A Dubai per seguire il grande flusso della finanza
FRANCESCA PAOLINO, CHAPTER LEADER DELLA PENISOLA ARABICA DELLA BAA, RACCONTA LA PROPRIA ESPERIENZA DI ASSOCIATE ANALYSTMilano, New York, Dubai. Da un lato all’altro del globo sulle orme della finanza. Francesca Paolino, laureata in finance nel 2013 e da poco alla guida del chapter BAA della Penisola Arabica, racconta una storia fatta di grande determinazione. Ventotto anni, un’internship al Monte dei Paschi a Milano e uno in un private wealth management a Wall Street, dal 2014 è stabilmente in quella che è una delle città simbolo degli Emirati, dove è associate Analyst per Moody’s Investors Service.
Di cosa si occupa esattamente?
Faccio parte del Financial Institution Group (Fig). In sintesi, il mio team pubblica report finanziari e ricerche su banche e società finanziarie dopo un attento e dettagliato lavoro di analisi e assegna loro rating. Copriamo i paesi del Golfo e del resto del Medio Oriente, io mi occupo in particolare di Kuwait, Emirati e Oman.
Quanto è importante che dietro ai rating ci siano ancora persone e non solo algoritmi?
Molto, perché nonostante la definizione generale di rating sia quella di un indice che misura la capacità di restituire i crediti ricevuti in base a una scala standardizzata, credo che l’interpretazione dei dati e l’aspetto qualitativo siano di fondamentale importanza in questo processo.
Com’è lavorare a Dubai?
La città ha una mentalità aperta e accogliente, ci si confronta con un ambiente multiculturale che ti insegna a essere tollerante e a relazionarti con persone con retaggi molto diversi. Nel mio team si parlano quattro lingue e ognuno proviene da continenti diversi. Sono l’unica donna in questo contesto, ma ho la fortuna di lavorare nella free zone finanziaria (District International Financial Centre), molto occidentalizzata.
Cultura aperta e poliedrica. Ma dal punto di vista finanziario?
La piazza di Dubai è una delle più conosciute del Golfo e in forte crescita. Il volume delle transazioni sul mercato dei capitali ancora basso rispetto a quello di Londra o New York, ma credo che sia naturale per una città di circa 30 anni. Inoltre, la struttura di alcune istituzioni finanziarie è ancora la cosiddetta plain vanilla, piuttosto standard e in sperimentazione. In generale, nei paesi limitrofi ci sono piazze finanziarie più sviluppate e altre meno: Dubai insieme ad Abu Dhabi sono comunque in continuo sviluppo.
Ma nel suo futuro ci sarà sempre Dubai?
Per adesso sì, almeno per un triennio. Poi si vedrà. Mi piacerebbe tornare a New York, la mia seconda casa.
E l’attività in seno alla BAA?
Puntiamo networking e formazione, utili in un paese dove tutti si sentono ben accetti e a loro agio ma comunque lontano da casa. Credo che il legame con l’alma mater conti più di qualunque altro nome sul curriculum e nella vita: l’azienda può licenziarti, la tua università resterà con te per sempre.
di Andrea Celauro