Un museo di famiglia icona del Made in Italy
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Un museo di famiglia icona del Made in Italy

UN LUOGO DOVE TROVARE TUTTI, MA PROPRIO TUTTI, I MODELLI ALFA ROMEO, ANCHE QUELLI PIU' RARI. L'IDEATRICE E' UNA BOCCONIANA CRESCIUTA NEL MITO DEL BISCIONE

La storia di un marchio ma, anche, la storia dell’auto e quella dell’Italia. E, infine, quella di una famiglia. Nel Museo Fratelli Cozzi, a Legnano, sono esposte circa 60 vetture Alfa Romeo, tutti i modelli creati dalla casa automobilistica del Biscione, con alcune rarità. L’iniziativa è nata nel 2015 ed è partita ufficialmente l’anno successivo, “per dare visibilità alla straordinaria collezione di mio padre, che è il titolare della più vecchia concessionaria Alfa Romeo al mondo e che ha sempre tenuto per sé un esemplare di ogni modello prodotto”, spiega Elisabetta Cozzi, direttore, ideatrice e anima del museo, laureata in Economia aziendale nel 1992 con tesi di marketing.

Una collezione, comprendente anche molto materiale illustrativo e pubblicitario a partire dagli anni 50, che è anche una sorta di storia del marketing di questi 60 anni. “Un archivio immenso che stiamo digitalizzando per renderlo il più fruibile possibile e che è il degno corollario delle nostre magnifiche auto. Il museo, realizzato da un importante studio di architetti, si snoda lungo tre direttrici contrassegnate da colori: il nero, che rappresenta la cultura; il rosso, la passione; il bianco, gli eventi”, spiega Elisabetta. “Il museo è anche un luogo molto richiesto dalle aziende per organizzare eventi”.

Il museo è entrato a far parte di Musei Impresa, del circuito del Fai, ed è visitabile da chiunque, gratuitamente, previa registrazione sul sito, una volta al mese, “anche se, visto che la disponibilità viene esaurita in pochissimi giorni, stiamo pensando di aumentare il numero delle visite. Alfa Romeo è un marchio fondamentale nella storia del made in Italy”, prosegue Elisabetta Cozzi, “il nostro è un patrimonio che va fatto conoscere. Intercettare i turisti, anche quelli stranieri, il nostro prossimo obiettivo”.
 

di Davide Ripamonti

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