Andrea Gerosa, un bocconiano per tre citta'
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Andrea Gerosa, un bocconiano per tre citta'

LAUREATO IN ECONOMIA AZIENDALE, E' RIUSCITO AD AVVIARE STARTUP IN LUOGHI DIVERSI COME BRUXELLES, GINEVRA E HONG KONG. IL DIFFICILE NON E' APRIRE UNA STARTUP, MA GUADAGNARSI LA FIDUCIA DEI LOCALI

Bruxelles, Ginevra, Hong Kong. Andrea Gerosa, 32 anni e una laurea in economia aziendale alla Bocconi, ha aperto imprese in tre città diverse del mondo. A Bruxelles ha trovato una burocrazia pesante quanto quella italiana, mentre a Hong Kong ha aperto in due ore con un dollaro di spesa. “La fase di startup”, dice, “è ormai standardizzata e relativamente semplice in tutto il mondo. Il difficile può venire dopo”.
 
A Bruxelles Gerosa è vissuto e ha lavorato un anno e mezzo, a cavallo della laurea, nella veste di presidente di Jade, la federazione europea delle junior enterprise di cui fa parte, per la Bocconi, Jeme (Junior enterprise Milano economia), e nel corso della sua permanenza ha potuto apprezzare la diffusione di think-tank di ogni tipo, “salvo”, racconta, “uno dedicato ai problemi dei giovani”. Ha così fondato nel 2007, insieme ad altri due bocconiani jemini, Azzurra Giorgio e Stefano Benini, ThinkYoung. “All’inizio era poco più di un sito nel quale pubblicavamo i nostri articoli sulle problematiche giovanili, ma nel giro di un paio d’anni è diventato un vero e proprio think-tank, che produce ricerche e pubblicazioni per fondazioni, aziende private e organizzazioni internazionali e impiega una ventina di persone”. Oggi ne è il chief thinker, mentre gli altri due cofondatori siedono nel board, senza più avere cariche operative. Nel 2011 Think Young ha aperto un ufficio a Ginevra e nel 2014 a Hong Kong.
Parallelamente allo sviluppo di ThinkYoung, già dal 2009 Gerosa è imprenditorialmente attivo a Ginevra, dove è tra i cofondatori di una società che offre consulenza a chi vuole realizzare residenze per studenti; un sito di intermediazione per l’affitto a breve termine di appartamenti in tutto il mondo e uno spazio di co-working.
 
“Il problema che si deve risolvere quando si avvia un’attività all’estero”, racconta, “è quello del network. A casa ci si può affidare a notai, avvocati, consulenti già conosciuti e che magari ci conoscono, in una città straniera devi partire da zero, costruendo la tua credibilità dalle fondamenta”.
 
Ogni realtà locale fa, poi, storia a sé. Bruxelles è un ambiente internazionale, in cui l’ostacolo più evidente è la burocrazia, mentre Ginevra è molto business friendly, ma ha una forte connotazione svizzera. La fase di costruzione della fiducia è lunga, conoscere la lingua è importante. Da uno straniero ci si aspetta che possa andarsene da un momento all’altro e così è più difficile discutere di lungo periodo. Ma la serietà, la perseveranza e il tempo pagano: dopo qualche anno che si lavora, con un francese migliore e qualche progetto portato a termine tutto diventa più facile”.
 
Hong Kong, infine, miscela le culture cinese e inglese, con una burocrazia leggera, una forte apertura al business di qualsiasi tipo (“appena conclusa la registrazione, la Camera di commercio ci ha dato un preziosissimo database di contatti aziendali utili”) ma, anche qui, la necessità di una forte pazienza per sviluppare le relazioni con i locali. “Dopo, però, ti fanno fare un po’ di tutto. Se ti conoscono, ti affidano anche compiti che hanno solo marginalmente a che fare con la tua specializzazione”.
 
A Gerosa manca ancora un’impresa in Italia. “Non la escludo, anzi ci penso sempre”, dice, “e in passato ho fatto anche alcuni progetti, ma deve capitare la giusta opportunità”.

di Fabio Todesco

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