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Subprime, più finanza per sopravvivere allo shock

, di Fabio Todesco
In un nuovo libro edito da Egea la diagnosi e la prognosi di Robert Shiller, il professore di Yale che aveva previsto lo scoppio della bolla internet del 2000 e di quella immobiliare odierna

Robert Shiller
Finanza shock
Come uscire dalla crisi dei mutui subprime
con un saggio di Franco Bruni
Egea, 2008
158 pagine, 16 euro

Gli economisti sono accusati di essere bravissimi a razionalizzare il passato, ma incapaci di anticipare il futuro. Non è il caso di Robert Shiller, il professore di Yale che, nel suo Irrational Exuberance aveva previsto, all'inizio del 2000, l'esplosione della bolla internet e, nella seconda edizione del 2005, quella del mercato immobiliare americano. Ora che le sue previsioni si sono avverate torna a cercare di far ragionare lettori e decisori politici con Finanza shock. Come uscire dalla crisi dei mutui subprime (con un saggio di Franco Bruni, Egea, 2008, 158 pagine, 16 euro).

Negli anni Trenta, sostiene Shiller, gli Stati Uniti reagirono alla crisi finanziaria rafforzando il sistema finanziario, l'Europa punendolo e se ne pentì nei decenni successivi. La tesi difesa da Shiller, e che merita di entrare nel dibattito politico, è che la soluzione non consista nel limitare il funzionamento dei mercati finanziari, ma in una loro maggiore diffusione e democratizzazione. In particolare, vanno promossi mercati capaci di coprire i rischi individuali oggi più comuni, dalla svalutazione di un investimento ingente e rischioso come la casa, a quello di un ridimensionamento del reddito (Shiller pensa a future sul mercato immobiliare e a un sistema assicurativo diffuso).

Le fasce a reddito e cultura più bassi dovrebbero essere messe in condizioni di usufruire di una consulenza finanziaria non di parte, mentre la quantità e la qualità dell'informazione finanziaria dovrebbero crescere, con l'istituzione di banche dati che aiutino a comprendere la situazione finanziaria di individui e organizzazioni. I mutui dovrebbero, infine, cambiare volto, includendo meccanismi che adattino le rate alle possibilità di pagamento.

Alla base della crisi, secondo Shiller, c'è ancora una volta un caso di esuberanza irrazionale, con la diffusione dell'ennesima "favola di una nuova era". Gli americani, tra il 1997 e il 2006, si sono convinti che i prezzi delle case fossero destinati a crescere per sempre. Pur di entrare nel mercato si sono sobbarcati mutui sempre più alti e le banche glieli hanno concessi, un po' perché convinte della stessa favola, un po' perché l'innovazione finanziaria consentiva di cartolizzarli e di disseminarne il rischio. Le autorità monetarie non hanno adottato politiche restrittive e le società di rating non hanno declassato i titoli spezzatino perché non volevano essere responsabili della morte della gallina dalle uova d'oro. Ma la salute della gallina, dal 2006 in poi, ha cominciato a deteriorarsi comunque; i prezzi delle case, nel giro di meno di due anni, sono scesi del 15% e molti debitori subprime hanno preferito interrompere il pagamento di un debito che era ormai più alto del valore della casa, facendo implodere il castello di carta.

Come già successo nel 1929, la crisi si è poi trasmessa ad altri settori, assumendo proporzioni sistemiche ed esigendo soluzioni altrettanto comprensive. Ora, sostiene Shiller, necessitano due tipi di interventi. Nel breve periodo sono necessari i salvataggi, per quanto siano moralmente ingiusti ed equivalgano, in definitiva, a "cerotti su una bolla scoppiata". Nel lungo periodo si deve, invece, avere il coraggio di intervenire strutturalmente, con la stessa decisione dimostrata negli anni Trenta, durante i quali, negli Stati Uniti, si sono poste le fondamenta per un più corretto funzionamento dei mercati nei decenni successivi.

Nel saggio finale, Franco Bruni, docente di teoria e politica monetaria alla Bocconi, pone l'accento sull'inefficienza della vigilanza.

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