Il peso alle urne degli immigrati
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Il peso alle urne degli immigrati

SE L'IMPATTO SULL'ECONOMIA DEL PAESE DI ACCOGLIENZA E' POSITIVO, LO STESSO NON SI PUO' DIRE RISPETTO ALLE ELEZIONI ANCHE SE ESISTONO DIFFERENZE TRA GRANDI CENTRI URBANI E PERIFERIE. CHE COSA DICE UNO STUDIO BOCCONI SU MILANO

di Carlo Devillanova, professore associato di International immigration and public policy

Nonostante i dati non giustifichino i toni allarmistici assunti dal dibattito sull’immigrazione, certamente il fenomeno è fonte di grande preoccupazione per i cittadini europei. Dal sondaggio Eurobarometro dell’autunno 2017 emerge, infatti, che l’immigrazione viene messa al secondo posto fra i problemi che si trova a fronteggiare l’Unione europea nel suo complesso e ciascun paese membro; nel 2015 si situava addirittura al primo posto. È ipotizzabile che questa preoccupazione si traduca in comportamenti politicamente rilevanti, sia da parte dei partiti che dei cittadini/elettori. Molti commentatori hanno infatti associato l’aumento dell’immigrazione al crescente consenso dei partiti contrari all’immigrazione stessa. Il fatto poi che in molti casi questi stessi partiti abbiano anche posizioni anti-europee o anti-sistema rende particolarmente rilevante il tema. Tuttavia, la semplice sincronia dei due fenomeni non consente di stabilire un nesso di causalità.
 
Il caso delle città metropolitane...
Recentemente, alcuni studi hanno testato empiricamente l’ipotesi che l’immigrazione causi un aumento dei voti per i partiti anti-immigrazione. Tutti questi studi sfruttano la variabilità nei tassi di immigrazione e negli esiti elettorali che caratterizzano aree geografiche all’interno di ciascun paese. Senza entrare nei dettagli tecnici (le difficoltà in questo tipo di analisi sono legate essenzialmente al fatto che gli immigrati scelgono dove risiedere), a  oggi i risultati sembrano confermare che un aumento della proporzione di immigrati in un’area causi una crescita della percentuale di voti ai partiti contrari all’immigrazione. Fanno eccezione uno studio sull’Austria (Steinmayr 2016), che però si basa su dati cross-section, e le grandi città (Barone et al. 2016; Dustmann et al. 2017).
Che cosa può spiegare il differente risultato nelle grandi città? Una prima possibile risposta è che gli abitanti delle metropoli hanno caratteristiche, in termini, per esempio, di istruzione e cultura, associate a una migliore predisposizione nei confronti degli immigrati. Se confermata, questa ipotesi suggerisce anche la possibilità di sterilizzare gli effetti elettorali dell’immigrazione attraverso politiche di istruzione. Una seconda risposta è che le grandi città sono state storicamente esposte alla presenza di immigrati e ciò ha reso i suoi abitanti più abituati/meno avversi all’arrivo di nuovi. Tuttavia, questa spiegazione è contraddetta dal fatto che la presenza previa di immigrati nella municipalità sembra esacerbare l’impatto elettorale dell’immigrazione (Dustmann et al. 2017). Un’ultima, forse meno incoraggiante, spiegazione è che i contesti metropolitani sono molto eterogenei e utilizzare la presenza media di immigrati oscuri importanti fenomeni di segregazione e, quindi, drammatiche differenze di esposizione dei cittadini al fenomeno.
 
 ... e quello del capoluogo lombardo
I risultati, ancora provvisori, di una ricerca che sto conducendo sulla città di Milano supportano quest’ultima ipotesi. L’analisi si basa su dati estremamente disaggregati: Milano è sezionata in circa settanta aree geografiche, caratterizzate da ampia variabilità nella presenza di cittadini stranieri e negli esiti elettorali. Sfruttando questa variabilità, nel tempo e fra aree, trovo un forte impatto dell’immigrazione sugli esiti elettorali: positivo sulla percentuale di voti a partiti anti-immigrazione e negativo sul tasso di affluenza alle urne. Quindi, le grandi città non costituirebbero un’eccezione alla regola.
A mio parere, complessivamente i risultati di questo filone di ricerca sottolineano un forte scarto tra gli effetti economici dell’immigrazione, stimati essere generalmente positivi, almeno per l’Italia, e gli effetti politici. Io credo che ridurre questo scarto, con campagne di informazione, ma anche affrontando gli eventuali conflitti distributivi innescati dai flussi migratori, debba diventare una priorità per quei partiti politici che sono stati penalizzati dall’immigrazione.
 

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