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SDA Bocconi sottoscrive il protocollo della Giornata del lavoro agile

, di Fabio Todesco
La firma questa mattina a Palazzo Marino. Gli studi del Diversity Management Lab dimostrano quanto sia ancora esiguo il livello di diffusione e adozione di pratiche di lavoro flessibile nelle imprese italiane

La SDA Bocconi School of Management è tra i sottoscrittori del protocollo della seconda Giornata del lavoro agile (25 marzo 2015), l'iniziativa del Piano territoriale degli orari del Comune di Milano che invita aziende ed enti a consentire, almeno per un giorno, ai propri dipendenti di svolgere il proprio lavoro da un luogo diverso dall'usuale postazione d'ufficio.

La firma da parte dei partner (ABI, AIDP, Anci Lombardia, Assolombarda, CGIL Milano, CISL Milano Metropoli, UIL Milano e Lombardia, SDA Bocconi School of Management, Unione Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza, Valore D) ha avuto luogo questa mattina a Palazzo Marino, con la partecipazione degli assessori al Benessere e qualità della vita, Chiara Bisconti, e alle Politiche per il lavoro, sviluppo economico, università e ricerca, Cristina Tajani.

La prima Giornata del lavoro agile, nel 2014, ha visto l'adesione di oltre 100 tra aziende ed enti, permettendo a lavoratori e lavoratrici partecipanti all'iniziativa di risparmiare circa due ore ciascuno; ciò ha prodotto benefici anche sull'ambiente, calcolati in 32 tonnellate circa di anidride carbonica in meno immesse in atmosfera, pari a una riduzione dell'1% dell'inquinamento da traffico stradale a Milano.

"I dati raccolti dal Diversity Management Lab di SDA Bocconi testimoniano l'estrema importanza simbolica e propositiva di iniziative quali la Giornata del Lavoro Agile, data l'ancora esiguo livello di diffusione e adozione di pratiche di lavoro flessibile nelle imprese italiane", ha detto Simona Cuomo, coordinatrice del Diversity Management Lab, che ha firmato il protocollo per SDA Bocconi.

Nell'indagine annuale del Diversity Magement Lab dedicata alle percezioni dei lavoratori italiani sul fronte della gestione della diversità e del bilanciamento vita-privata lavoro, giunta alla sua VI edizione, pochi lavoratori riconoscono forme di flessibilità nella propria azienda e per 6 lavoratori su 10 la flessibilità non verrebbe concordata neppure in casi di richieste specifiche e "ragionevoli".

Di fronte a un ipotetico caso (un neolaureato che rimane in ufficio 16 ore al giorno per attività che si potrebbero svolgere anche da casa e che si decide a chiedere un piano di flessibilità personalizzata che prevede tre giorni di lavoro agile e due di presenza), il 59% dei lavoratori ritiene che nella propria azienda l'home working non verrebbe concesso e solo il 16% pensa che il giovane sarebbe accontentato, con un 25% di incerti.

Quando si chiede ai lavoratori quanto siano diffuse nella loro azienda le forme di flessibilità (in una scala da 1 a 7, in cui una pratica può definirsi consolidata se supera la soglia del 5), le forme del lavoro flessibile basate sulla prestazione e sul raggiungimento degli obiettivi si rivelano quasi sconosciute: il telelavoro raggiunge il punteggio di 2,38 ed il il job sharing il 2,46, la possibilità di lavorare attraverso la tecnologia (dunque con un laptop o un telefono) si attesta a 2,26, la possibilità di accordare con il proprio responsabile orari personalizzati raggiunge il 2,88. Le forme di flessibilità con una diffusione relativamente maggiore – ma ancora insufficiente – sembrano essere quelle più tradizionali: flessibilità di orario in entrata e uscita (4,60) e part-time (4,68).

"Le aziende fanno dunque ancora fatica e tradiscono resistenze di tipo culturale a introdurre il lavoro agile", dice ancora Cuomo. "Le poche pratiche di lavoro flessibile introdotte affrontano il tema della gestione del tempo e dello spazio in un modo indifferenziato e standardizzato; parlare in via esclusiva di part time e flessibilità in entrata ed in uscita ottiene un effetto boomerang perché tali pratiche simbolicamente ribadiscono il valore del tradizionale modello di lavoro, basato sul 'face time' e quindi sulla presenza fissa in ufficio".