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Felici e sfruttati. Capitalismo digitale ed eclissi del lavoro

UN LIBRO NATO SULL'ONDA DI DUE EMOZIONI FORTI: INDIGNAZIONE E IRRITAZIONE. SCRITTO DA CARLO FORMENTI CON UN LINGUAGGIO SARCASTICO, DIRETTO ASSERTIVO TIPICO DELLA POLEMICA IDEOLOGICA. UN LIBRO CHE SEGNA UNA ULTERIORE EVOLUZIONE IN SENSO PESSIMISTICO DEL GIUDIZIO SUL POTENZIALE RIVOLUZIONARIO DELLA RETE

Carlo Formenti
Felici e sfruttati. Capitalismo digitale ed eclissi del lavoro”
Egea 2011, 156 pagg., 18 euro
Molti guru giurano che il capitalismo stia per lasciare il campo a un nuovo modo di produrre, a una società in cui mezzi di produzione e chance di arricchimento saranno ampiamente ridistribuiti, mentre le vecchie gerarchie lasceranno il campo ai network orizzontali di produttori-consumatori. Ma se osserviamo la realtà vediamo un altro panorama: crollo dei redditi e dei livelli occupazionali di classi medie e lavoratori della conoscenza, concentrazioni monopolistiche, inasprimento delle leggi sulla proprietà intellettuale, balcanizzazione del Web - ridotto a un arcipelago di riserve di caccia aziendali.

Carlo Formenti in “Felici e sfruttati. Capitalismo digitale ed eclissi del lavoro” (Egea 2011, 156 pagg., 18 euro),  presenta una tesi radicale: Internet non ha “ammorbidito” il capitalismo; ne ha al contrario esaltato la capacità di cavalcare l’innovazione per sfruttare la creatività e il lavoro umani. Per i (falsi) profeti della rivoluzione digitale l’obiettivo è allevare una generazione di lavoratori della conoscenza flessibili, disciplinati e convinti di vivere nel migliore dei mondi possibili. Felici e sfruttati. Con l’avallo anche di una sinistra che teme di prestare il fianco ad accuse di nostalgie classiste.
 
“Il libro” dice Formenti, “è nato sull’onda di due emozioni forti: indignazione e irritazione”. Contro chi e che cosa? Indignazione per le apologie di un’economia del gratuito che gratuita non è; per il cinismo dei teorici che esaltano la rapidità e intelligenza con cui le dot.com hanno imparato a sfruttare il lavoro non retribuito di milioni di persone; per l’esaltazione dei principi del libero mercato. Irritazione per il ritardo al pentimento di certi esponenti di punta della rivoluzione digitale; degli utopisti in buona fede del web; dei nostalgici della cultura hacker.
 
Così con questo libro l’autore segna una ulteriore evoluzione in senso pessimistico del giudizio sul potenziale rivoluzionario della rete. “Non rinnego” dice comunque Formenti “le speranze rivoluzionarie nutrite in passato, mentre a chi ancora le accarezza rimprovero di chiudere gli occhi di fronte all’ineludibile realtà dei fatti”.
 
Carlo Formenti è ricercatore e professore aggregato di Teoria e tecnica dei nuovi media all’Università del Salento. Collabora con il Corriere della Sera e ha pubblicato diversi saggi su economia, società e politica nell’era di Internet, fra cui Incantati dalla rete (Milano 2000), Mercanti di futuro (Torino 2002) e Cybersoviet (Milano 2008).

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di Susanna Della Vedova

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