OPINIONI |

Fatto l'e-book, facciamo i libri

EDITORIA. IL PRIMO VERO CAMBIAMENTO DOPO CINQUE SECOLI

di Paola Dubini, direttore del Centro art, science and knowledge (Ask) della Bocconi

Rispetto ad altre filiere, quella editoriale libraria si trasforma lentamente: la tecnologia precedente e ancora oggi dominante ha consolidato in circa cinque secoli un supporto estremamente versatile per almeno tre tipi di fruizione che oggi sono possibili con device specializzati: quella rilassata, tipica dei libri di varia, quella in mobilità (ad esempio durante un viaggio), quella interattiva, tipica della ricerca e dell’approfondimento.

La diffusione di supporti progressivamente più funzionali, specializzati per ciascuna funzione e complementari fra loro, apre possibilità di accesso ai contenuti ed esperienze di lettura indubbiamente più ricchi e stimolanti ed è destinata a rendere sempre più debole il vantaggio competitivo del supporto cartaceo. Se fino a oggi ero scettica sulle possibilità degli e-book (qualunque cosa significasse il termine) di rappresentare un genuino elemento di discontinuità rispetto al passato, oggi quattro fattori mi portano a pensare che sia giunto il momento del cambio di traiettoria: l’emergere di standard di pubblicazione ‘neutri’ rende possibile per l’editore immaginare un trattamento dei testi che permetta la declinazione su diversi supporti; le trasformazioni in atto nella filiera dei quotidiani e l’avvio dei processi di digitalizzazione della scuola rappresentano agenti di cambiamento economicamente e socialmente ben più potenti dei libri e spingono aziende e consumatori a cavalcare il cambiamento; la diffusione di reader dedicati e quindi di cataloghi di titoli creano l’opportunità di mercato, l’occasione perché diversi attori modifichino i propri comportamenti nella stessa direzione e permettano quindi un nuovo allineamento della filiera lungo una direzione di sviluppo diversa rispetto al passato.
 
Anche così, però, potrebbe non bastare: di sicuro, l’iPad è destinato a essere il prodotto cool del Natale 2010, e gli editori lo sanno bene, tant’è che si sono affrettati ad annunciare per l’autunno cataloghi di titoli e-book; però quasi metà della popolazione in grado di leggere in Italia non legge nemmeno un libro l’anno (esclusi i libri di scuola) e metà di quelli che leggono, ne ‘consuma’ da uno a tre: non abbastanza da giustificare l’acquisto di un device dedicato per la lettura ‘rilassata’ e per di più ad oggi costoso e non superiore, semmai complementare nelle sue funzionalità, rispetto alla carta.
 
Creato il contesto, ora bisogna creare i libri nuovi, prodotti pensati fin dall’inizio per una genuina fruizione multimediale e non come testi su carta cui aggiungere “appendici” più o meno curate su siti companion o su supporti vari. Uno dei grossi pregi dei reader rispetto al pc è di ridare dignità al testo, di rendere nuovamente piacevole la lettura. Se però il pregio degli e-book per un forte lettore deve essere solo il fatto di avere in un device tanti titoli e di non dover viaggiare con una valigia di carta, tutto sommato non credo cambierà molto. Se invece pensiamo alle infinite possibilità di arricchire di servizi una guida turistica o di inserire l’esperienza di visita a una mostra in un gioco di sponda fra l’opera, l’audioguida, il catalogo, l’e-book apre le porte a un futuro entusiasmante di innovazione e di allargamento del mercato.
Alcuni dei testi scolastici di nuova concezione, declinati per modalità didattiche in aula, a distanza, su carta e su digitale sono operazioni editoriali e didattiche straordinarie, in grado di stimolare la curiosità del Lucignolo più incallito e di aiutare nel suo lavoro l’insegnante più affaticato. I servizi pensati per la (auto)verifica dell’apprendimento rappresentano genuini passi avanti nel miglioramento dei processi didattici. Ci vorrà certo tempo per avere opere che sfruttino le molte opportunità offerte dai nuovi supporti, ma credo che i tempi siano maturi per immaginare un’economia del libro diversa dall’attuale. Amazon ed Apple hanno fatto la loro. La parola ora passa agli editori. O a Google.

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