Il futuro? E' seriale

VINCENZO CELLA, BOCCONIANO E CEO DI HALLDIS, TRACCIA LA ROTTA DELL'OSPITALITA' CASALINGA

Sharing economy: due parole che nel turismo fanno subito pensare alle aziende 2.0 che cavalcano il settore degli affitti turistici. Tra queste c’è Halldis, società con base a Milano che, a differenza di piattaforme come Airbnb, non è una piattaforma. «Non mettiamo in contatto domanda e offerta, ma prendiamo direttamente in gestione gli appartamenti, che siano di singoli proprietari, banche o fondi, occupandoci di tutto», spiega il ceo e alumnus Bocconi (laurea in Economia aziendale nel 1989), Vincenzo Cella.

Grazie al web, queste forme di hospitality fanno sempre più concorrenza agli albergatori.
In realtà non facciamo altro che far emergere una domanda che già esisteva, ma che non era soddisfatta dall’ospitalità alberghiera. Gli hotel non hanno ancora compreso che non si tratta di vera concorrenza, ma di un’offerta che si somma: chi scegli l’affitto non andrebbe in albergo, non farebbe quel tipo di vacanza se non potesse stare in un appartamento. È il caso di molte famiglie, per esempio. Per quanto riguarda il nostro caso, poi, si aggiunge un altro fattore: sul fronte della clientela business, la disponibilità di appartamenti in affitto a breve termine con standard di qualità precisi e un unico gestore con cui interfacciarsi rende la vita più agevole alle aziende.
Ma come si sta sviluppando il mercato italiano?
Stando ai numeri di Airbnb, quello italiano è il terzo mercato al mondo negli affitti a breve termine. Ma ciò che ci contraddistingue è la disponibilità potenziale di appartamenti: in Italia ci sono circa 3,5 milioni di seconde case, molte delle quali inutilizzate, che potrebbero rendere questo mercato ancora più grande. Sullo sviluppo di questi anni, comunque, hanno pesato favorevolmente la crisi immobiliare e, di recente, l’Expo e il Giubileo.
Ci sono invece elementi che agiscono da freno?
Per chi, come Halldis, gestisce direttamente appartamenti a livello nazionale, il primo freno è la legislazione, che è demandata alle singole regioni (con il Trentino che ha addirittura due normative diverse per Trento e per Bolzano…). Una legislazione unica in materia di locazioni brevi renderebbe tutto più semplice e porterebbe con sé maggiori incentivi a investire. E poi, una fiscalità più chiara e precisa, che renderebbe il mercato più trasparente. Da questo punto di vista, i cosiddetti emendamenti Airbnb alla legge di bilancio bocciati a novembre andavano nella direzione giusta.
Come vede il prossimo futuro?
Tutto si giocherà sul turismo seriale, su quei viaggiatori che non vogliono solo vivere un’esperienza, ma ripeterla più volte, che vogliono diventare residenti temporanei di un luogo. Una clientela che esiste e che, spesso, non è ancora compresa da un mercato che si concentra sul mordi e fuggi. Una clientela attenta ai servizi cittadini e che è disposta a spendere di più. Questo, secondo me, è un aspetto della sharing economy che non è stato ancora messo bene a fuoco.
 

di Andrea Celauro