OPINIONI |

L'altruismo del risparmio

OLTRE LA CRISI. RIFLESSIONI SUL FINANZIAMENTO DEI CONSUMI E DEGLI INVESTIMENTI

di Brunella Bruno, ricercatrice di economia degli intermediari finanziari alla Bocconi

Il tema del risparmio, che è reddito non consumato, ha riacquisito una notevole attualità subito dopo la recente crisi, della quale non a caso ha sofferto di più proprio chi (individui, aziende, nazioni) disponeva di meno risparmio. La favola della cicala e della formica lo insegna: è nel rigido inverno che la cicala imprevidente si trova senza rifugio e senza cibo.

Nell’ultima relazione, la Banca d’Italia riporta il dato del risparmio (o saldo) finanziario delle famiglie italiane che a fine 2008 è pari al 2,8% del pil, mentre tre anni prima ammontava al 4,5% del prodotto nazionale. Analogamente, la capacità di risparmiare (e di autofinanziarsi) delle imprese nazionali si è ridotta e, pur in presenza di un forte calo degli investimenti, il fabbisogno di indebitamento delle nostre aziende è salito al 3,6% del pil (era il 2,1% a fine 2005). Nei rispettivi rapporti della primavera del 2009, nell’individuare le cause della crisi a livello macroeconomico, la Bank for international settlements e la Financial services authority segnalano l’esistenza di squilibri globali identificabili in un differenziale di capacità di risparmio tra le economie emergenti (in primis la Cina) e le economie capitaliste (in primis gli Usa). Questo macro squilibrio a livello di tassi di risparmio si è quindi tradotto in movimenti di flussi di capitale dai paesi emergenti verso le capital rich-industrial economies e conseguentemente in un eccesso di deficit corrente di queste ultime. Tutto ciò, combinato con bassi tassi d’interesse, ha poi innescato un’espansione creditizia a cui hanno avuto accesso anche consistenti fette di popolazione a basso reddito (e ridotta o nulla capacità di risparmio). È così che il credito si è sostituito al risparmio per l’acquisto di abitazioni e per il finanziamento dei beni di consumo.
 
Come si diceva, è con la crisi che la valenza del risparmio ha trovato nuovo vigore. Fino a qualche anno fa l’imperativo, anche in economie relativamente parsimoniose come l’Italia, era quello del consumo. Persino durante la crisi i governi si sono prodigati a mettere in luce l’importanza del consumo per sostenere la domanda interna. E ancora oggi c’è chi guarda con perplessità alle economie (come la Germania) che difendono la propria scelta di risparmiare e rifiutano di sostituirsi agli Usa come motore della domanda nel mondo.
 
Quasi che il risparmio fosse sinonimo di un modello economico chiuso ed egoistico e il consumo, al contrario, segnale d’impulsi altruistici e di progresso. Allora forse è bene richiamare il significato economico e sociale del risparmio ripartendo dall’art. 47 della nostra Costituzione: “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio …; disciplina … l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”. Il commento viene da sé. In una società come la nostra in cui la parte non spesa dei redditi incassati viene tipicamente riversata nel sistema finanziario e da qui automaticamente reinvestita sotto forma di credito all’economia, il risparmio individuale raggiunge il massimo del suo significato sociale.
 
Anche per questo quella del risparmio è una decisione che ha in sé qualcosa di naturalmente morale. Il risparmio è moderazione, pensiero dedicato alle persone care di cui ci facciamo carico, attenzione per il futuro che è paura di tempi peggiori e voglia di tempi migliori. Ma non è solo in vista degli inverni più rigidi che è bene risparmiare. La valenza sociale del risparmio sta nel fatto che mentre risparmiamo, non solo pensiamo a noi e alle nostre famiglie, ma anche, seppur inconsciamente, ad altri diversi da noi (altre famiglie, imprese) i cui consumi e i cui investimenti odierni finanziamo con il nostro risparmio. Nella prima lezione del corso di economia degli intermediari finanziari si insegna che il risparmio è meritevole di tutela perché è con esso che si alimenta il canale del credito e la crescita dell’economia. Il risparmio finanziario non ha dunque in sé niente di egoistico, ma diventa senso del futuro e segnale di cura di sé e degli altri, della propria famiglia e della propria nazione.

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