Rita e' tra i 16 World Fellow di Yale. E poi tornera' all'Onu
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Rita e' tra i 16 World Fellow di Yale. E poi tornera' all'Onu

IMPEGNATA SUL CAMPO AD HAITI, DOVE AIUTA A RICOSTRUIRE IL PAESE SCOVOLTO DAL TERREMOTO DEL 2010, L'ALUMNA RITA SCIARRA SARA' LA PRIMA DONNA ITALIANA A FAR PARTE DEL PRESTIGIOSO PROGRAMMA

Il sogno di ragazza, dirigere l’ospedale del piccolo paese della provincia di Cosenza in cui è nata, Altomonte, si è trasformato nella realtà di adulta, e cioè un ruolo di primo piano nelle Nazioni Unite, dove è a capo dell’unità per la riduzione della povertà ad Haiti, il paese caraibico che ancora stenta a riprendersi dal terribile terremoto del 2010.
Rita Sciarra, 36 anni, laureata Clapi nel 2004, una lunga carriera che a partire dall’università, “e grazie inizialmente proprio all’Università Bocconi e alla vittoria del Premio Ulisse, che mi ha permesso di iniziare a viaggiare”, l’ha portata a dare il proprio contributo in alcune delle aree più disagiate del pianeta, come l’India, la Tanzania, la Bolivia, Santo Domingo e ora, appunto, Haiti, è stata selezionata come World Fellow presso l’Universita di Yale in un programma che coinvolge 16 ricercatori scelti in ogni parte del mondo che siano impegnati in attività a favore degli altri.
“Siamo tutte persone a metà carriera”, spiega Rita, “con cose importanti alle spalle ma con ancora tanti obiettivi davanti a sé. È un programma che esiste da 15 anni e sono la prima donna italiana a essere stata chiamata”.

Il programma si svolgerà da luglio a dicembre e consisterà in una serie di attività differenti: “Dovremo tenere dei corsi in cui racconteremo le nostre esperienze”, continua Rita, “poi l’università preparerà un programma ad hoc rivolto a noi, per implementare le nostre conoscenze; infine, saremo chiamati a fare da mentor a studenti interessati a lavorare nei settori della cooperazione”.
Al termine, Rita tornerà ad Haiti, dove il suo lavoro è molto importante: “Quello che ho fatto appena arrivata lì è stato lavorare a un progetto il cui obiettivo era pulire le macerie e riciclarle, poi mi è stata affidata la gestione di una serie di altri progetti di recupero di quartieri distrutti, prima di passare all’incarico che svolgo attualmente. Devo dire che la mia vita è una continua application”.

Per i prossimi 10-15 anni Rita si immagina ancora nelle Nazioni Unite, “dove posso contribuire a dare opportunità a chi non le ha, ma il mio sogno nel cassetto è tornare in Italia, dove c’è molto da fare, magari proprio in quella Calabria da cui sono partita. Quello che voglio dire ai giovani è che devono credere nel proprio sogno e perseguirlo anche se all’inizio si riceve qualche no. Volevo lavorare in questo campo e ce l’ho fatta. Forse un giorno dirigerò proprio quell’ospedale, come sognavo all’inizio del mio percorso”.
 

di Davide Ripamonti

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