Italia batte Olanda nella sfida sulle rinnovabili
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Italia batte Olanda nella sfida sulle rinnovabili

A DIFFERENZA DEI PAESI BASSI, CAMPIONI DI SOSTENIBILITA' AMBIENTALE, ANCORA FERMI AL PALO, NOI ABBIAMO RAGGIUNTO GLI OBIETTIVI DEL PACCHETTO 202020. ASPETTANDO LA RIVOLUZIONE NEL SETTORE DEI TRASPORTI, ORA L'IMPEGNO E' RIVEDERE LE NORMATIVE PER GARANTIRE L'INGRESSO SUL MERCATO ANCHE DI NUOVI, E PICCOLI, OPERATORI

di Federico Pontoni, docente di Environmental planning and environmental assessment

Come certificato da Eurostat, nel 2015 le fonti rinnovabili hanno contribuito per il 17,5% al soddisfacimento dei consumi energetici italiani. Questo rappresenta un traguardo importante. Nell’ambito degli obiettivi ambientali che l’Unione Europea si è posta per il 2020, il famoso pacchetto 20-20-20, all’Italia, infatti, è stato assegnato un doppio traguardo specifico: un contributo di almeno il 17% di rinnovabili a copertura dei consumi interni e una riduzione delle emissioni di gas climalteranti di almeno il 20%. Con largo anticipo, il nostro paese ha raggiunto entrambi gli obiettivi: nell’arco di un decennio, in Italia, il peso delle fonti rinnovabili è passato dal 6 al 17,5%. Tale crescita rappresenta una storia di successo da raccontare a paesi come l’Olanda che, seppur nell’immaginario complessivo incarnano la virtù della sostenibilità ambientale, sono, nella realtà dei fatti, rimasti fermi al palo, con un contributo delle rinnovabili pari a poco più del 5% rispetto all’obiettivo del 14%. 
Più nel dettaglio, sul totale della produzione energetica da fonti rinnovabili, il contributo delle rinnovabili elettriche è pari al 44%; quello delle rinnovabili termiche è pari al 50% e quello dei biocarburanti (settore trasporti) è pari al 6%. In modo particolare, in questo decennio le rinnovabili elettriche sono cresciute in maniera considerevole: in meno di 10 anni, il loro contributo è raddoppiato e oggi rappresentano ben oltre il 30% della generazione elettrica. Nel settore termico, invece, le rinnovabili pesano per il 20% dei consumi totali. Solo nel settore dei trasporti il contributo delle rinnovabili resta modesto e pari al 6%.

Non si può negare che tale crescita, soprattutto nel settore elettrico, sia stata agevolata da incentivi particolarmente generosi che gravano sulle bollette dei consumatori italiani. Allo stesso tempo, le rinnovabili hanno ridotto sia il prezzo medio della borsa elettrica sia la necessità di import di fonti fossili. Inoltre, il forte incremento della capacità installata ha contribuito a ridurre i costi d’investimento, tanto che oggi, pur in assenza di incentivi, privati cittadini e operatori economici continuano a installare capacità elettrica rinnovabile.
La crescita nel settore termico, graduale e costante, è dovuta in parte a un più favorevole trattamento fiscale, in parte a un’apprezzabile economicità di tali fonti rispetto ai combustibili fossili.
Il recente passato e il presente sono rosei; che cosa ci aspetta per il futuro? In attesa di una vera e propria rivoluzione dei trasporti, nell’ambito elettrico e nell’ambito termico, le rinnovabili sembrano destinate ad avere un successo duraturo. La modularità degli impianti e gli investimenti relativamente contenuti, in un mercato liberalizzato con una pluralità di attori innovativi, sembrano delle carte vincenti che le fonti tradizionali non hanno.

Almeno in Europa, il gigantismo energetico sembra tramontato: le gravi difficoltà finanziarie dei grandi progetti energetici (a partire dalle centrali nucleari inglesi e francesi, con il recente fallimento di Toshiba-Westinghouse), sembrano confermare che il futuro è sempre più rinnovabile e modulare. Per questo motivo, si tratta ora di rivedere completamente le regole di funzionamento del settore, per favorire soluzioni innovative sia per la produzione sia per il consumo di energia, agevolando e non limitando l’ingresso di nuovi operatori e l’adozione di nuove idee di business.
 
 

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