Non sono affari di famiglia
TRUST, FONDAZIONE O VENDITA SONO LE SOLUZIONI IN MANCANZA DI EREDI (O DI EREDI DAVVERO AFFIDABILI)di Alessandro Minichilli, professore associato presso il Dipartimento di management e tecnologia
C’è un momento nella vita delle aziende familiari che le accomuna di fronte alla loro più grande fragilità: quello in cui l’imprenditore inizia a pianificare la successione. Difatti, per quanto esistano molteplici strumenti giuridici e societari al servizio del passaggio generazionale, la loro efficacia e applicabilità dipenderà molto dalla struttura della famiglia, nonché dalle volontà e capacità della generazione entrante rispetto a quella uscente. Per questo motivo, ove l’imprenditore abbia diversi eredi, le soluzioni a sostegno del passaggio generazionale spazieranno dalla creazione di una holding nella quale isolare gli interessi proprietari rispetto alle esigenze gestionali, a un patto di famiglia, affidando la guida dell’azienda all’erede ritenuto più adatto, sino a prevedere la scissione di asset aziendali e il loro conferimento a eredi diversi. La situazione appare più semplice ove vi sia un solo erede.
Anche in questo caso tuttavia l’imprenditore dovrà stabilire quanta autonomia e responsabilità affidare al successore, che potrà gestire direttamente l’azienda, o essere affiancato da un manager esterno, se non addirittura vedere tutelato il proprio patrimonio e/o i redditi futuri mediante strumenti giuridici quali trust o fondazioni, senza considerare la soluzione estrema della vendita dell’azienda. Soluzioni simili si applicano poi anche ove l’imprenditore non abbia eredi diretti. È quanto accaduto a Giorgio Armani, storico fondatore di un gruppo da 2,6 miliardi di euro, che ha confermato la volontà di avviare la successione tramite la costituzione di una fondazione. Ove non vi siano eredi diretti, o in presenza di soggetti deboli o in generale ritenuti inadatti a gestire l’azienda, infatti, i due strumenti si stanno progressivamente affermando quali soluzioni concrete al problema del passaggio generazionale, seppure con importanti differenze. Da un lato, il trust, non riconosciuto nell’ordinamento italiano, appare adatto a tutelare interessi privati dei familiari e posizioni deboli (ad es. un figlio minore o non pronto a svolgere ruoli né proprietari né gestionali), garantendo al contempo la continuità aziendale per opera di un amministratore (detto trustee), che ne assumerà la gestione con ampia discrezionalità, e soggetto solo al controllo (eventuale) di un guardiano (protector), entrambi nominati dall’imprenditore uscente.
La fondazione ha invece assunto un ruolo ben preciso nei passaggi generazionali. La fondazione, pur alienando il patrimonio dell’imprenditore dalla stretta disponibilità della famiglia, presenta infatti il duplice vantaggio di consentire un controllo pieno dei beni apportati – tramite il disegno attento della futura struttura di governance – nonché la realizzazione di un progetto sociale, ottenendo per questo benefici fiscali. Preservando al contempo - pur con pesi diversi rispetto alla successione tradizionale – sia gli interessi della famiglia sia quelli della collettività e consentendo all’imprenditore di continuare a vivere nel tempo e nell’immaginario delle generazioni.
