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E tempo di rifondazione aziendale

, di Anna Grandori - professore ordinario presso il Dipartimento di management e tecnologia
Democrazia nella governance, contratto costituzionale e piu' res publica nel privato: dopo lo tzunami della crisi e' fondamentale riflettere su come ripensare l'azienda

Nei dibattiti sull'organizzazione economica che la crisi ha suscitato, il ripensamento critico sull'impresa manca di un pensiero rifondante. I rimedi alle distorsioni del comportamento delle imprese che sono sotto gli occhi di tutti hanno due limiti: uno teleologico e volontaristico (obiettivi sociali, valori, principi etici) e uno incrementalista (si aggiungono correttivi - non solo shareholder, ma anche stakeholders; non solo profitto, ma anche responsabilità sociale). Procedendo così, tuttavia, si rischia di costruire strutture ridondanti, pesanti e costose. Un approccio che potrebbe evitare questo proliferare di pratiche, ognuna pensata per riparare una falla, è riprogettare la nave ripartendo da zero: come sono emersi nella storia e nel diritto gli attributi principali dell'impresa e quali funzioni organizzative li giustificano?

➜ Dal rinascimento al novecento
Storicamente, si fa risalire al Rinascimento l'apparizione delle prime compagnie ( la più nota è la Commenda) in grado di associare risorse di diversa natura per dedicarle a progetti rischiosi e incerti (come i grandi viaggi mercantili esplorativi), in cui erano già presenti tratti come i diritti ai risultati residuali in proporzione alle risorse investite.
Ma è nel Novecento che è maturata la teoria economica e giuridica fondante dell'impresa come persona giuridica indipendente e responsabile verso la società esterna, in cui gli investitori sono protetti dalla responsabilità limitata e gli asset investiti sono (per dirla con Hansmann) separati e protetti dagli investitori, dai loro impegni e anche dai loro interessi di parte fornitrice di un solo tipo di input.
Parte del mio lavoro scientifico su organizzazione, contratti e natura dell'impresa negli ultimi anni mi ha condotto alla proposizione che il contratto di società, e più in generale tutti i contratti che associano risorse a tempo indeterminato, sono contratti costituzionali, ad un tempo flessibili e garantisti, che possono essere giustificati come risposta efficiente alla failure dei contratti transazionali in condizioni d'incertezza. L'alternativa (anche logicamente più corretta) ai contratti mercato, non è l'autorità, il potere o il piano; sono contratti di associazione e di società (che possono poi essere internamente organizzate in modo più o meno accentrato).

âžœ tra tabù e diritti
L'argomentazione principale non è tanto che questa nozione dell'impresa è giusta e costituzionale perché è nella legge e nella costituzione esistente (che pur dovrebbe avere un suo peso), quanto il nesso inverso: il diritto esistente trova giustificazioni nella teoria economico-organizzaziva (per cui sarebbe bene non stravolgerlo). Inoltre, l'impresa si può definire un'istituzione costituzionale anche nel senso che, per essere costituita, come ogni società o associazione o condominio, necessita di un contratto costituzionale che regoli un'interazione continuativa.
Parecchie conseguenze discenderebbero da questi pochi fondamenti. Per esempio, nessuno entrerebbe razionalmente in un contratto di società se non fossero garantiti ai soci diritti e regole democratiche nelle presa di decisione; e, in effetti, la costituzione prevede che qualsiasi associazione legalmente riconosciuta debba essere governata democraticamente (salvo essere alquanto disapplicata in quegli articoli). L'uso del termine democrazia in connessione all'impresa sembra essere un tabù, ma si dà il caso che le imprese siano istituzioni democratiche nelle moderne democrazie costituzionali. La progettazione della governance da lì dovrebbe partire, ponendosi il problema di come definire i confini della socìetas e i meccanismi di integrazione tra i potenziali aventi diritto e voce in diversi capitoli, in funzione di variabili ben fondate teoricamente o empiricamente. Che sia utile, dopo una lunga stagione di trasferimento di tecniche aziendali di management nel pubblico, aprire una stagione di trasferimento di metodi di governo di sistemi complessi dalla res publica alle imprese?