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Da laureandi ad avvocati di successo

, di Susanna Della Vedova
Il team Bocconi nelle prime 20 squadre finaliste al Moot 2008

Una vittoria di squadra. Uno storico risultato quello che hanno raggiunto i 6 studenti Bocconi (cinque laureandi in giurisprudenza e uno, Carlo Maria, al biennio in economia e legislazione per l'impresa), alla quindicesima edizione del MOOT. Silvia Alberighi, Livia Cocca, Michele Curatola, Carlo Maria Gallimberti, Francesco Perillo ed Edoardo Zambeletti sono i ragazzi che dal primo venerdì di ottobre hanno speso tempo, energia, sei mesi di studio e di fatica per partecipare al Willem C. Vis International Commercial Arbitration MOOT, la prestigiosa sfida annuale riservata ai migliori studenti di legge ed entrare nelle prime 20 squadre finaliste. La competizione ha per oggetto una "controversia" in materia di compravendita di beni internazionali che deve essere risolta mediante l'arbitrato. 204 le università partecipanti.

Durante la prima fase, quella scritta, i ragazzi hanno dovuto preparare due Memoranda, uno per il claimant e uno per il respondent (rispettivamente attore e convenuto nella controversia).

"Un difficile compito" racconta Michele, "ci si doveva calare nelle vesti di navigati avvocati professionisti con l'onere di passare al setaccio montagne di documenti allo scopo di trovare cavilli e argomentazioni che potessero essere favorevoli alla parte che di volta in volta si era chiamati a rappresentare". È in questa fase, infatti, che si gettavano le basi per la successiva fase orale. Ciascun Memoranda venne così valutato da avvocati e professori e, sulla base dei punteggi ottenuti, fu redatta una classifica che venne resa nota solo a Vienna durante la cerimonia conclusiva. La seconda fase fu quella orale. "Qui", continua Michele, "si imparava come comportarsi in aula, a convincere un arbitro, a trasformare le argomentazioni della controparte in punti a proprio favore, ad impostare il timbro di voce, a controllare la mimica facciale".

A Vienna arrivarono 5 squadre per girone. Ogni Università si presentò con due avvocati, uno che si occupava della presentazione della parte processuale e l'altro del merito della controversia.

Concluse le arringhe, gli arbitri si riunirono in camera di consiglio dove si accordarono sui voti da dare ad ogni avvocato. "Fu un momento molto importante" dice ancora Michele "poiché è da questi voti che dipendeva la permanenza della squadra nella fase finale. Fu da pelle d'oca!".

Tutte le squadre partecipanti (oltre 2.000 persone) si ritrovarono la sera del quarto giorno nel municipio di Vienna, luogo di straordinaria imponenza e fascino. Assistiti da tre coach, Benedetta Coppo, della Camera Arbitrale di Milano, la prof. Catherine Rogers, dell'Università Bocconi e l'avv. Michelangelo Cicogna, dello studio legale De Berti Jacchia Franchini Forlani, il team Bocconi venne diviso in due gruppi: uno cui fu chiesto di affrontare le questioni relative alla parte processuale e l'altro quelle relative alla materia contrattuale. "Essere una squadra unita" conclude Michele, "confrontarsi su temi assolutamente nuovi e mettere insieme le proprie competenze per farle fruttare al meglio erano le difficoltà principali".

Nel general round di Vienna il team Bocconi si confrontò con le università di Hamline (Università del Minnesota), Indonesia, University College of London e la ben nota Berkeley.

Il secondo verdetto: la Bocconi va avanti, è nelle prime 20!

Notti magiche quelle di Vienna, fino al duro scontro con Harvard, quello che ha infranto ulteriori sogni di gloria. "Il vero successo è stato l'aver visto studenti di Berkeley ed Harvard chieder loro consiglio" sottolinea il prof. Stefano Azzali, docente di diritto dell'arbitrato, "l'aver portato uno di loro, Francesco, ad avere una Menzione d'onore tra i Best oralist, l'aver visto università di tutto il mondo stringer loro la mano, l'esser usciti a testa alta come solo i vincitori sanno fare".