Questa casa e' un albergo. Da condividere
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LA SHARING ECONOMY SI E' IMPOSTA NEI TRASPORTI, RISTORAZIONE, ESPERIENZE DI INTRATTENIMENTO E SOPRATTUTTO OSPITALITA'. MA SERVONO INTERVENTI PER REGOLAMENTARE IL SETTORE E TUTELARE IL CLIENTE

di Magda Antonioli, direttore Master in Economia del turismo

Il  mondo del turismo è uno dei comparti  che meglio ha saputo cogliere le opportunità offerte dai nuovi modelli di economia collaborativa. A trarne vantaggio per primi, i turisti, che oltre a  risparmiare, possono vivere come i locali e stringere nuove relazioni. Scegliere di dormire in una delle case proposte su Airbnb, partecipare a uno degli eventi di Gnammo o scoprire una città passeggiando con una delle guide di Lookals consente di vivere esperienze considerate più autentiche e genuine.  Attraverso la sharing economy si ha  l’opportunità di sentirsi più vicini alla cultura del luogo, grazie appunto al potere delle community che si sviluppano intorno alle piattaforme.
I viaggiatori non sono però gli unici a godere degli effetti positivi legati alla diffusione dell’economia collaborativa nel settore. Consentendo un migliore uso delle risorse e sfruttando meglio la capacità produttiva esistente, si accresce l’efficienza del mercato, creando valore e aumentandone l’offerta. Tale effetto è particolarmente rilevante nelle aree turisticamente meno sviluppate, dove i flussi non sono tali da giustificare investimenti che il territorio non sarebbe in grado di sostenere. Ampliando dimensione e varietà dell’offerta turistica si può incrementare la domanda, attraendo  nuovi segmenti di mercato a beneficio della destinazione stessa e degli operatori turistici tradizionali che vi operano, stimolati a ripensare la propria offerta ed i propri modelli di business in un’ottica di innovazione.

All’interno del settore turistico, quattro sono i comparti in cui le piattaforme di sharing economy si sono maggiormente sviluppate: l’ospitalità, i trasporti, la ristorazione e l’offerta di esperienze di intrattenimento durante il soggiorno. Sfruttando il potenziale offerto dalla tecnologia, i residenti di molte città hanno infatti messo a disposizione dei turisti il loro patrimonio di conoscenze sulla cultura locale e proposto attraverso siti web come Guidemeright, Vayable, Withlocals, Voomago, esperienze di ogni tipo: itinerari tematici, giornate in compagnia di un fattore, lezioni di cucina, pesca, eccetera.
Numerose sono anche le piattaforme che hanno reso possibile la diffusione del social eating (o home restaurant), tanto tra i residenti, quanto tra i viaggiatori: Eatwith, Bonappetour, Newgusto consentono infatti di invitare a casa propria membri della community con l’intento di socializzare, cucinando per loro, spesso (ma non necessariamente) a fronte di un compenso. Così come nei trasporti, si pensa al car sharing (e a servizi come Enjoy, Car2Go, Turo) e car pooling (BlaBlaCar, Autostrade Carpooling) o al ride sharing (Lyft), nonché alle bici (BikeMi, Velibn) o ai pullman (GoGoBus), alle barche (Sailsquare, Weareonaboat), fino ad arrivare ai jet (JetSmarter, Victor).
Senza dubbio, però, è l’ospitalità il settore più interessato dallo sviluppo della sharing economy, dove Airbnb e Homeaway sono i player più noti. Il primo mette in contatto coloro che ricercano un alloggio o una stanza per brevi periodi con persone che hanno uno spazio extra da affittare (privati o agenzie). Il secondo è una piattaforma specializzata negli affitti di case vacanze che favorisce l’incontro fra affittuari, proprietari di immobili e agenzie di viaggio. Entrambe hanno una diffusione a livello planetario e prevedono un sistema di valutazione reciproca tra host e guest.
Accanto a questi due giganti, sul mercato operano molte altre piattaforme, alcune ugualmente generaliste, altre specializzate in particolari tipologie ricettive, altre ancora con una forte presenza a livello locale. Qualche esempio? 9Flats, Atraveo, Bedycasa, FlipKey, Guesttoguest, Homelidays.

Non si dimentichi infine come l’alternativa rispetto alle strutture ricettive tradizionali, spesso, presenta vantaggi funzionali  per determinati segmenti di clientela (famiglie con bambini, gruppi di amici, visitatori business) che soggiornano per periodi lunghi.
Una cosa va da sé, comunque: devono imporsi, da parte delle authority preposte, interventi tali da rendere la sharing economy un modello ben integrato con la ricettività tradizionale, evitando l’insorgere di fattori di concorrenza sleale, in termini di differenti regolamentazioni, quali trattamenti fiscali, garanzie e in primis sicurezza del turista.
 

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