Prove d'embargo
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Prove d'embargo

SERVONO DAVVERO LE SANZIONI CONTRO GLI STATI? SI', PER L'OPINIONE PUBBLICA DI CHI LE IMPONE. MA PER CHI LE SUBISCE E' TUTTA UN'ALTRA STORIA

di Elisa Borghi, docente di foundations of globalization

Le recenti crisi internazionali riaccendono i riflettori sull’utilizzo delle sanzioni economiche e sulla loro efficacia. Alcuni ricercatori sono critici, affermando che la capacità delle sanzioni di conseguire l’obiettivo politico dichiarato è molto limitata. Hufbauer e coautori, nel più famoso testo di analisi e rassegna di quasi 200 episodi di applicazione nel Novecento, stabiliscono che solo in un caso su tre si è giunti a un effettivo cambiamento nel comportamento dei soggetti sanzionati. La probabilità di successo dipende dal costo imposto dalle sanzioni al paese. Tale costo è maggiore se i paesi che introducono le sanzioni hanno una influenza rilevante sull’economia dello stato. Le sanzioni imposte da più stati si rivelano maggiormente efficaci perché limitano le possibilità di sfruttare relazioni economiche con paesi terzi per eludere gli effetti dell’embargo economico.
Un altro aspetto che influenza la capacità di successo è la situazione economica, finanziaria e sociale del paese sanzionato. Le sanzioni possono sortire effetti rilevanti se riescono a generare una pressione politica forte sul gruppo dirigente, affinché adotti i comportamenti desiderati.

Questo risultato è più probabile se il paese versa già in condizioni di instabilità. In alcuni casi, tuttavia, le restrizioni economiche possono sortire effetti perversi, stimolando sentimenti nazionalistici e patriottici e spingendo la popolazione e i gruppi di opposizione negli stati obiettivo a coalizzarsi con il regime in difesa della sovranità nazionale contro l’imposizione proveniente dall’estero. La probabilità di effetti perversi è maggiore se il costo delle sanzioni ricade sulla popolazione: sempre più di frequente gli stati hanno fatto ricorso a sanzioni mirate, rivolte a settori, singole imprese o individui collegati al gruppo di potere, per limitare le conseguenze negative per la popolazione. La probabilità di successo è da molti considerata bassa; tuttavia, negli studi essa potrebbe essere sottostimata per un effetto di selezione. L’imposizione di sanzioni è preceduta dalla minaccia della loro introduzione; se questa appare credibile e il costo stimato delle eventuali sanzioni sufficientemente elevato, la controversia può risolversi prima che si arrivi a un effettivo embargo. In questa situazione, i casi in cui si osserva l’effettiva introduzione di misure restrittive sono ad elevato rischio di fallimento, essendo il seguito di una minaccia inefficace.

Ma dunque, di fronte a risultati limitati, perché i paesi ricorrono così di frequente alle sanzioni? In molti casi esse rimangono l’ultimo strumento possibile oltre all’intervento armato, spesso considerato costoso e inaccettabile. Inoltre, possono svolgere un importante ruolo di segnalazione nei confronti dell’opinione pubblica interna e della comunità internazionale. Introducendo le sanzioni, il paese dichiara la propria posizione e dimostra di adottare un atteggiamento attivo.
 

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