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Didattica

Quando la letteratura nasce dalle macerie della guerra

, di Elisa Bazzani
Durante una lezione aperta, lo scrittore Mirza Waheed sposta gli sguardi del pubblico verso il Kashmir

"Sono cresciuto in tempo di guerra. Da giovane ho visto con i miei occhi le persone cedere psicologicamente a causa del conflitto, sia che ne fossero vittime, sia che vi prendessero parte da combattenti. Sono anche stato testimone della distruzione della mia città, Srinagar, che una volta era un luogo bellissimo, idilliaco. Durante un conflitto la brutalità diventa quotidiana. Ci vogliono anni per assimilare un'esperienza del genere, per farsene una ragione." Anni dopo, diventato scrittore, Mirza Waheed ha elaborato il proprio vissuto dando vita a romanzi il cui linguaggio figurativo e sensoriale rende la lettura un'esperienza corporea.

Waheed, scrittore e giornalista residente a Londra, ha condiviso la propria storia e letto brani dei suoi romanzi durante una lezione aperta organizzata dal corso di Cultural mediation (primo anno della magistrale ACME – Arts, culture, media and entertainment), tenuto da Stefano Baia Curioni.

I romanzi di Waheed, entrambi applauditi dalla critica britannica (The Collaborator, 2011, è stato finalista per il Guardian First Book Award e lo Shakti Bhatt Prize, oltre ad essere stato nominato libro dell'anno da numerose testate, mentre The Book of Gold Leaves, 2014, era tra i candidati al Folio Prize), aprono gli occhi dei lettori sul conflitto del Kashmir, spesso dimenticato nonostante continui da decenni. The Collaborator and The Book of Gold Leaves sono disponibili presso la libreria Egea. Da giornalista, Waheed ha scritto per la BBC, il Guardian, Al Jazeera English, il New York Times, Granta e Guernica.

I personaggi al centro della narrativa di Waheed diventano lo specchio della realtà traumatica e violenta della regione, rappresentando così l'anello di congiunzione con il corso di Cultural Mediation, che si divide in due sezioni. La parte storico-teorica, focalizzata sugli studi interculturali, sulle tecniche gestionali dei mercati culturali e teorie sul consumo culturale è volta a sottolineare la delicatezza del rapporto con la cultura, intesa non come entità statica ma come frutto della negoziazione tra autori, attori, artisti, performer e fruitori. A questa si affianca un modulo sul tema della violenza, che sottolinea le responsabilità legate al ruolo del mediatore culturale ed è tenuto da Francesca Recchia, ricercatrice e scrittrice indipendente che ha insegnato in varie zone del mondo e da anni si occupa delle pratiche creative nelle aree di conflitto.