L'agenda dell'integrazione che verra'
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L'agenda dell'integrazione che verra'

MARIO NAVA (ALUMNUS BOCCONI E COMMISSIONE EUROPEA) INDICA I PROSSIMI NECESSARI PASSI

La regolamentazione, la sorveglianza e la risoluzione bancaria e finanziaria, presso la Commissione europea, portano anche il nome di un alumnus Bocconi, Mario Nava (laurea nel 1989 in economia politica). Dopo ventitré anni di lavoro nell’istituzione, oggi Nava è direttore responsabile per la sorveglianza del sistema finanziario e la gestione delle crisi.

Come si è sviluppata la sua esperienza in Commissione?
Sono entrato per concorso nel 1994: qualcosa come 30.000 candidati per 150 posti. Ho iniziato prima alla Direzione generale fiscalità occupandomi di struttura delle politiche fiscali, poi presso la Direzione bilancio facendo previsioni di bilancio e lavorando allo sviluppo della finanza pubblica europea, e poi nel 2000 sono entrato prima nel Gabinetto di Mario Monti, allora commissario per la Concorrenza, e nel 2001 in quello dei consiglieri economici e politici di Romano Prodi, allora presidente della Commissione. Lì sono stato uno dei rapporteurs del Rapporto Sapir. In quei dieci anni ho imparato molto. Dal 1 maggio 2004, il giorno del più grande allargamento nella storia europea, ho assunto una posizione manageriale presso la Direzione generale del mercato interno, prima occupandomi di mercati finanziari e, dal 2013 come Direttore per la regolamentazione e la supervisione delle banche e ora per la sorveglianza finanziaria e la gestione delle crisi.

Che cosa comporta il suo ruolo?
In sintesi, la direzione di cui ho la responsabilità ha il compito di vigilare sullo stato di salute del sistema finanziario nell’Eurozona, sia da un punto di vista macro finanziario (per paese) che micro finanziario (per istituzione), ivi compresa la verifica dell’applicazione delle norme sulle banche in difficoltà. È una delle quattro Direzioni operative della DG per la Stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l’unione dei mercati di capitale (Fisma - Financial Stability, Financial Services and Capital Markets Union) che risponde politicamente al vice presidente Dombrovskis. 

Come si vive oggi l’idea di Europa all’interno della Commissione?
È un’idea che ha vissuto momenti facili e altri meno facili. Il 2016 è stato un anno molto complicato; nel 2017, invece, le cose sono migliorate e, come ha sottolineato il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker nel discorso di settembre sullo stato dell’Unione, adesso «il vento è nelle vele dell’Europa». D’altronde, lavorare all’interno delle istituzioni europee, e in Commissione in particolare, significa sviluppare la capacità di ascoltare le esigenze dei tanti stakeholder coinvolti, di concentrare le diverse opinioni ed esigenze in una politica di sintesi e di avere la flessibilità e resilienza per farle approvare e implementare.

Come sta procedendo l’integrazione finanziaria nell’Unione, secondo lei?
Credo che in quest’area abbiamo saputo fare tesoro del dramma enorme, sia finanziario sia umano, che è stata la crisi. In un certo senso non l’abbiamo sprecata, perché abbiamo creato delle condizioni per ridurre enormemente sia la probabilità che una seconda crisi di quella grandezza si ripeta, sia i danni che essa provocherebbe. I governi e il Parlamento europeo hanno capito fin da subito che c’era da fare una scelta di campo nettissima: o più integrazione per poter mantenere i benefici economici del mercato unico europeo – un formidabile strumento di crescita e occupazione – o la disintegrazione dell’Unione. La determinazione di tutti gli attori nel procedere verso l’unione bancaria ha ridato fiducia ai mercati e ha permesso loro di ritornare un elemento di stabilità e di crescita per l’economia reali.

E nel prossimo futuro?
Riguardo al futuro dell’integrazione finanziaria, ritengo che sia urgente completare la Banking Union  e dotarla della garanzia unica sui depositi e del backstop per il fondo di risoluzione. Ci tengo a sottolineare che la Banking Union è aperta a tutti i paesi europei, non solo ai paesi dell’area euro. Inoltre è urgente completare la Capital markets union per offrire all’economia reale diverse e competitive fonti di finanziamento e di investimento.

Per approfondire
Alla ricerca dell’idea d’Europa
Il vero ostacolo al circolo virtuoso tra crescita e fiducia
Terrorismo, il conflitto delle norme
I deficit del piano per i Neet
Debito pubblico, la lezione greca
I giudici dell’euro web
Se l’unione monetaria è meglio
La pressione fiscale non ha colore

 

di Andrea Celauro

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