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Dormire a casa di uno sconosciuto. La storia di Airbnb

COME TRE NEOLAUREATI HANNO SCONVOLTO L'INDUSTRIA ALBERGHIERA, FACENDO TANTI SOLDI E PROCURANDOSI ALTRETTANTI NEMICI. IL LIBRO DI GALLAGHER RACCONTA AIRBNB DALL'IDEA ALLA REALIZZAZIONE

Oggi tutti conoscono Airbnb. Ma all’inizio, quando quei tre ragazzi lanciarono l’idea di home sharing, di affittare una parte della propria abitazione per ricavare un piccolo reddito e al tempo stesso far vivere all’ospite un’esperienza diversa, in una casa vera, a contatto con persone del luogo, nessuno gli dava retta.

Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk non si sono però dati per vinti e, grazie alla loro determinazione e a trovate alquanto geniali, ce l’hanno fatta. Lo racconta Leigh Gallagher in Airbnb (Egea 2017; 224 pagg.; 19,90 euro).  Nel giro di un anno la società ha iniziato a far parlare di sé e divenne un’azienda da tener d’occhio.

Sul loro sito comparivano soluzioni poco convenzionali: una casetta sull’albero, un castello, una tenda indiana. Questo permetteva un modo di viaggiare economico e avventuroso. Stare a casa della gente, abitare in quartieri sottovalutati dai circuiti turistici, entrare in contatto con persone affini. Un tipo di turismo che attirava soprattutto i millennials.

Oggi Airbnb è valutata attorno ai trenta miliardi di dollari, e vanta una quarantina di milioni di guest arrival, cioè di persone che prenotano sulla loro piattaforma, con tre milioni di annunci. Attualmente, ogni notte quasi un milione di persone dorme in un letto che ha trovato tramite la piattaforma.

Certo, non è stata una passeggiata, i tre hanno dovuto affrontare battaglie legali e politiche e tirarsi fuori da situazioni alquanto spiacevoli. “In molte località del mondo”, affermano i fondatori, “l’attività permessa dalla piattaforma è illegale. La legge è diversa da città a città, da paese a paese…”.

Ma Airbnb  ha il pregio di aver eliminato le barriere e ha spronato la gente comune a trarre vantaggio dallo spazio di cui disponeva, cambiando la vita di chi viaggia e di chi affitta.
“Questa è una storia peculiare che vale la pena conoscere”, scrive Gallagher, “perché può essere fonte di ispirazione per chiunque abbia un’idea insolita, di quelle che a detta di tutti non funzioneranno di certo”.

Leigh Gallagher è assistant managing editor di Fortune e copresidente del Most Powerful Women Summit organizzato dalla rivista.

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di Susanna Della Vedova

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