Tra affetto e consigli, gli alumni si fanno sentire
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Tra affetto e consigli, gli alumni si fanno sentire

CON IL NUMERO DI APRILE DI VIASARFATTI25 INAUGURIAMO LA PUBBLICAZIONE DELLE LETTERE CHE OGNI MESE ARRIVANO IN REDAZIONE. CONTINUATE A FARCI SAPERE QUALI SONO I VOSTRI INTERESSI, I VOSTRI RICORDI DELLA BOCCONI E RACCONTATECI LA VOSTRA STORIA

La motivazione arriva dalle storie
Caro Gianmario,
Per motivare i futuri studenti forse possiamo scrivere le storie degli alumni da tutto il mondo. Io sono nata in Romania, ho vissuto in Italia e poi mi sono spostata a San Francisco. Devo riconoscere che studiare alla Bocconi mi ha aiutato ad aprire due business negli Stati Uniti. Storie come le nostre motiveranno i futuri studenti a studiare in questa università. Per me è stata un’esperienza che ha cambiato la mia vita.
Grazie
 
Carmen Giulia DUNBAR, corso di Economia e gestione d’azienda (Cega) 1994
 
 
Una vita con voi
La vita vissuta con voi è di per sé una bella e interessante vita.
 
Pier Antonio Brasi
 
 
Negoziazione e nuovi business?
Illustrissimo Rettore,
Condivido il Suo pensiero, gli obiettivi ed il percorso intrapreso.
In merito ai temi che mi piacerebbe fossero proposti, attraverso approfondimenti e casi concreti, annovero quello della Negoziazione e quello dello Sviluppo di nuovi business.
Sperando di averLe fatto cosa gradita
Le porgo cordiali saluti
 
Marco Ciferni, laurea in Economia aziendale 2005
 
 
Amministrazione e controllo da sempre e per sempre
Chiarissimo Rettore, 
Ringrazio ed esprimo tutto il mio apprezzamento per il costante e fattivo sforzo nel creare la community Bocconi.
La Bocconi è l’habitus di una vita e colgo l’occasione per rivolgere i miei affettuosi ringraziamenti all’Università ed a tutti i miei docenti.
In alcuni casi è stato un onore poter riproporre nella mia vita professionale i metodi, i concetti e la mentalità che mi è stata donata dalla Bocconi e da questi docenti, coi quali mi farebbe piacere potermi confrontare su alcune tematiche specifiche.
Purtroppo sono un alumna distante e molto occupata. Ma il contatto con Bocconi è irrinunciabile. Attualmente sono responsabile amministrativo presso una sede locale della Croce Rossa Italiana, quindi opero in un settore dagli sviluppi interessanti. Il mio indirizzo vocazionale è amministrazione e controllo da sempre e per sempre. Ho avuto la sorte lavorativa di operare in aziende piccole, medie, pubbliche e da pubbliche divenute terzo settore. Sono interessata alla progettazione europea. Opero anche nell’ambito della protezione civile e uno dei progetti futuri è un master in disaster management.
Di recente, mi sono riavvicinata alla statistica per alcuni studi sulla sicurezza in sede di eventi sportivi. Per la statistica ero rimasta molto soddisfatta dall’ottimo corso Bocconi.
Altro mio interesse sono le tematiche in cui scienze ingegneristiche ed economiche si intersecano.
Scusandomi per essermi dilungata e per il tono confidenziale, ancora ringrazio per questo contatto diretto che mi porta a ripensare a quando i “miei” docenti della Bocconi mi spronavano a trovare sempre una soluzione.
Con i migliori auspici per il Rettorato.
I più cordiali saluti
 
Raffaella Ester Civardi, laurea in Economia aziendale 2001
 
 
Fatemi sapere come sta cambiando l’economia
Buongiorno,
dopo la laurea è stato un continuo viaggiare per conto della piccola azienda di famiglia. Esperienze, errori, entusiasmi e delusioni ma con un risultato complessivo in positivo. 
Ora vivo in Asia, dove la crescita e l’entusiasmo non si sono ancora affievoliti come in Europa, dove ormai è tutto un groviglio di pure leggi senza mercato. 
Pur non avendo assolutamente tempo da dedicare per corsi di approfondimento (che amerei fare), devo dire che il tema che più occupa la mia mente negli ultimi anni è... quanto le teorie classiche economiche (Porter!) che ci venivano insegnate negli anni Novanta sono ancora valide oggigiorno, in mercati completamente internazionali, dove valgono regole assolutamente antiteoria con tassi di interesse perfino negativi e per periodi lunghissimi....
Mi piacerebbe avere il tempo per un aggiornamento sulle teorie economiche che si sono sviluppate nell’ultimo decennio. Magari basta un buon libro... se potete consigliarmi qualche libro sul tema, magari utilizzato nei vostri corsi, ne sarei molto grato...
Saluti
 
