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Ricchi e poveri e la classe media non c'e' piu'

, di Susanna Della Vedova
La' dove la forbice si fa sempre piu' ampia, la media non conta piu': nel reddito, nel consumo medio pro capite, nel tasso di alfabetizzazione. E questo lo sa bene Tyler Cowen che prosegue, nel suo nuovo libro per Egea, la riflessione sulle diseguaglianze e sul futuro del lavoro disegnando scenari prossimi con cui confrontarsi.

Tyler Cowen, uno dei più influenti economisti degli ultimi dieci anni secondo l'Economist, e inserito nella lista dei Top 100 Global Thinkers dalla rivista Foreign Policy, già autore del best seller The Great Stagnation, prosegue la sua riflessione sulle disuguaglianze e sul futuro del lavoro nel suo nuovo libro La media non conta più. Ipermeritocrazia e futuro del lavoro (Università Bocconi Editore – UBE – 2015; 288 pagg.; 26 euro; 13,99 e-pub), disegnando scenari prossimi con cui inevitabilmente confrontarsi.

Oggi ci sono sempre più persone ricche e sempre più persone povere, con un gap che si va allargando mentre si assottiglia sempre più la fascia media. Anche se calcoliamo ancora indicatori come reddito e consumo medio pro capite, tasso medio di alfabetizzazione, numero medio di laureati ecc, tutte queste medie hanno perso significato.

"Nel nostro futuro ci saranno più ricchi di quanti ce ne siano mai stati" scrive Cowen, "e più poveri e non sapremo come a tutto questo si possa porre fine".

Nelle tre parti in cui è strutturato il libro, l'autore passa dall'ipermeritocrazia all'analisi di cosa si intende per lavoro nuovo, al fatto che l'intuizione non sempre aiuta a trovarne uno, al tracciare una nuova geografia sino a ripensare all'istruzione e al nuovo contratto sociale.

"Le disuguaglianze sono ormai generate dall'ipermeritocrazia" afferma Cowen, "chi dispone di mezzi e capacità di adattarsi ai cambiamenti imposti dalla rivoluzione tecnologica si arricchisce, mentre tutti gli altri, i poveri e la classe media, restano indietro".

Il nostro non è un mondo in cui tutto va bene. E' un mondo in cui essere giovani e non avere un lavoro continua ad essere una cosa spaventosamente comune.

Se nel guardare agli anni 70 molto ci sembra ancora familiare, perché non ci sono state rivoluzioni drastiche che hanno caratterizzato le nostre vite, ora tutto è pronto per cambiare. A breve ci guarderemo alle spalle e vedremo che abbiamo creato due nazioni: una di straordinario successo, attiva nei settori tecnologicamente più dinamici; di là tutti gli altri.

Nel libro Cowen pone anche un occhio alle aree degli Stati Uniti con redditi relativamente stagnanti, per guardare a cosa succede, politicamente parlando, e un altro là dove il movimento Occupay Wall Street esercita un grande fascino sui giovani ben istruiti della classe media superiore dove ha avuto la sua massima forza.

Quindi, che fare? Cowen risponde "Seguire la cosiddetta opzione Donner, campione di scacchi cui fu chiesto quale strategia seguire in una partita contro un computer, che rispose: "porterei un martello"?

Tyler Cowen insegna economia alla George Mason University. Per l'Economist è uno dei più influenti economisti degli ultimi dieci anni mentre la rivista Foreign Policy l'ha inserito nella lista dei Top 100 Global Thinkers. È editorialista del New York Times e scrive sul blog www.marginalrevolution.com

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