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Come brilla la stella di Carolina

DALL'UNIVERSITÀ AI CAMPIONATI EUROPEI DI PATTINAGGIO SU GHIACCIO A SHEFFIELD. CON VISTA SU SOCHI 2014

Alzarsi alle 5, stare sul ghiaccio dalle 6 alle 8 e poi precipitarsi a scuola. Questo a 10 anni, e senza che nessuno ti obblighi a farlo. E’ il prezzo, ma lei lo chiama “passione”, che Carolina Gillespie, giovane stella del pattinaggio artistico italiano in coppia con Luca Demattè, deve pagare per diventare una campionessa. A 18 anni Carolina, stesso nome della più celebre collega Kostner, è iscritta al primo anno del Bachelor of International Economics, Management and Finance dell’Università Bocconi, un impegno particolarmente gravoso per lei che trascorre quasi l’intera giornata ad allenarsi.

“Arrivo al palazzetto verso le 9 e non me ne vado prima delle 16”, racconta Carolina, mamma italiana e papà inglese, tesserata per la Sesto Ice Skate, “tra ginnastica, allenamenti sul ghiaccio e una breve pausa per lo studio e un veloce pranzo”. Così sono tutti i giorni della settimana, senza contare le gare e periodi di allenamento all’estero che la portano in giro per il mondo, esperienza fondamentale per crescere. “Portare avanti l’università è importante per il mio futuro”, spiega, “perché il pattinaggio, una volta terminata la carriera, quasi sempre prima dei 30 anni, non ti apre molte strade. Però è difficile, non riesco a seguire le lezioni e devo organizzarmi per non restare indietro. Per fortuna Luca, che è un po’ più grande di me e studia anche lui economia, mi dà spesso una mano”.
 

Sacrifici e fatiche che si fanno volentieri perché i risultati incominciano ad arrivare, visto che Carolina e Luca, nel 2011, si sono classificati al 10° posto ai Campionati Mondiali Juniores in Corea del Sud, miglior piazzamento italiano di sempre nella specialità, e al 12° ai Campionati Europei nel debutto internazionale da Senior, categoria nella quale Carolina è ora impegnata a tempo pieno. “A breve, il 23 gennaio, inizieranno gli Europei a Sheffield, poi a marzo ci saranno i Mondiali a Nizza, per i quali però non sappiamo ancora se saremo convocati. L’obiettivo a medio termine, come per ogni atleta, sono le Olimpiadi, in particolare quelle di Sochi del 2014”.


Carolina è arrivata al pattinaggio quasi per caso, seguendo a 7 anni due amiche sulla storica pista del Piranesi, a Milano, dove abitava. Due amiche presto rimaste indietro, mentre lei migliorava sempre più e affrontava le prime gare, fino al trasferimento, per motivi familiari, in Inghilterra, dove la passione non si sopisce. “Non ho mai subito pressioni a casa, nessuno mi ha mai forzato. Persino ora, dopo anni di gare, i miei genitori, pur sostenendomi da vicino, non possono certo dirsi esperti di pattinaggio. E’ sempre stata una mia libera scelta, molti atleti che da bambini vengono costretti, poi, una volta raggiunta l’adolescenza, smettono”. In Inghilterra Carolina, in coppia con Daniel Aggiano, disputa le prime gare internazionali mettendo in mostra il proprio talento, ma dopo quattro anni la coppia si separa perché Daniel, dopo il rientro in Italia, deve passare Senior, e quindi comincia la non facile ricerca di un nuovo compagno, trovato nel trentino Luca Demattè, che si trasferisce a Milano. “Pattinare da sola non mi è mai piaciuto, nella coppia provo sensazioni migliori, c’è la motivazione di far parte di una squadra”. 

Con il passaggio a Senior la carriera di Carolina è a una svolta e gli impegni, anche lontano da casa, si moltiplicheranno. E’ questa la strada, obbligata, per inseguire il successo: “Con le prime gare internazionali scopri il tuo vero livello e fai confronti. E’ molto importante pattinare con altre coppie, anche in allenamento, per avere sempre nuovi stimoli. Lo scorso anno siamo stati per un periodo in Canada e mi piacerebbe tornarci”. Il prossimo appuntamento è però con la sua seconda casa, l’Inghilterra, “dove in futuro vorrei andare a vivere, anche se per il pattinaggio è meglio l’Italia. A Sheffield puntiamo a ripetere il risultato dello scorso anno, poi si vedrà. Per i pensieri mondiali e olimpici c’è ancora tempo”.

 



di Davide Ripamonti

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