Il fattore vincente e' la comunicazione
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Il fattore vincente e' la comunicazione

DESIGN, DELIVERY ED EMBED: E' LA FORMULA PER L'INNOVAZIONE DI PIO, ALUMNUS BOCCONI, AL WFP

Non spendere meno, ma  spendere meglio. Far sì che ogni dollaro donato produca il maggior impatto possibile nella lotta alla fame nel mondo. È, in pratica, l’obiettivo per cui lavora ogni giorno Giovanni Pio, 39 anni, un Mba presso SDA Bocconi e una posizione di Head of global change management al World food programme dell’Onu, l’agenzia di aiuto umanitario più grande del mondo: con 6 miliardi di dollari di contributi volontari l’anno e 15 mila dipendenti, il Wfp distribuisce ogni anno 3,5 milioni di tonnellate di cibo fornendo aiuto a 90 milioni di persone ogni giorno.
 
Come si declina la gestione del cambiamento in questo tipo di organizzazioni?
Aiutando i paesi destinatari dei fondi a massimizzare ogni singolo dollaro ricevuto. L’Onu opera anche in contesti di emergenza e guerra, ha quindi procedure complesse e spesso molto articolate. Il nostro lavoro è renderle il più possibile lineari ed efficienti lavorando sulle core operation con un approccio strategico non trascurando mai quello finanziario.
 
Quali sono i passi per farlo?
Attraverso un processo che si concretizza principalmente in tre fasi: design, deliver ed embed. In sostanza, partendo dalle best practice, misuriamo i livelli accettabili di rischio e valutiamo le opportunità di spazi di miglioramento e innovazione. Con un attento processo di comunicazione interna, introduciamo la cultura del cambiamento a tutti i livelli dell’organizzazione. Un aspetto importante è non concentrarsi solo sul cosa cambiare, ma approfondire e descrivere il come cambiare in modo efficiente, con tempi brevi e risorse limitate.
 
A volte non deve essere facile fare accettare il cambiamento
Cerchiamo soluzioni win-win, che siano il più possibile ottimali per tutti. In questo, la chiave è la comunicazione, senza di essa non si comprendono direzione e necessità del cambiamento. Richiede tempo e risorse e molto spesso è tralasciata, mentre è importante che sia integrata dall’inizio del processo.
 
È diverso fare change management nel settore pubblico rispetto alle aziende?
Nel settore privato è più facile che le decisioni calate dall’alto vengano accettate grazie ai meccanismi di incentivi aziendali. Mentre per avere successo nel settore pubblico c’è bisogno della massima condivisione e del massimo supporto fin dalle fasi iniziali. Sono la condivisione e il senso di appartenenza all’obiettivo finale che producono il risultato positivo. Nel settore pubblico, poi, sono ancora più importanti il monitoraggio e la valutazione dei risultati.
 
Si sviluppano le organizzazioni e cambia la risposta umanitaria. Come si è evoluta la vostra?
In passato ci limitavamo a distribuire cibo. Oggi, movimentarlo nel mondo è più complesso e costoso. Ci stiamo quindi spostando verso forme di aiuto diverse, come il cash and voucher, ossia la fornitura di carte prepagate, che vengono caricate con denaro (30-40 dollari al mese) spendibile dal beneficiario per diversi usi, non solo per il cibo. In questo modo si preserva maggiormente la dignità dell’individuo, si crea un effetto positivo sull’economia locale (economy multipier) ed è quindi più rapido il superamento della situazione di crisi.
 
In questo processo di sviluppo del Wfp, quanto ha aiutato l’innovazione?
Molto e su diversi fronti. Oggi si può donare un pasto grazie a un’app (Share the Meal); possiamo monitorare la posizione dei nostri mezzi (e il carico che trasportano) e i movimenti delle popolazioni sulle quali intervenire; possiamo sviluppare colture idroponiche in loco  e possiamo fornire mix precisi di calorie a ogni target di popolazione in base alla reale necessità.
 
La fame nel mondo si può sconfiggere?
Oggi, 795 milioni di persone nel mondo non hanno abbastanza cibo. Una cifra che è scesa di 216 milioni dal 1990 ed equivale a 1/9 della popolazione mondiale. Porre fine alla fame nel mondo è possibile. È necessario ridurre gli sprechi alimentari, sviluppare accordi sul traferimento di ricchezza, continuare a innovare e ridurre il gap tecnologico nei paesi in via di sviluppo.
 

di Andrea Celauro

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