Fabio Alessandro Bortolani, laurea in economia aziendale 1998
 
 
Chi guarda alla sostenibilità
Gentili, 
Rispondo con piacere al messaggio del Rettore. Il tema di mio interesse è la sostenibilità aziendale.
Cordialmente, 
Lorenzo Girardi, laurea in Economia aziendale e management 2016
 
 
Bella, ma vorrei più rapidità di lettura
Buonasera Rettore,
la ringrazio per aver condiviso il materiale anche con me.
La rivista è sicuramene molto interessante e ricca di contenuti di valore, complimenti!
Per me stessa però non leggibile, io sto avviando una impresa e ho anche una famiglia, ho pochissimo tempo per tutto e vado difficilmente più in là dei titoli, non per scelta; prediligo ciò che leggo sul web perché molto succinto e ben riassunto, lasciando a me la possibilità di approfondire se, e solo se, lo voglio, quando l’argomento è di reale interesse per me.
Spero che il mio punto di vista possa essere di spunto affinché avanziate nella mia direzione, anche se si tratta di una logica editoriale molto diversa, io lo vorrei tanto.
Cordialmente,
 
Alessandra Martini, corso di Economia e gestione d’azienda (Cega) 1998

 
Le onlus, la nostra
Caro Rettore,
grazie,
suggerisco di poter inserire nei prossimi numeri l'esperienza della nostra Onlus legata al mondo dell'imprenditoria e che sta raggiungendo il traguardo dei 25 anni di attività.
Per maggiori informazioni può consultare il nostro sito www.cpaonlus.org
A disposizione,
Un cordiale saluto.
Flavio Ferrari, laurea in Economia aziendale 1981
 

Webinar per creare awareness
Buongiorno,
Vorrei segnalare alcune iniziative che penso potrebbero espandere le attitivà di continuous learning e diffondere il brand Bocconi in ambito aziendale ed extra-accademico in generale.
Lavorando in un'azienda di consulenza strategica a Londra, mi trovo spesso a ricercare contenuti e report prodotti dalle maggiori business schools, ed ho trovato alcune iniziative della Oxford Said School of Business molto utili, per esempio:
- Live webinars tenuti da professori di Oxford ed aperti al pubblico sul sito dell'università
- Database con raccolta delle registrazioni di tali webinars suddivise per area tematica / funzionale (e.g. strategia, marketing, digital)
Tali risorse sono molto apprezzate in ambito aziendale, dato che permettono di ottenere preziose informazioni e di restare al passo con gli ultimi sviluppi del pensiero accademico e non.
Ovviamente si tratta di risorse offerte gratuitamente, ma costituiscono importanti piattaforme di branding e cross-selling per l'università - e.g. partecipando a tali webinar a mostrandoli / condividendoli con colleghi, il brand e i programmi universitari trovano un ulteriore canale per creare awareness e conversion.
È chiaro inoltre che la presenza di tali contenuti (anche) in lingua inglese sarebbe fondamentale per ampliarne l'audience.
Spero di poter presto usare risorse della mia università e non solo quelle di Oxford :)
Grazie mille e buona giornata,
 
Alessandro Ferrari, laurea in Economia e management per arte, cultura e comunicazione 2009. Laurea specialistica in Marketing management 2012
 
 
Tra impresa e diritto
I miei argomenti sono crisi d'impresa e diritto bancario e finanziario 
Con i migliori saluti
 
