Lo spirito di Los Angeles corre sulle autostrade
UNA CITTA' COMPLESSA, IMMENSA, QUASI L'UNIONE DI TANTE CITTA' PIU' PICCOLE. AMBIENTARSI E' DIFFICILE, COME SPIEGA L'ALUMNO BOCCONI EDOARDO DEL VECCHIO. MA SE CI RIESCI, TI SI APRONO MILLE OPPORTUNITA'Los Angeles è una città complessa, policentrica, come se fosse un mucchio di piccole città messe insieme da un’autostrada. Dalla povertà delle aree urbane come Downtown, alla ricchezza dei sobborghi come Bel-Air. Dagli weirdos di Venice agli chic delle Hills. Dagli splendori degli studi cinematografici di Hollywood allo squallore del degrado sociale di Compton. Dalle comunità asiatiche dell’Arcadia (dove la concentrazione di queste etnie è del 60%), a quelle ispaniche di East Los Angeles (dove la percentuale raggiunge il 96,7%). Una moltitudine di realtà diverse convivono a distanza le une dalle altre, come una serie di comparti stagni, eccetto per Downtown, dove le forze dello sviluppo economico si scontrano con un degrado storico ben radicato, dove i grattacieli del Financial District sono faccia a faccia con i 20.000 e più senza tetto dello Skid Row.
Pur ritenendomi una persona piuttosto acclimatata ai cambiamenti, vivere per un anno a Los Angeles è stato per me un piccolo shock culturale. Da un punto di vista sia geografico sia culturale, la città rappresenta il limite estremo della civiltà occidentale; il trionfo dell’individualismo e della liberalità tipici della cultura pop e dell’entertainment made in Usa, che, prodotti a Hollywood, vengono consumati in tutto il mondo.
Prima di tutto ho riconosciuto di essere colpevole di etnocentrismo, ovvero di essere inconsapevolmente convinto di poter assumere la mia cultura tutta italiana come il sistema di riferimento con il quale giudicare gli usi e i costumi di altri popoli. La nostra cultura italiana, figlia della misericordia cattolica e di un sistema liceale fondato su uno studio quasi erudito delle materie umanistiche, risulta fortemente caritatevole, orientata al passato, per certi versi conservatrice, scettica e pessimista nei confronti del futuro. Ci sentiamo un po’ più furbi, un po’ più raffinati, tutto sommato – siamo onesti – un po’ meglio, in diritto di poter impartire lezioni di civiltà e stile ai rozzi cugini americani. Al contrario, Los Angeles, figlia dell’etica del lavoro calvinista e dello spirito imprenditoriale dei pionieri del Far West, è molto più indulgente nei confronti delle libertà individuali, orientata al business, al futuro e al guadagno immediato (consiglio di consultare l’Hofestede Institute se si è interessati all’argomento).
Tale mentalità ha garantito lo svilupparsi di un business environment molto dinamico, in cui le infinite opportunità di lavoro ben si sposano con la frenesia degli studenti di impegnarsi a eccellere. A questo proposito, la realtà del campus della University of Southern California (università partner della Bocconi) è fiabesca. Recintato da muri di mattoncini rossi, con un’architettura anticheggiante molto piacevole, il campus assorbe gli studenti in un microcosmo autosufficiente, fino possibilmente a estraniarli dalla realtà esterna. Con classi, mense, dormitori e vita sociale tutti concentrati in campus o nelle immediate vicinanze lo studente non ha davvero bisogno di nulla.
Tutto ciò si aggiunge ad un meteo sempre magnifico. Il sole splende per gran parte dell’anno (tanto che da 5 anni la California soffre di un serio problema di siccità) e credo abbia un’influenza estremamente positiva sugli animi e l’imprenditorialità dei residenti.
di Edoardo Del Vecchio
