A lezione tra umanoidi e droni per superare l'effetto wow
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A lezione tra umanoidi e droni per superare l'effetto wow

LA TESTIMONIANZA DEL PRESIDENTE DELLA SCUOLA DI ROBOTICA, AL LABORATORIO DI DIGITAL TRANSFORMATION DI SDA BOCCONI TENUTO DA GIANLUCA SALVIOTTI, RACCONTA DELL'IMPATTO SOCIALE DI NAO E COLLEGHI

Nel silenzio operoso dei corridoi di SDA Bocconi School of management, improvvisamente risuona la hit Gangnam Style di Psy. La musica proviene dalla scrivania dell’aula 14, dove stanno ballando (peraltro molto bene) i 58 centimetri di Nao, un robot umanoide prodotto dalla SoftBank Robotics. Una scena molto divertente, ma che è tutt’altro che uno scherzo. Quella esibizione robotica è il preambolo a una serissima (per i temi trattati) lezione del corso di Digital transformation tenuto da Gianluca Salviotti nell’ambito della Microsoft Dynamics Academy, l’accademia che SDA Bocconi realizza insieme all’azienda di Redmond. Quel giorno il corso vede protagonista, in qualità di testimone delle esperienze più avanzate di interazione tra uomo e macchina, il presidente della Scuola di robotica che ha sede a Genova, Emanuele Micheli.

Finita la musica della modalità demo di Nao, il tutto si fa terribilmente serio. In ballo “c’è il modo in cui le tecnologie stanno cambiando le nostre vite sotto ogni aspetto”, spiega Micheli. “Perché è vero che a chi fa robotica interessa in primo luogo che robot come Nao o Pepper creino ingaggio, ma poi è necessario trovarne l’utilità, altrimenti restano solo costosi gadget”. È per questo che Emanuele, la sua Scuola e chiunque condivida questa visione, cercano subito di passare oltre l’effetto wow prodotto dal robottino o dai video del campione di ping pong che rischia la sconfitta battuto da un braccio robotico della Kuka, per toccare le implicazioni che tutto questo comporta.

Perciò, archiviata l’esibizione, si vira subito sulla sostanza, ovvero sugli aspetti della robotica legati alla privacy e alla sicurezza (immancabile il riferimento a quanto avvenuto all’auto a guida autonoma di Uber), ma soprattutto su quelli legati all’etica e al ruolo sociale dei robot: “Sono in corso sperimentazioni molto promettenti che riguardano l’uso di umanoidi negli ospedali”, racconta ancora Micheli. “Robot di piccola dimensione come Nao stanno dimostrando di essere utili, ad esempio, come interfaccia in casi particolari. Ad esempio, per insegnare ai bambini diabetici come gestire la loro malattia, visto il loro aspetto più simile a un bimbo, ma anche per abbassare, sempre nei bambini, il livello di stress preoperatorio. Inoltre, potrebbero risultare utili, e si sta lavorando anche in questa direzione, per creare un ponte di comunicazione con gli autistici”.

Lo stesso obiettivo di superare l’effetto sorpresa è alla base del corso di Digital Transformation, che Gianluca Salviotti tiene anche in altre iniziative formative e che nasce all’interno del Devo Lab di SDA Bocconi : “Analizziamo i cluster che abilitano i processi di trasformazione digitale, che vanno dall’intelligenza artificiale e dall’internet of things, al 3d printing, alla robotica e alla realtà virtuale”, spiega il docente. “Scardiniamo così diversi luoghi comuni su ciò che si può o non può fare in azienda con la robotica e discutiamo degli aspetti regolatori. Tutti aspetti che spingono gli studenti a riflettere in maniera approfondita sulla trasformazione digitale e fanno loro capire quanto ancora, in realtà, conti il fattore umano”.

Quando però quattro droni si alzano in volo in classe per simulare un’operazione di ricerca di superstiti, programmati dagli stessi studenti via tablet, l’effetto wow torna a fare capolino. Ma dura poco, perché il messaggio di questa lezione-laboratorio un po’ inusuale è forte e chiaro: la tecnologia sta cambiando quello che possiamo fare molto più rapidamente di quanto noi stessi pensiamo e dobbiamo essere pronti a gestirne gli innumerevoli risvolti. Che, tradotto per le aziende, significa non farsi trovare impreparati: “Altrimenti si fa la fine di Blockbuster”, conclude Emanuele Micheli, “che all’inizio degli anni 2000 sottovalutava il business di una piccola azienda di recapito di film per posta. Quell’azienda era Netflix”.

di Andrea Celauro

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