Alessandro Lombardi, laurea in Economia aziendale 1995
 

L'importanza di un bilancio comprensibile e di una buona governance
L'economia aziendale ha fatto degli enormi progressi quando, alla fine degli anni 60, si iniziò a capire l'importanza di poter disporre di conti economici e patrimoniali semplici da leggere ed omogenei nella loro rappresentazione. Ciò consentì di poter interpretare i bilanci e i risultati conseguiti con maggiore facilità, ma soprattutto di raffrontarli con quelli degli anni precedenti e con quelli di altre aziende utilizzando anche le nuove tecniche del flusso dei fondi e della ratio analysis.
Occorreva ovviamente riclassificare le varie voci di bilancio in un'unica modalità e molte aziende cominciarono ad attrezzarvisi ispirandosi a quelle già in uso da tempo nelle società quotate in Usa. Alla fine degli anni Settanta fare bilanci in forma omogenea divenne peraltro indispensabile alle società con molte partecipazioni anche in più paesi per poter elaborare il bilancio consolidato del gruppo, disporre di una rappresentazione complessiva dei suoi risultati e fornirla alle istituzioni interessate.
In estrema sintesi, l'uso di tali tecniche consentì di “fotografare” meglio lo stato di salute di una società o di un gruppo di società e creare i presupposti per gestirla meglio, ottenere più facilmente credito dal sistema bancario e programmare meglio le sue attività negli anni successivi utilizzando modelli gestionali e software simili a quelli dei “business games” impiegati per scopi didattici.
Il progressivo utilizzo di tali tecniche e il costante monitoraggio degli scostamenti tra preventivo e consuntivo delle principali voci di bilancio consentì un notevole miglioramento della gestione delle grandi imprese commerciali ed industriali italiane nel ventennio 1970-90 e ciò fu indubbiamente uno dei fattori poco noti della forte crescita economica che si manifestò in quel periodo. Successivamente, il tema della ricerca ed utilizzo di buone tecniche gestionali pare sia stato dimenticato sia dalle aziende e istituzioni che dalla stampa economica. Il regresso economico che stiamo registrando da più di un ventennio può spiegarsi anche con queste considerazioni.
Dovremmo quindi riprendere a parlare di queste tecniche e promuoverne l'utilizzo, non solo nelle aziende e nelle istituzioni, ma anche nella politica. Quante volte abbiamo sentito parlare di programmi e prospettive non supportate da numeri? Quante volte ci é capitato di non avere una raffigurazione precisa della situazione di partenza, degli obiettivi da raggiungere e delle risorse da utilizzare? Ci siamo purtroppo abituati ad ascoltare discorsi su questioni complesse senza alcun supporto di rappresentazioni chiare e circostanziate di tali situazioni e spesso con superficialità.
Altro tema critico è il progressivo deteriorarsi della governance nelle aziende e nelle istituzioni.
Adottare una buona governance significa disporre di uno statuto semplice e chiaro, di un limitato numero di membri del Consiglio di Amministrazione (possibilmente tre) e di organi di sorveglianza solo nei casi di società di grandi dimensioni e gran numero di azionisti. Significa definire in modo chiaro le competenze ed i poteri di firma del Presidente, Amministratore Delegato, Direttore Generale e singoli procuratori, nonché le competenze del Consiglio di Amministrazione e la frequenza delle sue riunioni per deliberare sulle questioni di competenza, monitorare le decisioni assunte con poteri delegati e i risultati complessivi della gestione. Significa limitare il ricorso ad appalti esterni delle attività e definire le modalità delle relative gare, significa valorizzare le risorse interne con corsi di formazione ed adattare tempestivamente la struttura organizzativa alle esigenze.  Significa attrezzarsi con attività di monitoraggio e controllo adeguate per assicurare la qualità dei beni e servizi prodotti e vigilare sulla congruità dei loro costi. Significa fare manutenzioni ed investimenti adeguati, all'occorrenza dismissioni rapide di attività per avviarne altre più richieste. Significa attrezzarsi bene per gestire bene. Purtroppo le tematiche che ho qui sommariamente trattato non vengono affrontate e quel che è peggio è che ci stiamo abituando a non affrontarle.
Come venirne fuori? L'Università Bocconi può fare molto, sia nelle aule che nella società civile. Deve spiegare e promuovere meglio l'importanza di abituarci a raffigurare con chiarezza, razionalità e compiutezza le nostre proposte e a gestire bene le cose con una buona governance.
E va anche considerato che il tessuto industriale italiano é prevalentemente composto da piccole aziende e imprenditori non adeguatamente preparati, spesso autodidatti. E istituzioni guidate da politici inadeguati. Occorre quindi intervenire anche con la diffusione di programmi televisivi di primo approccio alla buona gestione delle aziende e delle istituzioni. Ce la possiamo fare!
 
