Ricordati che devi donare
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Ricordati che devi donare

UN MIX GENTILE TRA SPINTA INFORMATIVA E SUPERAMENTO DI VINCOLI ORGANIZZATIVI E ISTITUZIONALI FAREBBE AUMENTARE LA PROPENSIONE A DONARE IL SANGUE CORDONALE RICCO DI STAMINALI. FACENDO PROGREDIRE COSI' LA RICERCA E SOPRATTUTTO SALVANDO NUMEROSE VITE

di Daniela Grieco, docente di politica economica

Il sangue placentare contenuto nel cordone ombelicale è un’importante fonte di cellule staminali ematopoietiche impiegabili con successo in trapianti verso bambini e adulti che soffrono di malattie ematiche quali la leucemia, i linfomi, o la talassemia e la sua donazione è rapida, indolore e senza costi per i genitori che decidono di conferirlo alla banca pubblica.
Queste caratteristiche, combinate al fatto che ogni anno in tutto il mondo nascono più di 130 milioni di bambini, rendono la raccolta del sangue cordonale una strada efficiente e promettente per combattere numerose malattie e far progredire la ricerca medica.
Eppure, solo una percentuale molto bassa di genitori decide di donare il sangue cordonale del proprio bambino. Alcune famiglie preferiscono conservarlo per finalità autologhe, sostenendo un costo non trascurabile nonostante al momento non ci sia evidenza a favore dell’efficacia degli autotrapianti, come documentato dalla American Academy of Pediatrics.

Nella stragrande maggioranza dei casi il sangue cordonale viene eliminato come rifiuto medico (più del 95% delle volte negli Stati Uniti); in Italia, solo l’1% dei genitori dona il sangue cordonale alla banca pubblica. 
Uno studio recentemente pubblicato su Nature.com mostra che sarebbe possibile decuplicare le donazioni mediante semplici interventi non costosi e non invasivi (nudge), ossia fornendo ai futuri genitori informazione chiara e sintetica sulla procedura e chiedendo loro di esprimere l’intenzione di donare o meno prima del parto.
Si parla di nudge (traducibile con pungolo o spinta gentile), termine reso noto dal recente Premio Nobel Richard Thaler, quando si introducono misure non coercitive che inducono le persone a comportarsi in modo virtuoso in situazioni in cui esse vorrebbero, ma trovano difficile farlo. Nel caso specifico, i genitori possono non donare il sangue cordonale pur riconoscendone l’importanza perché rimandano il momento in cui compilare i moduli necessari alla procedura, oppure perché sovraccarichi di incombenze ed emozioni.
Le condizioni sperimentali dello studio (finanziato dalla Templeton Foundation e condotto su 850 donne che hanno partorito all’Ospedale Buzzi di Milano) prevedevano che i genitori ricevessero le informazioni sulla donazione nel primo o nel terzo trimestre di gravidanza (oppure, nel caso del gruppo di controllo, non le ricevessero affatto), e che venisse sottoposta loro la richiesta di esprimere l’intenzione di donare oppure no. In un ulteriore trattamento, all’informazione e alla richiesta ricevute nel primo trimestre, seguiva nel terzo trimestre un reminder finalizzato a ricordare loro la precedente decisione e dare la possibilità di modificarla.

Il trattamento che ha proposto l’uso combinato di un maggior numero di nudge (informazione, richiesta al primo trimestre più reminder e nuova richiesta) ha portato il tasso di donazione ad aumentare fino al 21%, paragonato al 2,7% delle donazioni da parte dei genitori che non avevano ricevuto informazioni e all’11,4% dei genitori che le avevano ricevute solo nel terzo trimestre senza richiesta né reminder.
Per rendere davvero efficiente il sistema delle donazioni, però, i nudge non dovrebbero essere diretti solo ai potenziali donatori.
Per quanto estremamente incoraggianti, infatti, i tassi ottenuti con l’esperimento avrebbero potuto raddoppiare in assenza di vincoli organizzativi e istituzionali, come la mancanza di personale abilitato alla raccolta del sangue cordonale e gli orari di chiusura della banca del sangue.
 
 

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