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Lacrosse, quinto scudetto per i Pellicani

, di Davide Ripamonti
Battendo Roma la squadra dell'Universita' si conferma campione d'Italia. Un dominio destinato a durare e un ottimo viatico per la competizione europea in programma a settembre in Belgio

Five in a row, scriverebbero gli americani. Cinque di seguito sono infatti gli scudetti conquistati dalla squadra di lacrosse del Bocconi Sport Team, imbattuta appunto da cinque stagioni in quello che può essere considerato il più americano tra tutti gli sport, visto che furono appunto i Nativi americani a inventarlo, nel XV secolo, in una forma più rudimentale andata via via evolvendosi e codificandosi nello sport attuale, che negli Usa e in Canada, a livello scolastico e anche professionistico, è molto diffuso.

Cinque campionati di seguito sono la testimonianza di un dominio destinato a durare, come spiega Roberto Antonioli, centrocampista, studente iscritto al terzo anno del Biem: "In Bocconi abbiamo creato una realtà in un certo senso unica, c'è curiosità verso uno sport nuovo e verso una squadra così vincente. Per questo ogni anno arrivano nuovi studenti interessati a provare e abbiamo circa 30 tesserati, dei quali 16-17 sempre presenti agli allenamenti. Questo ci consente di prepararci bene e di essere sempre competitivi". Il campionato nazionale si disputa con 5 squadre, per un totale di 8 partite, e i Pellicani si sono aggiudicati lo scudetto con due giornate d'anticipo, alla sesta vittoria consecutiva, sconfiggendo domenica 8 maggio, al Centro sportivo Savorelli, Roma per 16-5. "Sembrano poche partite, ma il lacrosse è uno sport molto fisico, di grandi contatti, più sale il livello e più questo aspetto viene messo in evidenza. E' anche uno sport che valorizza all'estremo il concetto di squadra, soprattutto nella parte difensiva", continua Roberto Antonioli, "un po' come il basket, dove un errore di un singolo necessita dell'adeguamento degli altri. E' anche il suo lato più affascinante".

Intanto il movimento italiano pare in crescita, nuove squadre sorgono un po' ovunque, anche se spesso si limitano a disputare la versione ridotta di questo sport, il campionato "a 7", mentre la versione tradizionale è "a 10". "Il motivo è proprio il numero esiguo di giocatori che c'è ancora in Italia. Trattandosi di uno sport fisico servono cambi frequenti, rotazioni ampie". Adesso per i Pellicani, dopo le ultime due partite di campionato e la pausa estiva, il pensiero si proietta verso la Ken Galluccio Cup, una sorta di Champions League in programma a settembre in Belgio, a Gent, con le 12 migliori squadre del Continente. "Il livello lì è molto alto, le squadre del Nord Europa in particolare sono molto forti, hanno rose ampie e soprattutto una base stabile, sono dei club, non compagini universitarie come noi. L'anno scorso siamo arrivati settimi ma c'è mancato davvero pochissimo per qualificarci alle final four, quest'anno l'obiettivo sarà migliorare".