Amerigo Bellomo, laurea in Economia e commercio 1971
 
 
Ora e sempre continuous learning
Buongiorno,
i temi affrontati sono per me spunto di riflessione e uno stimolo ad approfondire tematiche non sempre conosciute come si vorrebbe.
Per colpa mia e per i troppi impegni non ero allineato sulle attività di continuous learning. Poteri ricevere maggiori info?
Grazie
 
Antonio Scorrano, laurea in Economia aziendale 1994
 
 
Storia, filosofia e dirigenza
Chiarissimo Prof. Verona
voglio rispondere al suo invito perché mi sento ancora legato con molto affetto alla Bocconi anche come ex-ospite del pensionato ed avendo poi io sposato una laureata in lingue nella stessa Università. Devo confessarle che non sono stato uno studente brillantissimo poiché in quel tempo dovevo lavorare per mantenermi.  Le lezioni che ho frequentato si contano perciò sulle dita di una mano.  Ho cercato di rifarmi però sul piano professionale come ricercatore dell'Ilses e dell'Irer collaborando ad importanti ricerche sociali, tra le quali alcune dirette dal Prof. Angelo Pagani con il quale ho discusso la mia tesi di laurea dal titolo "La professione del dirigente". Una volta andato in pensione ho collaborato come professore a contratto di Sociologia e Sociologia Urbana presso il Politecnico di Milano.
E vengo alla sua richiesta e a come io possa concepire una attività di continuous learning rivolto a persone della mia età (ahimè 82 anni). Non può ovviamente avere un carattere strumentale ma essere unicamente volta a soddisfare curiosità e sete di conoscenza e quindi sono due le aree nelle quali credo che la Bocconi possa svolgere un ruolo con riguardo alla grande comunità degli ex allievi.
Una umanistica a carattere storico-filosofico. E qui voglio ricordare la bellissima iniziativa di aggiornamento per laureati di filosofia, ma aperta a tutti, realizzata dalla Bocconi per alcuni anni e cessata poi un po’ bruscamente nel 2001. I seminari, coordinati dal Prof. Zaccaria, avevano visto il contributo di grandi docenti come Carlo Sini, Emilio Gentile, Rocco Ronchi, Ernest Nolte, Francois Fedier. Avendo frequentato quei seminari posso dire di averne tratto un grande giovamento sia dal punto di vista professionale sia per gli aspetti più intimi e personali.
L'altra area, a carattere più economico, è proprio quella che analizzi l'evoluzione della professione dirigenziale sia nel settore pubblico che privato. I miei riferimenti sono quelli, ormai lontani, degli studi sull'imprenditorialità del Prof. Pagani e quelli dei vari Drucker, Whyte, Moss Kanter, March-Simon, Darhendorf nei quali veniva posto l'accento sul carattere proprio professionale (oltre che conflittuale) dell'attività dei dirigenti, nel senso di indicarne i risvolti sociali ed etici (i business creed). È inutile sottolineare l'importanza che ha questo argomento nell'attuale momento storico della società italiana.
La ringrazio per l'attenzione e le invio i miei più cordiali saluti.
 
Giuseppe Barile, laurea in Economia e commercio 1967
 
 
Un saluto dall’ambasciata d’Italia in Giappone
Caro Gianmario,
grazie moltissimo per la rivista e per l’ottima iniziativa. Puoi contare su di me come ex bocconiano sia per possibili dissertazioni agli studenti sulle attività di promozione del sistema Paese all’estero, sia per contatti dell’Ateneo in Giappone. Da fine marzo sarà infatti a Tokyo nella mia nuova funzione di Ambasciatore d’Italia.
Un caro saluto.
 
Giorgio Starace, laurea in Economia politica 1982
 
 
Puntate sulle assicurazioni
Con riferimento alla Vostra richiesta di suggerimenti in merito alla rivista in oggetto, di cui apprezzo moltissimo i contenuti e il format digitale, sarebbe per me utile che venissero approfonditi casi o tematiche assicurative, in particolare nell’ambito dell’assicurazione sulla Vita, in quanto lavoro proprio in tale campo (Responsabile struttura Selezione Rischi Vita di Alleanza Assicurazioni).
Grazie.
 
