Il piano d’azione prevede misure articolate in sei aree di intervento intese a finanziare idee innovative e startup anche ricorrendo a nuove formule di raccolta di fondi (come il crowdfunding), ad aumentare le opzioni di investimento per i risparmiatori al dettaglio, a favorire gli investimenti transfrontalieri, a sostenere finanziamenti di progetti infrastrutturali, a rafforzare la capacità delle banche di fornire fondi all’economia.
Il fine ultimo dell’iniziativa è quello di rendere il sistema finanziario dell’Ue più stabile ma anche più competitivo, riequilibrando il rapporto di forze tra banche e mercati. La crisi del 2008 e quella del debito sovrano del 2010 hanno messo in evidenza la fragilità di sistemi finanziari banco-centrici.

Com’è noto, il 99% delle imprese dell’Ue sono piccole e medie e il 90% sono addirittura micro imprese. Secondo la Ce, circa il 75% dei finanziamenti esterni delle pmi europee proviene da prestiti bancari; inoltre, le pmi dell’Ue raccolgono, dai mercati dei capitali, finanziamenti cinque volte inferiori a quelli delle imprese statunitensi. L’aspetto più critico di un sistema finanziario in cui il credito bancario è la fonte di finanziamento più diffusa tra le imprese è che, quando il canale creditizio si blocca, il processo produttivo rallenta, e così pure la crescita economica.
Una delle aree di intervento più interessanti riguarda le iniziative destinate alle banche. Sembra un controsenso, ma la Ce è consapevole che, per quanto occorrano misure di sostegno e integrazione dei mercati dei capitali, il credito bancario rimane un canale di finanziamento cruciale, specie per le imprese di dimensioni minori. Sono state perciò messe a punto misure per aumentare la capacità delle banche di raccogliere fondi attraverso fonti alternative (come i covered bond e le cartolarizzazioni); e questo per evitare che le banche europee decidano di ridurre il credito alle imprese a causa di problemi legati alla propria capacità di finanziarsi sui mercati.

In un nostro contributo all’opera Treccani Europa. Un’utopia in costruzione passiamo in rassegna l’impianto di costruzione della Cmu e ne discutiamo alcuni aspetti critici. Un primo commento di portata generale è che l’impianto della Cmu appare di complessa realizzazione, per la molteplicità di obiettivi e soggetti coinvolti e per la limitatezza dei tempi previsti per ultimare il piano. Un secondo aspetto critico su cui ci concentriamo è il potenziale ruolo della Cmu nel contribuire a risolvere il problema dei crediti deteriorati, una priorità per numerose banche europee. L’iniziativa della Cmu, consideratene ampiezza e articolazione di finalità e misure attuative, ci appare infatti l’ambito appropriato in cui affrontare anche la questione dei crediti problematici. Tuttavia, per quanto il piano di azione del 2016 preveda iniziative in linea con questa finalità (ne sono un esempio le misure per promuovere la convergenza della normativa in materia di insolvenza), nel nostro lavoro segnaliamo la mancanza di misure specifiche per lo sviluppo di un mercato europeo di crediti deteriorati. Questa è una grave lacuna in un progetto di mercato unico che si pone, tra gli altri, l’obiettivo di rendere banche e mercati complementari. 

Solo di recente la Commissione ha assunto una posizione più incisiva al riguardo e, come auspicato, nel marzo 2018 ha integrato l’action plan con un pacchetto di misure per fronteggiare il problema dei crediti deteriorati.
Particolarmente interessanti si profilano proprio le iniziative destinate a sviluppare mercati secondari in cui trasferire prestiti non-performing in condizioni di trasparenza e standardizzazione, prerequisito imprescindibile per scambiare questi contratti in un contesto veramente paneuropeo.
 
 

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