Smart city, un laboratorio per comprendere futuro e tradizione
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Smart city, un laboratorio per comprendere futuro e tradizione

SONO QUATTRO I FENOMENI CHE STANNO ALIMENTANDO IL CAMBIAMENTO DELLE NOSTRE CITTA', CHE SEMPRE PIU' DIVENTANO CENTRI CRUCIALI PER L'ANALISI DEI COMPORTAMENTI DI INDIVIDUI E MERCATI

di Marco Percoco, professore di City management and competitiviness

Le nuove tecnologie digitali e le piattaforme multilaterali stanno trasformando le nostre vite in maniera radicale e, contemporaneamente, i panorami urbani che abitiamo stanno mutando le modalità di fruizione dei servizi alle persone e alle imprese.
La cosiddetta sharing economy, con il bagaglio tecnologico che la segue e la alimenta, sta migliorando le possibilità di incontro tra domanda e offerta, con quest’ultima ingrossata da una moltitudine di soggetti impegnati abitualmente in altre occupazioni. Questi nuovi operatori non professionali sono invece interessati a sfruttare, anche solo fugacemente, gli spazi di mercato che si aprono grazie a queste nuove tecnologie. I confini tra lavoratore autonomo e lavoratore dipendente, tra locatario, proprietario e fruitori sono ora così labili da rendere queste categorie a volte indistinguibili, se non prive di senso, e proprio tale confusione è una fonte di preoccupazione per gli enti regolatori. Diverse sono, dunque, le questioni sollevate dalla sharing economy, soprattutto rispetto al soddisfacimento dei requisiti regolatori per poter competere in determinati mercati. Ma le tecnologie digitali che consentono tale competizione pure aprono nuove frontiere per la ricerca geografica e trasportistica.

Il progetto che coordino, Sharing behavior and risk attitudes in the urban world, finanziato dall’AXA Joint Research Initiative, si propone di studiare gli aspetti spaziali e comportamentali del funzionamento della sharing economy, con particolare riferimento ai mutamenti indotti dalle nuove tecnologie digitali sulla struttura e sul funzionamento delle città del futuro prossimo. Diversi fenomeni stanno alimentando questo cambiamento strutturale.
In primo luogo, l’ingresso di multinazionali digitali sta allargando la dimensione di molti mercati tradizionali, dalla mobilità agli alloggi al consumo di cibo e molto altro. Questi mercati locali stanno ponendo questioni significative in termini di regolazione del lavoro e delle modalità di competizione.
Secondo, i meccanismi di sharing comportano una minore propensione dei consumatori rispetto alla proprietà dei beni che si utilizzano. Se si pensa alla mobilità urbana, questo potrebbe comportare un’interessante riduzione del numero di veicoli in circolazione, ma non necessariamente una riduzione delle percorrenze e, di conseguenza, della congestione e dell’inquinamento.

Terzo, da un punto di vista tecnologico, i veicoli a guida autonoma (eventualmente elettrici) stanno per diventare una realtà soprattutto nelle città americane e, considerato il fatto che un’auto privata è per oltre il 90% inutilizzata, questi saranno ragionevolmente condivisi, con una conseguente riduzione dei costi. Questo scenario potrebbe comportare tanto una riduzione dei costi esterni legati alla mobilità, attraverso una riduzione del numero di veicoli in circolazione e l’ottimizzazione dei tassi di riempimento, quanto un loro incremento. Avere infatti a disposizione un’auto che non ha bisogno di conducente potrebbe spingere le famiglie a vivere in località sempre più lontane dai centri delle città, alimentando il fenomeno della dispersione urbana. Questa situazione produrrebbe un incremento dei chilometri percorsi con un conseguente aumento dei costi esterni.

Quarto, le città stanno cambiando la loro forma e il loro funzionamento grazie a nuove tecnologie, ma anche, se non soprattutto, grazie a dati e algoritmi utili per migliorare le possibilità di incrocio tra domanda e offerta. Un rinnovato approccio a questo classico meccanismo di funzionamento dei mercati pone delle questioni rispetto all’accesso a determinati servizi che non dipenderà più solo dal reddito ed eventualmente dalla località di residenza, ma anche dalla possibilità di accesso alla rete con dispositivi fissi o mobili.
Le nuove città, le smart cities, offrono, dunque, non solo nuove modalità di consumo e produzione, ma anche rinnovate occasioni di analisi per comprendere come evolveranno geograficamente i mercati tradizionali, nonché come si comporteranno gli individui in quello stesso spazio.
 

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