Massimiliano La Rovere, laurea in Economia aziendale 1992
 
 
Più startup sui Mooc
Caro Gianmario,
grazie per il tuo messaggio. Uso già Coursera quindi è con piacere che vedo i nostri corsi postati lì. (Forse un link alla section https://www.coursera.org/courses?languages=en&query=bocconi avrebbe aiutato il CTR).
Ora risiedo a Berlino dove incontro sempre con piacere gli altri Alumni. Lavorando nel tech e usando varie piattaforme di e-learning , quello che vedo nella corrente offerta online della Bocconi è che nonostante  i corsi siano molto belli e interessanti, hanno un basso grado di applicabilità. Per avere più traction e capitalizzare poi anche su questi corsi già esistenti bisognerebbe estendere l'offerta con qualche corso più startup o skill oriented.
Spero il mio feedback possa essere utile!
Cordialmente,
 
Francesco Pacella, laurea triennale in Economia e finanza 2009; laurea specialistica in Discipline economiche e sociali 2012
 
 
Che cos’è il populismo
Illustre Professor Verona,
grazie della bella lettera. In particolare, mi è piaciuta molto la definizione della Bocconi come “piattaforma di contenuti e stimoli a cui attingere”.
Professionalmente mi occupo di ricerca economica in Banca d’Italia. Le scrivo tuttavia per sollevare una questione che, per vero, esula un po’ dal mio lavoro seppur non esuli affatto da ciò che ho studiato negli anni universitari e successivamente. In questi giorni, soprattutto come cittadino, più o meno consapevole, mi sto però compulsivamente chiedendo quale sia il significato dell’ormai abusato termine “populismo”, almeno nella sua versione moderna e giornalistica. Si vuole spesso attribuire a questo termine un’accezione negativa, ma siamo sicuri che il fenomeno che con questo termine si indica sia davvero qualcosa di negativo? E ammesso che per alcuni sia negativo, in che termini è corretto attribuire ad esso una valenza negativa e non, invece, una positiva? Vengo subito al punto: uno dei testi che illo tempore studiai per l’esame di storia economica fu “La grande trasformazione” di Karl Polanyi. Quest’ultimo, come Lei saprà, può essere definito un economista-sociologo di sinistra non marxista, la cui originale tesi - provo maldestramente a sintetizzarla - è la seguente: il “liberismo esasperato” (lui parlava più precisamente di mercato autoregolato) può generare una reazione nella società la quale può difendersi anche con la soluzione “fascista”. Primo quesito che meriterebbe una riflessione è dunque il seguente: il fenomeno del moderno “populismo” è ricollegabile alle tesi di Polanyi? (personalmente penso senz’altro di sì). Però oggi la società (e con essa la nazione o, più semplicemente, un popolo o i popoli) non reagiscono solo al “mercato autoregolato” ma anche a un altro drammatico fenomeno: quello delle migrazioni di massa dai paesi sottosviluppati o in via di sviluppo verso i paesi più ricchi (in qualche modo le migrazioni di massa potrebbero essere collegate anche loro al mercato autoregolato, o più precisamente, alla globalizzazione, ma non c’è spazio ora per sviluppare questa ipotesi). Queste migrazioni – a mio modesto modo di vedere – non vanno inquadrate semplicemente come qualcosa di legale o illegale secondo il diritto nazionale e internazionale etc. etc. Vanno inquadrate soprattutto come minaccia al corpo sociale di una popolazione o di una Nazione. La minaccia di cui parlo è grave e pervasiva. È grave perché rischia di travolgere, rapidamente, la popolazione oriunda sia sotto il profilo antropologico che culturale; è pervasiva perché questo travolgimento rischia di cancellare praticamente ogni traccia della nostra civiltà. La tesi di Polanyi era probabilmente esatta, ma forse incompleta per spiegare il fenomeno del “populismo” attuale. Forse più banalmente ci può correre in aiuto la teoria evoluzionistica di Darwin (non semplicemente il cosiddetto darwinismo sociale) o il principio chimico di Le Chatelier: la prima ci suggerirebbe che, come gli individui cercano di sopravvivere, così anche i popoli cercano – a mio avviso legittimamente - di sopravvivere; e, aggiungo io, la sopravvivenza degli italiani o degli europei – come civiltà e come società - potrebbe essere incompatibile col travaso di legioni di africani o di pakistani in Italia e in Europa. Mi piacerebbe menzionare però anche il principio (di chimica) di Le Chatelier il quale afferma che “se in un sistema in equilibrio viene modificato uno dei parametri che ha influenza sull’equilibrio, quest’ultimo si modifica in modo da ostacolare tale variazione”. Mi aspetto – e, mi perdoni, spero vivamente - infatti che a dispetto di alcune tesi semplicistiche e “buoniste” la nostra società sappia reagire a una invasione che, purtroppo, è una minaccia e un pericolo per ciò che rappresentiamo e per ciò che abbiamo finora costruito. Per molti aspetti, l’elezione di Trump come pure la Brexit (o anche l’ascesa della Le Pen in Francia) possono agevolmente essere inquadrate in questo senso.  Forse Lei mi obietterà che alla fin fine il problema è che la globalizzazione dell’economia non è stata accompagnata anche da globalizzazione della istituzioni, dei governi e, soprattutto, delle società. Allora io Le chiederei: ma è davvero possibile, auspicabile e opportuna una società globale?
C’è anche un altro aspetto della questione che forse è più squisitamente economico: quello redistributivo. È chiaro che il fenomeno migratorio di cui sopra può essere inquadrato in un grande processo redistributivo della ricchezza a livello mondiale. D’altra parte, come la teoria della finanza pubblica insegna, una delle attività fondamentali di uno Stato è quella redistributiva. Ma ammesso anche che si voglia estendere il principio redistributivo dalla dimensione nazionale a quella globale, con tutte le contraddizioni che questa estensione può comportare, resterebbe aperto un vulnus fondamentale: nessuna redistribuzione, infatti, può trovare una giustificazione utilitaristica o etica se, in seguito alla redistribuzione stessa, chi è più ricco non diventa semplicemente meno ricco, ma soccombe o scompare.
Non mi aspetto che Lei concordi con me (è chiaro infatti che io potrei essere considerato, ad ogni buon conto, un “populista”). Mi piacerebbe molto – ma non ho il diritto ovviamente di chiederlo – che la Bocconi, autorevole istituzione accademica, affrontasse il problema del globalismo e delle migrazioni di massa senza pregiudizi e, soprattutto, in maniera interdisciplinare, mettendo in chiaro anche i rischi che questi fenomeni rappresentano per il nostro sistema socio-economico.
Infine, La pregherei di perdonare eventuali strafalcioni, vieppiù probabili avendo tentato di affrontare, seppur superficialmente, argomenti interdisciplinari.
Con molta stima per il Suo ruolo e per la Sua Università,
 
