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Nel mio destino c'era scritto Washington

, di Lorenzo Martini
Alumnus Bocconi, Andrea Salerno ha fatto esperienza in Africa e ora al Fondo monetario internazionale gestisce progetti per l'Asia come l'implementazione di un sistema di supervisione bancaria in Myanmar

Quella di Andrea Salerno, laureatosi in Bocconi al Clapi nel 2006 (ora il corso di laurea si è trasformato nel Master of science in economics and management of government and international organizations, ndr), con Washington se non è amore è certamente un lungo fidanzamento. Più volte, infatti, seguendo l'evolversi della sua carriera internazionale, il nome della capitale Usa ritorna, compreso nell'ultima riga, quella più recente e relativa al suo attuale ruolo all'interno del Fondo monetario internazionale. «Anche negli anni della Bocconi, nonostante il periodo sia stato meraviglioso grazie agli amici, ormai di una vita, incontrati in università e al supporto della famiglia, mi era chiaro che il mio destino professionale non poteva fermarsi a Milano», ricorda Andrea, che oggi vive all'ombra della Casa Bianca con moglie, una bimba piccola e un'altra in arrivo.

«Le idee si sono chiarite meglio durante il corso di studi quando un breve periodo di stage alla Banca interamericana per lo sviluppo (Inter-American Development Bank), mi ha fatto capire che volevo lavorare nel pubblico, all'estero, possibilmente in qualcosa legato allo sviluppo dei paesi emergenti». Arriva così il giorno della laurea ma Andrea quasi non se ne accorge perché già lavora da qualche settimana a Washington, nella stessa banca di quello stage, ma questa volta con un contratto più lungo e stabile. «Ho passato così cinque anni», riassume, «ma dentro di me lavorava un tarlo che mi diceva che, per occuparsi di sviluppo, dovevo conoscere l'Africa. E così, a fine 2011, parto per Tunisi, dove aveva sede la Banca africana per lo sviluppo (African Development Bank)». L'esperienza, però, non è esattamente come Andrea se l'aspettava, e dunque anche le prospettive di crescere ancora sembrano arenarsi in quel contesto. «Forse ero anche impreparato personalmente ad affrontare quell'ambiente ma, lì ho conosciuto la mia futura moglie».

Alla prima occasione, dunque, accetta un nuovo incarico, in Egitto, all'International Finance Corporation (parte della Banca Mondiale), dove resta quasi tre anni prima di ritornare negli Usa, ancora a Washington, questa volta al Fondo monetario internazionale. «Tra i compiti core del fondo c'è quello di gestire gli ingenti fondi per lo sviluppo, circa 250 milioni di dollari all'anno, che si riversano poi nei progetti di assistenza tecnica e formazione sul campo», spiega Andrea. «In questo sistema io gestisco i fondi donati dal Giappone, principalmente a favore dei paesi dell'Asia. Si pensi, per esempio, a che cosa può voler dire implementare un sistema di supervisione bancaria in Myanmar, paese da poco apertosi al mondo. Per fare questo mi accorgo di dovere molto ai miei studi in Bocconi. Quello che da studente mi sembrava un po' il limite, ovvero l'apertura a molti insegnamenti, da legge a relazioni, da lingue a marketing, a discapito di una netta specializzazione, si è rivelato in realtà il punto di forza, e mi è stato molto utile in ogni esperienza per avere una visione complessiva del lavoro in organizzazioni così complesse ed iperspecializzate».

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