L'onda dei big data sulle sponde dell'Atlantico
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L'onda dei big data sulle sponde dell'Atlantico

RUOLO DELLA CONCORRENZA E DELL'INTERVENTO DEI POTERI PUBBLICI: SU QUESTO SI GIOCA LA CONTRAPPOSIZIONE TRA COME USA E EUROPA AFFRONTANO PRIVACY

di Mariateresa Maggiolino, professore associato di advanced information technology law

Che l’analisi dei big data serva alle imprese per migliorare i propri processi decisionali, ideare prodotti e servizi meglio capaci di soddisfare i consumatori e diffondere informazioni personalizzate atte a condizionare i mercati è fatto ormai conclamato, quasi scontato, al di qua e al di là dell’Oceano Atlantico. Se però negli Stati Uniti le imprese hanno imparato da sé a cogliere l’enorme potenziale economico racchiuso nei big data, nell’Unione Europea la Commissione ha invece avvertito la necessità di varare un imponente piano di politica industriale per recuperare il ritardo accumulato dalla nostra industria. 
Così, nel quadro della più generale strategia volta alla creazione del mercato unico digitale, la Commissione si sta adoperando per incrementare la generazione, la circolazione e l’utilizzo dei dati digitali e così assecondare il fiorire dell’economia dei dati. In particolare, la Commissione sta incoraggiando la digitalizzazione dell’industria europea, tramite il sostegno a una connettività sempre più rapida, la promozione del cloud computing, l’implementazione della rete delle cose, la definizione di standard tecnici di interoperabilità e il potenziamento delle capacità computazionali di attori commerciali e istituzionali. Inoltre, facendosi promotrice di un apposito programma di riforme, la Commissione sta supportando la libera condivisione e circolazione transfrontaliera non solo dei dati personali, ma anche di quelli non personali provenienti tanto dal settore privato, quanto dal settore pubblico, invero già tenuto a rendere possibile il libero accesso a, e il riutilizzo de, i dati in suo possesso. E in questo contesto la Commissione assegna un ruolo anche al diritto antitrust chiamato a vigilare sulle condotte delle potenti (e statunitensi) piattaforme digitali, così da garantire pari opportunità a tutte le imprese, anche a quelle (europee), che si accingono a operare nei mercati digitali.

Il medesimo approccio dirigistico non trova pari negli Stati Uniti dove già l’amministrazione Obama e la attuale Federal Trade Commission, ben consapevoli della determinazione delle imprese (e delle istituzioni) statunitensi a investire nell’analisi dei big data, hanno piuttosto evidenziano come l’elaborazione algoritmica possa diventare strumento di esclusione e discriminazione. Ad esempio, cosa accadrebbe se si demandasse alla sola analisi dei dati il compito di stabilire se Tizio possa accedere al credito? Potrebbe accadere che Tizio venga escluso non perché cattivo pagatore, ma perché coinvolto in un divorzio e, dunque, portatore di una caratteristica che lo colloca nel medesimo cluster al quale appartengono altri individui che in passato si sono rivelati insolvibili? Ancora, se l’analisi dei big data potesse consentire la non controllata emersione di informazioni sensibili, come quelle relative all’etnia o agli orientamenti religiosi delle persone, si potrebbe dare il caso in cui Caio si vede negare la possibilità di iscriversi a una università perché afro-americano o di fede islamica, con ciò producendo (involontariamente o celatamente) effetti contrari a quelli promossi dalle legislazioni anti-discriminatorie?

Invero anche la sensibilità europea conosce questi timori ai quali risponde con una legislazione a tutela della privacy di avanguardia. Una legislazione, inoltre, le cui tutele saranno a partire dal maggio del 2018 appannaggio dei cittadini europei ovunque essi si trovino, e cioè anche al di fuori dei confini dell’Unione. Nella prospettiva delle istituzioni statunitensi, invece, prima degli interventi normativi e a latere delle necessarie campagne di sensibilizzazione, dovrebbe essere la rivalità concorrenziale, ossia la lotta delle imprese per la conquista del favore e della fiducia dei consumatori, a impedire forme di esclusione e discriminazione degli individui.
Sulle sponde dell’Atlantico si ripropongono dunque, anche di fronte alle tecnologie della quarta rivoluzione industriale, vecchie contrapposizioni circa il ruolo della concorrenza e dell’intervento dei pubblici poteri nell’economia. 
 

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