Gennaro Corbisiero, laurea in Economia aziendale 1991
 
 
Il ritorno sugli investimenti pubblicitari, questo sconosciuto
Buongiorno,
Vi scrivo dopo aver letto il messaggio del Rettore di presentazione di Via Sarfatti 25 del 7 marzo.
Il Rettore chiede di segnalare temi di interesse per la comunità di Bocconiani.
Io mi occupo di comunicazione per il Gruppo Ferrero, nello specifico sono Media Manager per un'area che copre Africa, Medio Oriente e Turchia.
Nel mio lavoro mi confronto giornalmente con la difficoltà di avere informazioni e dati affidabili sugli effetti degli investimenti pubblicitari. In un ambiente in continuo movimento è difficile non solo valutare l'impatto di ogni euro speso per promuovere una marca (ROI) ma a volte, e non solo nei mercati cosiddetti emergenti, risulta addirittura difficile misurare l'investimento stesso. Mi riferisco in particolare agli investimenti online, su Facebook, YouTube, Instagram ecc.
Credo che sia una tematica di interesse per tutte le grandi aziende e non solo e ad oggi manca del tutto una visione chiara sul tema oltre ad una bibliografia di riferimento.
Sarebbe dunque molto interessante vedere questo tema approfondito sulle pagine della nostra rivista.
Vi ringrazio dell'attenzione,
Cordiali saluti,
 
Isabella Gregori, laurea in Economia delle istituzioni e dei mercati finanziari 2006
 
