Auto elettrica: ricomincio da tre
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Auto elettrica: ricomincio da tre

PER AFFERMARLA SUL MERCATO E AIUTARE COSI' L'AMBIENTE BISOGNA LAVORARE SULLA DOMANDA, SULL'OFFERTA E SULLE POLICY. ANCHE PER TENERE IL PASSO CON LE NORMATIVE COMUNITARIE

di Gabriele Grea, docente del Certet Bocconi

Tra le alternative tecnologiche proposte dal settore automotive, la mobilità elettrica rappresenta la soluzione più efficace nel contribuire alla diminuzione delle emissioni inquinanti, in particolare nelle grandi aree urbane. Inoltre, questa è oggi lo strumento più efficiente per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione definiti a livello internazionale e comunitario, da quelli dell’accordo globale sul clima di Parigi a quelli della EC Climate Action. Lo sviluppo delle auto elettriche infatti, combinato con l’incremento della generazione di energia da fonti rinnovabili e la creazione di reti intelligenti per la distribuzione e la gestione dei flussi energetici, è in grado di innescare un meccanismo virtuoso nella direzione di una mobilità a emissioni zero. Già oggi in Italia, per esempio, il contributo delle fonti rinnovabili al mix energetico nazionale supera il 40%, con importanti prospettive di crescita e soprattutto di integrazione. Il mercato europeo dell’auto elettrica è tuttavia ancora ad uno stadio iniziale e nel 2015 ha raggiunto, pur presentando dinamiche di crescita molto rapide, l’1% delle vendite totali di veicoli.  Tre sono le chiavi di lettura degli ostacoli che la diffusione su vasta scala della mobilità elettrica trova sul suo cammino.

Dapprima, la domanda: l’ansia legata alla limitata autonomia delle batterie, l’elevato costo e non ultima la bassa conoscenza dei veicoli elettrici e delle loro potenzialità costituiscono le principali barriere all’acquisto. Le previsioni di sviluppo tecnologico e industriale porteranno nei prossimi anni i veicoli elettrici ad essere sempre più competitivi in termini di autonomia e prezzo, anche e soprattutto grazie all’evoluzione delle batterie a ioni di litio che saranno sempre più efficienti e prodotte su ampia scala nei prossimi anni (basti vedere, a titolo di esempio, i piani di Tesla per la sua gigafactory nel deserto del Nevada).
In secondo luogo, guardiamo al lato dell’offerta: questa è caratterizzata da una gamma relativamente limitata e in molti casi composta da veicoli non specificamente disegnati intorno alla propulsione elettrica, ma soprattutto ciò che colpisce è la generale mancanza di piani industriali per la produzione su ampia scala da parte dei produttori di auto. Questo fenomeno è recentemente mitigato dalle reazioni obbligate a seguito dello scandalo Volkswagen nonché – più rilevante per il contesto europeo – dall’entrata in vigore dei nuovi test di emissione attesa nel settembre 2017, ma il trend è ancora incerto.

La terza chiave di lettura ci è fornita dall’approccio di policy: le dinamiche tendenziali, sulla carta favorevoli alla competitività della mobilità elettrica, devono essere supportate da strategie di accompagnamento tese ad assicurarne la realizzazione e massimizzare l’impatto sul territorio e per i cittadini. L’elaborazione di piani integrati per il supporto alla domanda, all’offerta e alla ricerca e sviluppo deve essere ispirata da chiari e dichiarati obiettivi ambientali, di competitività e di sviluppo socioeconomico sostenibile di lungo periodo. I ritardi dell’azione di policy e la mancanza di una visione organica e multilivello rischiano di compromettere il potenziale delle ricadute positive per i cittadini e per il contesto sociale ed economico del paese.

Come sottolineato dalla Corte dei conti nella sua istruttoria sullo stato di attuazione del Pnire, Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli elettrici, occorre una sostanziale accelerazione delle politiche attuative, anche per tenere il passo della normativa comunitaria che identifica come prioritaria la realizzazione di una infrastruttura a servizio dei carburanti alternativi.
 

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