Quei civil servant con il mondo come ufficio
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Quei civil servant con il mondo come ufficio

CHE SIANO AMBASCIATORI DEL PROPRIO PAESE O FUNZIONARI INTERNAZIONALI DI GRANDI ORGANIZZAZIONI PUBBLICHE, IL LORO LAVORO SEGUE L'EVOLUZIONE E LE RIFORME DEL CONTESTO GLOBALE CHE OGGI SEMBRA SVUOTARE IL SISTEMA DI CONSULTAZIONE MULTILATERALE A FAVORE DEL BILATERALISMO. CON IL RISCHIO PERO' DI NON AVERE PIU' TAVOLI RILEVANTI PER DISCUTERE PROBLEMI COMPLESSI E RISOLVERE O, MEGLIO ANCORA, ANTICIPARE I CONFLITTI

di Valentina Mele, direttore del Master of Science in economics and management of government and international organizations

In un contesto globale sempre più policentrico e caratterizzato da interazioni complesse tra attori, si può affermare che sia quanto mai necessaria la presenza di piattaforme già consolidate quali le organizzazioni e le relazioni internazionali. Tuttavia l’emergere di istanze nazionalistiche, incentrate su interessi locali e di orizzonte limitato, nonché la priorità frequentemente accordata a negoziazioni bilaterali sono tra i principali fenomeni in grado di mettere in discussione il sistema di consultazione e intervento multilaterali emersi nel secondo dopoguerra. Un rischio tangibile per le strutture e le dinamiche di multilateralismo non è tanto quello di essere eliminate a breve, quanto la cosiddetta minaccia di irrilevanza che potrebbe portare a un lento ma incessante svuotamento di ruolo, funzioni e salienza politica. 
Gli attori del multilateralismo si sono interrogati da tempo, non sempre trovando risposte convincenti ma ingaggiando tuttavia in processi di riforma sistemici. I tentativi di cambiamento più visibili riguardano la struttura del multilateralismo, con riforme che includono, per esempio, la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e istanze maggiormente federative o al contrario di frammentazione dell’Unione Europea. In parallelo ai cambiamenti o tentativi di cambiamento macro, si stanno prefigurando cambiamenti micro che riguardano le carriere internazionali e che, sebbene meno visibili, rappresentano forse oggi una delle leve più promettenti di incisività del multilateralismo nelle dinamiche reali.

Il doppio percorso dei funzionari
Per comprendere questi cambiamenti vanno distinte intanto due principali categorie di carriere pubbliche internazionali, ossia quella diplomatica e quella dei funzionari internazionali. La prima concilia elementi di internazionalità con una forte connotazione domestica. Il ruolo svolto da ambasciatori e staff diplomatico in generale include la conduzione delle relazioni internazionali del paese di appartenenza e prevede una carriera cadenzata da incarichi all’estero e rientri presso il ministero degli Esteri del paese di appartenenza, alimentando così l’identità nazionale. La seconda carriera è invece basata sul principio che i funzionari acquistino un’identità sovranazionale che nel tempo li porterà a essere parte di una élite cosmopolita scollegata dal paese di appartenenza ma soprattutto dagli interessi specifici dei relativi governi. Il valore anche simbolico di questo principio, incluso per esempio nello statuto delle Nazioni Unite e nella costituzione dell’Unione Europea, è sancito spesso da un giuramento di fedeltà all’organizzazione in cui il funzionario si impegna a non obbedire a interessi specifici del paese di appartenenza.
Premesse le principali differenze tra le due carriere, si può ravvisare nell’evoluzione in corso della diplomazia, tradizionalmente incentrata su un marcato acume politico e relazionale, una crescente attenzione all’erogazione di servizi pubblici a cittadini e imprese all’estero. Questa nuova diplomazia di servizio si basa su un profilo professionale che premia, secondo quanto riporta lo stesso ministero per gli Affari esteri italiano, «interdisciplinarità, rapidità, professionalità, preparazione e comunicazione».
 
Parola d’ordine mobilità
Una delle parole chiave, invece, negli sviluppi più recenti delle carriere di funzionario internazionale è quella di permeabilità. Questa si concretizza a livello di aree di intervento, incoraggiando e permettendo passaggi come per esempio dall’ambito sanitario a quello dello sviluppo economico; a livello di settore, facilitando l’accesso dal settore privato; a livello di mobilità all’interno di una stessa organizzazione, quindi promuovendo l’esperienza sia presso il quartier generale sia sul campo. In alcune organizzazioni la mobilità è addirittura obbligatoria, come nel caso dell’ufficio dell’Alto commissario per i rifugiati o il World food programme dove la rotazione è prevista a cadenze periodiche.
Nonostante le differenze, negli sviluppi di queste due carriere internazionali è possibile individuare una cifra comune. Diplomazia di servizio e permeabilità sembrano entrambe rispondere al bisogno di aumentare l’efficacia delle attività connesse al multilateralismo. Facendo scendere dalla torre d’avorio i funzionari si diminuisce il rischio che abbiano una visione parziale e che offrano soluzioni poco incisive. Sviluppi che facilitano l’osmosi tra pubblico e privato, lo scambio di competenze tra unità, organizzazioni e aree di intervento attraverso la mobilità interna e un’attenzione crescente a erogare servizi più immediatamente visibili ai destinatari finali sono segnali incoraggianti della ricerca di rilevanza. 
Un caveat tuttavia è che in questo sforzo apprezzabile non si ceda alla tentazione di ricette universali e slogan di facile consenso, dimenticando esigenze specifiche legate al mandato. Il multilateralismo non dovrebbe quindi essere ridotto nell’immaginario collettivo e nei disegni di riforma a interventi concreti. Negoziazioni internazionali lunghe, estenuanti e dall’esito incerto rimangono infatti una delle poche opportunità delle nostre società di affrontare problemi complessi, risolvere o anticipare conflitti.

Per approfondire:
Nel mio destino c’era scritto Washington. La storia di Andrea Salerno
Ho scoperto di avere fame ad Expo2015. La storia di Tatiana Tallarico
Da bambina il mio sogno era fare l’ambasciatore. E oggi ho le valige sempre pronte. La storia di Aurora Russi
Sono una globetrotter al servizio della salute. La storia di Marzia Calvi



 
 

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