 
 
La rivoluzione copernicana della sanità
Caro Gianmario,
ti ringrazio per l'invito. Ho visto la nota di Alessia Melegaro sulle epidemie, sulle cui origini non mancano dubbi e supposizioni, ma al di là di questo mi sembra importante segnalare che Bocconi non dovrebbe rimanere fuori dal progetto Dopo Expo, Humane Technopole vista la necessità di includere nella dotazione il coordinamento manageriale. La sanità, come sai, è il più grosso industry a livello mondiale. Siamo di fronte ad una rivoluzione copernicana, il bisturi molecolare, le nanotecnologie, l'intelligenza artificiale sono solo alcuni dei supporti che cambieranno in modo definitivo la storia della medicina. L'alternativa alla vaccinazione, seguendo la strada tracciata da Berkeley, sulla scorta di come operano i batteri, è importante per pervenire alla no disease society di Jennifer Doudna. Non vi è traccia, in particolare in Italia di un approccio professionale e sistematico a questa problematica i cui risvolti sociali ed economici sono incommensurabili. Se hai tempo per approfondire sono a tua disposizione. Ti ringrazio ancora per l'attenzione.

Vanni Nastari
 
 
Ci servono casi, statistiche e trend regionali
Buongiorno,
rispondo alla email del Rettore.
Quello di cui imprese e professionisti hanno bisogno è, a mio modesto parere:
1.     Casi aziendali, anche di piccole e medie imprese (troppo spesso trascurate dalla dottrina), che aiutino ad identificare la via da seguire per il cambiamento. Troppi casi aziendali che si leggono sono soprattutto redazionali e sono troppo concentrati su startup raccontate più per far notizia che per analizzarle aziendalmente;
2.     Statistiche e trend di mercato regionali. Purtroppo date le differenze economiche, per fare un esempio, il dato sull’occupazione nazionale mi interessa poco se opero a Milano. Molti miei clienti vendono nel nord Italia, in Germania, in Francia, in Usa. Dati con medie nazionali non sono di alcun aiuto né a comprendere i fenomeni né a fare ipotesi e/o proiezioni sul futuro.
 
Vi riporto solo per completezza un mio recente articolo sul Sole24Ore in cui espongo alcune criticità della nostra informazione economica
http://www.econopoly.ilsole24ore.com/2017/03/05/innovare-e-faticoso-e-ci-vuole-coraggio-a-fidarsi-dei-dati/.
Con i migliori saluti
Andrea Arrigo Panato, laurea in Economia aziendale 1997
 
 
Per noi un punto di riferimento
Caro Rettore Gianmario Verona,
La ringrazio per la sua email ed interesse. Senza ombra di dubbio per noi alumni Bocconi è di estrema importanza che questa esperienza duri tutta la vita. Anche se a distanza, rimane un punto di riferimento e vorrei che rimanesse sempre così. La vostra iniziativa penso vada nella direzione giusta rispetto a ciò che ogni alumnus può aspettarsi e vorrebbe dalla Bocconi.
A livello personale i topic di interesse in questo preciso momento sono: e-commerce, community management, entrepreneurship, collaborative innovation, strategic branding. 
A seguito del mio master in Bocconi ho deciso di diventare imprenditore e questi sono i topic che penso possano favorire il mio continuous learning.
La ringrazio ancora.
Cordiali saluti

Rodrigo Doxandabarat, Global executive master in business administration (Gemba) 2015
 
 
Complimenti
Caro Gianmario,
Complimenti per la bella iniziativa della mia Alma Mater,
Alberto
 
Alberto Martinelli, laurea in Economia e commercio, 1964
 
Dall’economia alla letteratura
Gentilissimi,
ho conseguito il diploma di laurea nel 1992. Tesi assegnata nell’ambito dell’Istituto di Economia delle Amministrazioni Pubbliche, relatore Prof. Elio Borgonovi. Ho iniziato a scrivere, frequentando workshop e corsi di scrittura, da ottobre 2015. Nel corso del 2016 sono stato premiato in nove concorsi letterari. Ho pubblicato il mio primo libro con Luoghinteriori Edizioni, una raccolta di racconti.
Cari saluti.
Nicola Barca, laurea in Economia aziendale 1992


di Andrea Celauro

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