Purche' la sfida sia leale
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Purche' la sfida sia leale

AVERE UNA POSIZIONE DOMINANTE PER UN'IMPRESA E' SPESSO IL MOTORE PROPULSORE DELL'INNOVAZIONE. PER QUESTO DISCIPLINARNE L'ABUSO, IN MANCANZA DI ILLEGALITA', E' PER LA POLITICA DI CONCORRENZA MOLTO IMPEGNATIVO

di Chiara Fumagalli, direttore del corso di laurea in International economics and finance

Le pratiche di esclusione sono i contratti, le strategie di fissazione dei prezzi e più in generale le azioni intraprese dalle imprese dominanti per dissuadere nuovi concorrenti dall’entrare in un settore, per obbligare i concorrenti a uscire dal mercato, per limitarli a nicchie di mercato o per impedire loro di espandersi. In ultima analisi, sono pratiche che causano un danno ai consumatori. Tra i recenti casi di rilievo che riguardano pratiche di esclusione ci sono quelli di Google e Qualcomm: nel giugno 2017 la Commissione Europea ha multato Google per 2,42 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante come motore di ricerca dando un vantaggio illegale al proprio servizio di shopping comparativo; nel gennaio 2018 la Commissione Europea ha multato Qualcomm per 997 milioni di euro per contratti di utilizzo esclusivo di alcuni suoi componenti negli smartphone della Apple, che hanno impedito ai rivali di esercitare ogni forma di concorrenza.
L’abuso di posizione dominante è un settore impegnativo della politica di concorrenza perché è certamente il più controverso.

Infatti, un principio molto importante che ispira le leggi antitrust in tutto il mondo è che ottenere o detenere una posizione dominante non è di per sé un problema: riflette l’idea che siano la prospettiva di guadagnare e il potere di mercato a rappresentare il motore dell’innovazione e della crescita. Le imprese innoveranno, investiranno, introdurranno prodotti nuovi e di qualità superiore per essere migliori dei concorrenti, essere preferite dai clienti e quindi ottenere maggiori profitti. Se in questo processo vi è un’impresa che sta facendo molto meglio dei concorrenti e che dominerà il mercato, ciò dovrebbe essere accettato, a condizione che vi sia stata concorrenza nel merito e che l’impresa non abbia fatto ricorso a mezzi illegali. In pratica, tuttavia, può essere difficile distinguere tra concorrenza feroce, ma leale o legittima, e concorrenza sleale o illegittima.

Un’altra fonte di controversie è che l’applicazione delle leggi antitrust in materia di pratiche di esclusione è estremamente diversa tra le due sponde dell’Atlantico. Negli Stati Uniti è raro che i tribunali scoprano che un’impresa ha violato le leggi antitrust sulla base di una monopolizzazione o di un tentativo di monopolizzazione. All’estremo opposto, le imprese dominanti nell’Unione europea sono soggette ad attenti esami e qui è meno probabile, rispetto agli Stati Uniti, che casi che comportano pratiche quali accordi di esclusiva, sconti fedeltà e discriminazione di prezzo siano decisi a favore di un’impresa dominante. La maggior parte degli economisti ha denunciato da tempo questa situazione come insoddisfacente e ha sottolineato che, a seconda delle circostanze, tali pratiche possono essere anticoncorrenziali o migliorare l’efficienza. Di conseguenza, essi non dovrebbero essere né illegittime di fatto né soggette a un regime di laissez-faire, ma dovrebbero essere valutate sulla base degli effetti esercitati sul mercato. Tuttavia, è vero che gli orientamenti che la teoria economica è stata finora in grado di fornire all’applicazione del diritto della concorrenza in questo settore non sono del tutto adeguati. Alcuni cosiddetti modelli post-Chicago hanno offerto quelli che gli economisti chiamano risultati di possibilità (in particolare, lo sviluppo di modelli che dimostrano che una data pratica può avere un effetto anticoncorrenziale in determinate condizioni), ma pochi risultati di identificazione generale, che potrebbero aiutare l’analista a scoprire tutti gli effetti potenziali (positivi e negativi) di una pratica di esclusione, nonché la loro importanza nella pratica.

Per concludere, tali questioni sono estremamente importanti per un’economia moderna, perché politiche sbagliate in questo settore possono avere gravi effetti negativi sul benessere, sia eliminando la concorrenza (un approccio hands-off permetterebbe alle imprese già insediate di escludere concorrenti efficienti, portando così alla persistenza di posizioni dominanti e ostacolando il processo di concorrenza darwiniano, che è una delle principali fonti di incremento della produttività), o all’estremo opposto, ostacolando pratiche che portano a prezzi più bassi o a investimenti più elevati e quindi, in ultima analisi, ostacolando l’innovazione (si pensi a politiche interventiste che impediscano alle imprese dominanti di offrire buoni affari, o di introdurre nuovi prodotti, o di utilizzare contratti che possono promuovere gli investimenti).
 

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