I trucchi del mestiere della Generazione E
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I trucchi del mestiere della Generazione E

LA LEADERSHIP E' QUESTIONE DI MENTALITA', SOSTIENE CRISTINA SCOCCHIA, ALUMNA BOCCONI E AMMINISTRATORE DELEGATO DI L'OREAL ITALIA. MA I NUOVI MANAGER HANNO UNO STILE DIVERSO CHE HANNO COSTRUITO GRAZIE ALLE ESPERIENZE ALL'ESTERO CON ERASMUS E AL MONDO DIGITALE IN CUI SONO CRESCIUTI

E’ lo sguardo cristallino di chi ha le idee chiare su dove vuole andare, di chi sa come raggiungere i propri obiettivi, ma anche di chi è cresciuta con il Mediterraneo negli occhi. E nello sguardo color mare di Cristina Scocchia si coglie tutto il suo piglio. Nata a San Remo 42 anni fa, si è trasferita a Milano per frequentare la Bocconi, ha vissuto a Roma, Ginevra, Parigi per poi tornare all’inizio del 2014 nel capoluogo lombardo come amministratore delegato di L’Oréal Italia. Una carriera costruita quasi interamente all’estero, come molti colleghi della generazione Erasmus, che le ha dato il giusto mindset per riportare in attivo i numeri della divisione italiana del gruppo cosmetico francese, che nel 2015 ha registrato un fatturato complessivo di 25,26 miliardi di euro .
Cristina Scocchia oltre a muoversi con la disinvoltura di un direttore d’orchestra nella complessità delle divisioni che caratterizzano l’azienda, dal luxury al professional, dal consumers al comparto di cosmeceutica, ha un ruolo in Confindustria con la carica di vicepresidente di Cosmetica Italia. È anche membro della giunta di Assolombarda e dal 2015 fa parte del board di Luxottica.

Che cosa significa essere donna alla guida della divisione italiana di un grande gruppo internazionale?
Penso che non esistano leadership al femminile o al maschile. Contano il carattere e l'impegno. Io sono stata fortunata. Ho lavorato in aziende che valorizzano il talento senza alcun pregiudizio. Nella mia esperienza mi è sempre stato riconosciuto il merito al di là dell'essere donna, dell'essere italiana o dell'essere giovane.
Se non di genere esistono invece differenze nella gestione manageriale dei quarantenni di oggi rispetto a quella delle generazioni precedenti?
La leadership non è una questione di età ma di mentalità, però è innegabile che la mia generazione abbia tendenzialmente uno stile manageriale differente anche solo per il fatto di essersi formata in tempi più recenti, con stimoli e modelli diversi.
Può farci qualche esempio?
Tanto per cominciare, abbiamo una certa predisposizione per una leadership più partecipativa: il modello top-down è decisamente superato a favore di un coinvolgimento attivo del team di lavoro. Di conseguenza si assiste a un cambio di rotta anche per quanto riguarda le relazioni interpersonali all’interno delle aziende e il controllo dei collaboratori viene spesso abbandonato per favorire un rapporto di scambio e di fiducia. Poi abbiamo una maggiore confidenza con la cultura digitale che coinvolge tutti gli aspetti del processo lavorativo, non solo la comunicazione. La mia generazione, infatti, riesce ad adottare questi strumenti in maniera più agile, oltre a saperne sfruttare al meglio le potenzialità.
Quanto contano le esperienze all’estero?
Moltissimo, la mia generazione, infatti, ha un'apertura verso il mondo differente da quella di chi ci ha preceduto. Anche per il solo fatto di aver avuto, durante gli anni universitari, maggiori possibilità di fare esperienze internazionali. Noi siamo cittadini del mondo.
Il talento aiuta nel successo professionale?
Dovrebbe esserne la base. Ma ripeto sempre che il talento è equamente distribuito tra uomini e donne, le opportunità no. Su questa premessa L'Oréal ha istituito il premio For Women in science, dedicato alle giovani ricercatrici, sotto i 35 anni, che si sono distinte sul campo. È un riconoscimento che coinvolge tutti gli ambiti della scienza, non necessariamente quello della ricerca cosmetica. Con questa iniziativa cerchiamo di mettere le giovani scienziate sotto la luce dei riflettori perché possano diventare un buon modello, così da incentivare altre ragazze a intraprendere studi di tipo scientifico e stimolarle nel perseguire le proprie ambizioni.
Come si conciliano fatturato e creatività?
Per noi creatività significa innovazione del processo, del prodotto, della comunicazione. Credo che l'innovazione sia un vantaggio competitivo imprescindibile. Solo così si possono conquistare i consumatori e quindi incrementare fatturato e utili per rispondere adeguatamente alle aspettative del mercato finanziario.
Quanto investite nell'innovazione?
Nel 2014 il gruppo L'Oréal ha investito oltre 760 milioni di euro, che corrispondono al 3,4% del fatturato mondiale, in ricerca e quindi nell’innovazione. I risultati di questo sforzo sono gli oltre 500 brevetti che sono stati registrati.
Quale situazione ha trovato in L’Oréal Italia quando è stata nominata amministratore delegato all’inizio del 2014? E, dopo due anni, che obiettivi a raggiunto?
Quelli tra il 2009 e il 2013 sono stati anni difficili, caratterizzati dal segno meno. Il mio compito era quello di riportare il segno in positivo. Il 2014 e il 2015 sono stati, invece, gli anni del turnaround: siamo tornati alla crescita del fatturato e degli utili, ma soprattutto delle quote di mercato, che rappresentano il miglior indice della competitività di un'azienda.
Con quali strumenti è riuscita a raggiungere questi risultati?
Per prima cosa abbiamo messo i consumatori al centro delle nostre strategie, in alcuni casi migliorando il rapporto qualità prezzo, in altri lavorando sull'immagine e sulla comunicazione. Poi ci siamo concentrati sulle marche e sui prodotti chiave per non disperdere risorse: abbiamo sospeso cinque brands non performanti e semplificato i nostri assortimenti per investire sui prodotti iconici e sulle innovazioni più importanti. Abbiamo anche semplificato le nostre strutture, i processi e l’organizzazione del lavoro per liberare risorse da reinvestire nella crescita. Così come abbiamo investito in partnership di lungo periodo con i nostri clienti nella grande distribuzione, nella profumeria, nella farmacia e nel canale coiffeur. Infine, attraverso un maggior utilizzo del digitale abbiamo reso più moderno il modo in cui lavoriamo e rinnovato i canali di interazione con i consumatori.
YSL e Garnier, per citare un paio di marchi del gruppo L’Oréal, sono così diversi per storia, valori, segmento e posizionamento sul mercato: come riuscite a comunicare l’identità di ogni brand ma anche l’appartenenza allo stesso gruppo?
Avere un portfolio di brands così diversi e complementari è uno dei nostri punti di forza. Abbiamo 28 marche dal posizionamento molto distintivo e questo ci permette di raggiungere targets estremamente diversi in termini socio-demografici e psico-attitudinali. Per noi fondamentale rappresentare ognuna di queste marche in modo specifico, per aiutare il consumatore a viverla completamente.
Quando ha iniziato a lavorare, dove sognava di arrivare?
Sognavo di ricoprire esattamente la carica che ho oggi. Mi sento fortunata per essere riuscita a realizzare il mio obiettivo professionale.
E tra quindici anni dove si vede?
Oggi sono molto concentrata su quello che sto facendo. È una sfida interessante e avvincente. Non saprei prevedere cosa mi riserverà il futuro, vedremo.
 

di Allegra Gallizia

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